L’infodump uccide i romanzi, trasforma qualcosa di buono in un polpettone predigerito e noioso. Se vuoi scrivere “bene”, o almeno provarci, dovrai evitare le “informazioni spazzatura” quasi quanto eviti di rivedere alcuni parenti!
Non sono cattivi – quei parenti – eppure la loro presenza ti disturba a tal punto che vorresti fuggire, o lanciarli dal balcone, e non riesci a spiegarne precisamente la ragione.
Gli infodump sono proprio così, rovinano il tuo romanzo che hai scritto con amore e dedizione, eppure scovarli e cancellarli è difficilissimo. Da cosa dipende?
Di sicuro dal fatto, banale, che molti neanche sanno che esistono e, di conseguenza, non sanno individuarli. Il vero problema, a mio avviso, è che troppi autori usano l’infodump per una serie di ragioni, ma diciamo che le principali sono:
- pigrizia,
- incapacità.
Hai presente quando, all’inizio di un libro, c’è una lunga spiegazione del dove, del quando e del perché? Ecco, quello è un mega infodump, molto comodo per l’autore poiché gli dà la possibilità di mettere le carte in tavola senza alcuno sforzo. È un autore pigro o incapace? Di solito è solo ignorante, l’errore più grave, di solito, lo commette l’editor perché dovrebbe individuare le informazioni spazzatura e cassarle con la cattiveria di un censore.
In questo articolo, che consiglio di leggere a chiunque voglia intraprendere la carriera dello scrittore, proveremo a fare luce sull’infodump nel modo più chiaro possibile. In questo modo, se il tuo editor non è preparatissimo, sarai tu a correggerti rendendo il tuo romanzo sicuramente più scorrevole ed emozionante.
Definizione di infodump
Infodump: informazioni, confuse e pretestuose, messe lì dall’autore per spiegare qualcosa che non è stato in grado di mostrare. Infatti, quando si commette questo errore, viene meno, nella maggior parte dei casi, anche l’assunto “show don’t tell“.
Molti autori tendono a voler spiegare ogni cosa, fare didascalie per specificare situazioni che non sono in grado di raccontare attraverso la semplice narrazione. Così, nel momento del bisogno, mettono lo “spiegone” per essere sicuri che tutto sia chiaro.
A peggiorare i casi è l’uso inappropriato e abusato della voce narrante (in questo caso onnisciente), che per qualche motivo finisce per descrivere un evento utile per la storia. È un espediente narrativo errato.
Quando si può usare l’infodump?
Alcuni sostengono che si possa inserire nella:
Personalmente non credo sia una buona idea poiché si rompe comunque il patto lettore/autore, una sorta di premessa tra parentesi che lo scrittore si concede per qualche ragione di comodo.
Giusto per indicarlo da subito: l’infodump è un errore, sempre. Come tale deve essere evitato e, in caso si vogliano inserire specifiche informazioni, si deve trovare un modo più elegante, come un dialogo, facendo attenzione a non cascare, al contrario, nel didascalico.
Perché si inseriscono?
Quando si inizia a scrivere si ha spesso il timore di non dare tutte le informazioni necessarie, così si farciscono le pagine di infodump (informazioni spazzatura), che uccidono il romanzo.
Dei tanti manoscritti che leggo ogni mese, quello dell’infodump è senza dubbio il più diffuso. Ciò dipende da varie ragioni come:
- Insicurezza. L’autore crede di non aver mostrato qualcosa, quindi usa uno “spiegone” per essere sicuro che tutto sia chiaro.
- Lo scrittore vuole troppa chiarezza, senza sapere che i testi migliori lasciano al lettore un certo spazio di manovra.
- Incapacità nell’inserire tali informazioni in maniera elegante e fluida nel romanzo (es. in un bel dialogo).
- Pigrizia. Risulta molto più facile sbattere sulla pagina le istruzioni d’uso della storia, piuttosto che farle capire al lettore attraverso le azioni e parole dei personaggi.
Stiamo parlando di romanzi, quindi un genere ben definito in cui le nozioni riguardanti la storia non devono essere buttate tra le pagine, ma raccontate e mostrate attraverso gli occhi dei personaggi.
A volte servono, altre no…
L’infodump è una vera e propria tecnica di scrittura nella quale si propongono le informazioni con la massima chiarezza espositiva, in modo tecnico. Tipicamente viene usata su manuali scientifici, per le biografie, manuali medici o in tutti quei testi in cui si deve dire subito cosa e quando.
Ci sono casi, rarissimi a dire il vero, in cui è concesso allo scrittore di metterne uno (in un’intera storia ci può stare), ma più per un discorso di semplicità per l’autore, è un po’ una scorciatoia quando vuoi dare determinate informazioni ma non hai idea di come farlo!
Capita anche ai grandissimi, non è grave, ma deve essere una scelta fatta coscientemente e solo se si è bloccati. Ribadisco che sarebbe meglio evitare!
Infodump o informazione?
