Quando mi chiedono consigli di scrittura mi viene da domandarmi se farebbero la stessa cosa con un pittore o uno scultore. Esistono consigli di scultura o di pittura? Piccoli segreti per trasformare una crosta informe in un capolavoro?
Dopo quasi vent’anni nell’editoria ho la certezza che in tantissimi non si rendano conto che la scrittura è una forma d’arte e come tale dovrebbe essere approcciata, e considerata. Scrivere un romanzo pensando che sia solo un hobby non è sbagliato, anzi, ma se si vuole fare un passo verso una pubblicazione seria è necessario cambiare approccio.
Soprattutto rispettare la scrittura e non credere che basti qualche banale consiglio da discount preso sui social per rendere un pessimo romanzo un futuro bestseller! Se è il tuo primo testo, è sicuro che non andrà bene per grandi editori (o per importanti agenzie letterarie), e forse anche per un piccolo.
Sarò io troppo stronzo (è vero), ma il problema è che tu non conosci le basi di un’arte. Ti approcceresti allo stesso modo alla pittura sicuro che il tuo “quadro” verrà esposto in una famosa galleria?
Se la tua risposta è sì, forse dovresti continuare a cercare – su altri siti – i segreti di scrittura o altre stupidaggini simili. In caso contrario, invece, sei sulla strada giusta per metterti in gioco e imparare a scrivere un romanzo.
Cosa chiedono i “fenomeni”
In tanti anni di lavoro nell’editoria, la maggior parte degli autori in erba vogliono sapere solo:
- come farsi pubblicare un libro da Mondadori,
- quanto guadagna uno scrittore,
- come scegliere tra le varie agenzie letterarie,
- se pagare per pubblicare è giusto o
- come partecipare ai concorsi letterari.
Non sono quesiti inutili, però molti che vogliono pubblicare un romanzo dovrebbero, prima di ogni altra cosa, imparare a scrivere!
E lo si può fare leggendo molto, facendo esercizi di scrittura creativa, scrivendo storie e confrontandosi con chi conosce il mestiere (almeno in teoria). Invece si crede di essere già dei grandi scrittori incompresi e che, per arrivare a una grande CE, sia necessario avere contatti.
Chiedono scorciatoie, senza rendersi conto che non esistono. Certo, se sei amico dell’editor di una grande casa editrice sarai valutato in tempi brevi, ma nulla di più. Se hai scritto un testo orribile, verrai scartato.
Valutazione manoscritti
Un esempio molto indicativo riguarda la valutazione di manoscritti (che noi facciamo gratuita), in cui chiediamo l’invio di 20 pagine + sinossi (tutto in word). Alcuni, dopo che abbiamo investito tempo per leggere il loro lavoro, per poi rispondergli mettendo in evidenza le molte criticità, anziché ringraziare alzano una polemica.
Posso accettare il non essere d’accordo sulle nostre valutazioni, in fondo siamo i primi a dire di poterci sbagliare. Ciò che infastidisce è la convinzione di costoro che sostengono non ci bastino 20 cartelle editoriali, ma che dovremmo leggere l’intero il romanzo per renderci conto del valore della loro opera!
A dire la verità, a una persona esperta, sono sufficienti 1-2 pagine per capire se ha di fronte un romanzo valido o meno. Eppure, il neofita che per la prima volta scrive qualcosa, non ascolta i consigli e le valutazioni di chi fa questo mestiere da molti anni.
Consigli di scrittura sì o no?
Un conto è chiedere consigli di scrittura con l’idea di non saper scrivere e di volerlo imparare, altro è chiedere consigli di scrittura convinti che esitano piccoli segreti – banali e tutto sommato semplici – che renderanno perfetto un ottimo romanzo.
Troppo spesso non si vuole imparare, specialmente in ambito letterario, si ha troppa presunzione e poca sana umiltà per accettare i consigli di scrittura che il più delle volte stravolgono l’intero testo.
Mi capita di valutare romanzi ben scritti, dal punto di vista dell’italiano, ma che sono dei lunghi pistolotti strapieni di infodump e didascalie. In questi casi non basta un “segreto di scrittura” facile da applicare, ma si deve stravolgere l’intero romanzo!
Se credi che l’unica cosa che serva al tuo romanzo sia un agente cazzuto o qualche contatto sottobanco per avere una via di valutazione preferenziale con un grande editore, allora sei nel posto sbagliato.