Le informazioni in un romanzo sono essenziali, senza di quelle ci troveremmo a leggere un testo delirante e incomprensibile, ma qual è la differenza tra Infodump e informazione?
Non si può essere categorici, alcune frasi sono informazioni per altri infodump, personalmente credo che sia complicato dare un decalogo con indicazioni insindacabili (che sarebbe, in un romanzo, un infodump).
Ecco un primo possibile parametro: l’oggettività eccessiva. Se una nozione è data da un personaggio, in modo diretto o indiretto, oppure viene fatta una descrizione perché lui la vede, allora siamo di fronte a una informazione funzionale al testo.
Al contrario se buttiamo una descrizione, tipici sono gli incipit, così neutra senza che nessuno “veda” o “senta” allora stiamo dando un infodump.
Show, don’t tell
La bellezza della scrittura creativa sta nella forza delle parole che danno vita a un racconto, una storia, mostrando al lettore gli accadimenti che si desidera narrare. Se gli dici cosa accade, uccidi l’emozione.
Un conto è scrivere: Faceva molto caldo.
Tutt’altro invece: Giovanni sudava nel suo vestito elegante.
Come vedi sono due frasi molto semplici, senza orpelli di sorta, eppure la seconda ti trasporta in qualcosa di più profondo, in una storia. Ti obbliga a porti delle domande:
- Perché sudava? Probabilmente per il caldo, ma potrebbe essere anche solo agitato.
- Fa caldo perché è estate?
- Per quale ragione dovrebbe essere agitato?
- Indossa un vestito elegante, forse ha caldo per quello?
- Oppure è un incontro importante, ecco perché indossa un vestito?
- …e tante altre domande.
Come si vede un infodump è subdolo, non è per forza un paragrafo fatto di nozioni messe lì per spiegare qualcosa.
Se all’interno di un romanzo si eliminano anche i mini-infodump e si scrive mostrando, non dicendo, l’intero testo ne gioverà aumentando il coinvolgimento del lettore.
Ciò non toglie che, anche la prima frase, in un altro contesto o attraverso un personaggio potrebbe andare bene. In molti casi il confine non è così netto come si crede.
Le varie tipologie di infodump
Non è possibile individuarli e catalogarli come fossero patologie, virus e batteri che attaccano il sistema-romanzo pronti a dargli il colpo di grazia. Possiamo tentare di dare una visione di massima dividendoli in macro-aree per semplicità espositiva e di comprensione.
Potremmo così indicarli:
- Infodump nelle descrizioni (sono quelli che odio di più).
- Infodump sui personaggi.
- E infine gli infodump più difficili da vedere e cassare, quelli nei dialoghi.
Per cui, durante la rilettura del manoscritto, è utile tenerli a menti e ogni volta in cui ti imbatti in un dialogo, sapendo già che è una parte fortemente a rischio.
1. Infodump nelle descrizioni
Questa tipologia, oltre ad essere davvero fastidiosa, indica una caratteristica fondamentale di chi scrive: che non può fare lo scrittore.
Per cui, se inizi il tuo romanzo con un gigantesco infodump nel quale descrivi la “Sacra Città di Hamud, le sue torri bianche e le mura maestose che sfiorano il cielo” già mi hai annoiato e hai commesso un errore: un infodump biblico.
Molti penseranno che invece sia bello e utile mostrare mostrare subito al lettore l’ambientazione per immergerlo nelle esotiche meraviglie del mondo fantasy minuziosamente costruito! Il problema è che non stai mostrando, ma raccontando (show dont’ tell).
Mostrare ha come “conditio sine qua non” un punto di vista, una prospettiva, quindi un personaggio!
Non si può raccontare com’è fatta la città, è come scattare una banale foto e mostrarla.
Il vero romanziere trasporta il lettore all’interno della storia e non usa foto, ma emozioni e scene vive per trasmettere le informazioni che lui vuole far arrivare.
Invece di descrivere minuziosamente il panorama si deve trovare una prospettiva, che potrebbe essere di un personaggio, e inserirlo in una scena in cui agisce; magari ruba della polvere d’argento e viene inseguito dalle guardie e si salva grazie all’intervento di un personaggio misterioso.
Proprio durante la fuga potrai mostrare la città, non come il pezzo di una scenografia, ma come parte integrante del racconto facendo sentire le urla dei mercanti, gli aromi delle spezie e il caos delle vie.
Non ti è venuta in mente, solo con queste poche righe, una città in stile orientale? Sono bastate delle frasi che evocavano, non che indicavano.
2. Infodump sui personaggi
Tempo fa su Facebook una ragazza mi inviò il suo romanzo, ambientato nella New York anni ’20.
Per farle un favore diedi un’occhiata a qualche pagina (premetto che da allora non svolgo più alcun servizio editoriale gratuitamente, il mio tempo, come quello altrui, ha un valore), trovandomi di fronte non a un romanzo, ma a un gigantesco infodump.
E l’apice della sua nuova tecnica narrativa riguardava la descrizione dei personaggi: faceva il loro curriculum vitae neanche fossero dei neolaureati in cerca del primo impiego!