Al contrario, se vuoi imparare e soprattutto metterti in gioco, continua la lettura. Il nostro primo consiglio è di prendere i “consigli di scrittura” di PennaRigata (e di chiunque altro) cum grano salis.
Show don’t tell, ma parla come mangi!
Ormai è il mantra della scrittura creativa: mostra, non raccontare (Show don’t tell, appunto).
Significa che non si dovrebbe raccontare per filo e per segno, ad esempio, come si sente una persona. Invece andrebbe “mostrato” attraverso azioni, immagini e dialoghi.
Facciamo un esempio per capirci meglio.
Anna era felice.
Potrebbe sembrare una frase giusta per un romanzo, ma ne siamo proprio sicuri? Il lettore avrà “l’onere” di immaginare le reazioni e le azioni di Anna: come lei mostra la sua felicità. Si tratta di un modo di scrivere che non è adatto, in linea di massima, per le storie.
Invece, si dovrebbe provare a mostrare le emozioni di Anna attraverso azioni con cui il lettore capirà cosa lei prova.
Anna spalancò gli occhi e un sorriso le comparve sul volto.
Basta davvero poco per mostrare anziché fare la lista della spesa delle emozioni. Si può fare lo stesso discorso per la rabbia: “Mario strinse i pugni” oppure “Mario serrò la mascella”.
Studia il linguaggio del corpo
Se vuoi scrivere romanzi o storie devi conoscere i segreti del linguaggio del corpo. Consiglio di studiare i testi del più noto esperto, Paul Ekman, da cui è stata tratta la serie televisiva Lie to me.
Il nostro corpo invia migliaia di segnali, per non parlare delle micro espressioni facciali che comunicano più di tante parole. Un bravo scrittore le la sa usare nel momento opportuno, ma senza esagerare.
Alzare gli occhi al cielo è un messaggio paraverbale che tutti quanti conoscono, allora perché non inserirlo in un testo piuttosto che spiegare come si sente quel determinato personaggio?
Come manifestiamo la paura? E la rabbia? E il disgusto? Saperlo ti permetterà di far vivere al lettore le stesse emozione provate dal protagonista (o antagonista), senza doverle spiegare con una didascalia. Quando sei immerso in una bella storia, ti è mai capitato di “mimare” qualcosa appena letta?
Un personaggio che:
- si massaggia il collo,
- abbassa lo sguardo,
- si gratta il mento.
Ha un impatto maggiore di una spiegazione del tipo:
- era nervoso.
- Si sentiva in imbarazzo.
- Aveva un dubbio.
Sono le stesse cose eppure hanno meno forza evocativa.
Studia il linguaggio del corpo, esistono tantissimi testi in cui vengono elencati e spiegati tutti questi gesti. Se vuoi diventare uno scrittore, non puoi non conoscerli.
Era una notte buia e tempestosa
Uno dei peggiori incipit di un romanzo è il noto e altrettanto abusato (in varie forme) “Era una notte buia e tempestosa”.
La maggior parte degli incipit degli aspiranti autori è il meteo. Non so per quale ragione ma sembra che la cosa più importante in qualsiasi storia narrata debba essere il clima: piove, c’è il sole, nevica o fa freddo!
Circa il 90% dei testi che leggiamo iniziano proprio con una descrizione, spesso molto dettagliata, della condizione climatica. Prima di tutto al lettore non gliene importa nulla, si dovrebbe fare sempre riferimento allo “show don’t tell” appena visto.
Vediamo un esempio di incipit meteorologico:
Faceva freddo, presto avrebbe nevicato.
Se proprio vuoi parlare del clima perché ritieni che sia essenziale per il proseguo della storia, almeno mostralo:
Manuel si strinse nel cappotto e imprecò, aveva sempre odiato la neve.
Nel secondo caso, attraverso semplici gesti di Manuel si trasmettono delle sensazioni e delle emozioni. Il primo caso, invece, è una didascalia buttata lì che non ha alcuna forza narrativa.
Consigli di scrittura: evita i luoghi comuni
L’incipit meteorologico appena visto ha anche il gravissimo difetto di essere un modo di dire comune e abusato, oltre che particolarmente brutto!
Umberto Eco, nei suoi consigli di scrittura, diceva:
Evita le frasi fatte: è minestra riscaldata.
Lo so che l’occasione fa l’uomo ladro, ma meglio non rubare a piene mani dai luoghi comuni. Se inserisci uno di questi pericolosi modi di dire, fermati e prova invece a scrivere qualcosa di più personale e, spesso, anche più preciso.
Allo stesso tempo, molti autori, per mostrare al lettore quanto sono acculturati, inseriscono una sequela indegna di citazioni che neanche un biografo di Oscar Wilde!
Se non è farina del tuo sacco, significa che la stai rubando!
Anche se non lo abbiamo ancora detto: leggi, per la miseria!
In un recente articolo abbiamo parlato del perché leggere faccia bene e quali sono i benefici che offre, soprattutto a livello mentale e psicologico.
Per migliorare la propria scrittura è essenziale divorare almeno un paio di libri al mese. Per un bibliomane potrebbero sembrare pochi, ma in generale è un buon numero che permette al cervello di essere attivo e di migliorare.
Non c’è un numero minimo, però se vuoi scrivere dovrai sforzarti a leggere anche testi differenti dalle tue abitudini per aprire la mente e imparare le tecniche tipiche di altri generi. Ricordo che, di media, ogni italiano legge poco meno di un libro l’anno…
Consigli di scrittura: meno è meglio (cit.)
Il lavoro di un editor è fatto di tanti aspetti, il più importante è la capacità di sintesi che gli permette di sfrondare un testo di orpelli inutili, lungaggini esasperanti, noiose digressioni filosofiche, infodump e altre robe che piacciono solo all’autore.
Prova a rileggere un tuo testo con occhio critico, provando a valutare se alcuni passaggi sono davvero così essenziali o se quegli avverbi e aggettivi dimostrativi a pioggia che hai inserito danno qualcosa alla storia.
Di solito basta levarli e controllare se la frase ha la stessa forza. Nella maggior parte dei casi è così. Purtroppo siamo stati educati “all’aggettivo a tutti i costi” perché così si scrive!
Poteva andare bene quarant’anni fa per i pensierini a scuola, se hai intenzione di scrivere un romanzo meno parole utilizzi per mostrare qualcosa, e meglio è.
Studia, di tutto e di più
Lo scrittore deve avere una grande cultura, ne sono certo. Ma non per scrivere lunghi pistolotti pseudo intellettuali che servono solo a celebrare la sua vasta sapienza! L’ego deve essere messo da parte.
Sapere tante cose, anche adesso che abbiamo l’onnisciente Google e i correttori automatici dei programmi di scrittura, rende il testo migliore. Come?
Ciò che tu sai, ma che non inserisci solo per farne sfoggio, permea l’intero manoscritto dandogli spessore e profondità, anche se non te ne rendi conto. Non serve sforzarsi di aggiungere una nozione, perché risulterebbe didascalico.
Al contrario, un romanzo si arricchisce autonomamente prendendo dal tuo sapere. Eco, o anche Camilleri, erano persone di una cultura sterminata eppure, se si leggono le loro opere, non si trova in nessuna loro pagina la nozioncina messa per fare i fenomeni.
E se loro non lo facevano, lo dobbiamo fare noi?
Consigli di scrittura: l’editing
L’ultimo dei nostri consigli di scrittura è, a nostro avviso, essenziale: farsi aiutare da un esperto di settore. Non si dovrebbe avere la presunzione di aver scritto un testo pronto per la stampa, perché non accade neanche con i romanzi dei più grandi scrittori.
Tutti si fanno editare. L’editing serve a migliorare la storia, non a cambiarla. Avere due occhi esterni in grado di scovare problemi, incongruenze, criticità ed errori di struttura è qualcosa di necessario per poter solo pensare di essere presi in considerazione da un editore o dalle agenzie letterarie più importanti.
Un editor serio di darà costantemente consigli di scrittura, ti martellerà ogni volta che ti manderà una parte editata mostrandoti, sulla pagina, cosa sbagli. Non saranno piccoli segreti astratti, come quelli che si trovano nelle inutili schede di valutazione, ma vere e proprie correzioni.
Noi lavoriamo in questo modo, confrontandoci almeno una volta a settimana con l’autore per spiegargli dove ha sbagliato e come risolvere, in concreto, determinate criticità. Non basta un consiglio buttato lì, serve un costante lavoro sulla pagina (non mi stancherò mai di ripeterlo) e un confronto mirato a far crescere l’autore e a migliorare il suo romanzo.
Per qualsiasi domanda, chiarimento o informazione, su tutoring o editing, puoi scriverci a:
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