Quando le feci notare che non era il modo giusto di presentarli, lei stizzita mi rispose che invece era stata una scelta stilistica.
A parte questo, i personaggi sono l’anima di un romanzo, non delle figurine da appiccicarci su, non vanno descritti ma mostrati lentamente oppure attraverso gli occhi di qualcuno, o una loro azione.
Facciamo due esempi:
Es. 1 John era alto, prestante e con le spalle possenti. Indossava sempre magliette molto strette per mettere in mostra il fisico e soprattutto le braccia. Camminava a testa alta, sicuro di sé per il suo aspetto da vero macho che gli aveva fatto fare molte conquiste.
Es. 2 Emily lo osservava da lontano: si metteva sulle punte dei piedi per scovarlo in lontananza. John spiccava tra tutti i suoi coetanei e quando passava per i corridoi della scuola si udivano sospiri e risatine. Lei avrebbe voluto avvicinarlo, anche solo fargli un sorriso. Ci aveva provato qualche settimana prima ma quegli occhi – Dio quegli occhi neri – l’avevano intimorita.
In entrambi i casi ho descritto John, eppure il secondo esempio ha qualcosa di più emotivo e coinvolgente perché è mostrato dalla visuale di Emily. Da notare come lei stessa, di riflesso, venga in parte mostrata.
Non l’hai forse immaginata come una ragazza non molto alta, anche carina, ma un po’ “sfigata”? La tipica giovane timida che si invaghisce del più “figo” della scuola che neanche la nota?
Sono bastate poche righe perché la storia prenda vita e scateni nel lettore una serie di interrogativi e aspettative che lo scrittore, in modo sapiente, sfrutterà per coinvolgerlo ancora di più e far sperare che tra John ed Emily accada qualcosa.
3. Infodump nei dialoghi
Il dialogo è forse uno degli elementi più complessi e pericolosi da elaborare durante la stesura di un romanzo. Uno degli errori più frequenti è di farli parlare tutti allo stesso modo.
Ci si deve immaginare tutto del personaggio (e ciò serve anche a evitare gli infodump, come vedremo a breve):
- Come parla, se urla o bisbiglia o il tipo di tono che usa.
- Le flessioni dialettali.
- I modi di dire (es: Giuda Ballerino di Dylan Dog, anche se è un fumetto lo ritengo comunque una forma di letteratura).
- Cosa dice e cosa in realtà pensa.
- Il non detto.
- Il linguaggio del corpo.
Per evitare di fare tutti i personaggi uguali prova a osservare le persone, come parlano e i gesti che compiono, studia il linguaggio
paraverbale. Io ho letto molti scritti a riguardo, e con piccoli gesti puoi dare più informazioni che con un monologo di dieci righe!
Esempio: Emily aveva gli occhi di John su di lei, il volto del ragazzo non lasciava trapelare alcuna emozione; per un istante le sembrò che il labbro superiore del ragazzo si inarcasse appena.
Immagino che tu abbia provato a ripetere il gesto accennato da John; come ti sei sentito? Che emozione ti ha generato? Non te ne sei accorto ma in questo modo ti sono arrivate un gran numero di informazioni, senza aver bisogno di spiegare nulla.
Invece capita di trovare dialoghi lunghi mezza pagina in cui si spiega tutto, non serve! Il dialogo non è uno strumento per raccontare al lettore cosa provano o vogliono dei personaggi.
Lo strumento per farlo sono le azioni.
Infodump nelle descrizioni
Quando si presenta un personaggio si dovrebbe caratterizzarlo non con una lunga, noiosa e minuziosa descrizione, ma attraverso un flusso di azioni.
È difficile? All’inizio sì, però con il tempo si supera questa cattiva abitudine che non dovrebbe mai esserci in un testo di narrativa. Introdurre il cattivo facendogli una bella descrizione, del tipo:
William entrò nella sala a passo marziale, era alto un metro e ottantadue, spalle larghe di chi ha praticato tanto sport, capelli lunghi corvini che gli ricadevano morbidi sulle spalle. Le mani erano curate e forti temprare da anni trascorsi a praticare arti marziali. Aveva un leggero tic all’occhio sinistro che era iniziato proprio quando sua madre era morta di crepacuore. Da allora il suo cuore si era pietrificato così come il suo sguardo.
Non è il peggior infodump mai visto, ma lo è comunque! Per evitare di commettere errori di questo tipo, consiglio di scrivere solo ciò che chi guarda in quel preciso istante il personaggio, possa conoscere. Se la protagonista non sa nulla di William, l’autore deve dare sono informazioni che lei può conoscere.
In più, dipende anche dal contesto e dalle persone. Se la protagonista è una ragazzina svagata, noterà poco o nulla del cattivo di turno. Al contrario, se prima si è creata una forte suspense, potrebbe andar bene che lei noti più elementi perché eli stessa è molto curiosa.
Nel passato
Uno dei casi più classici in cui si inserisce un infodump è quando si introduce il passato di un personaggio. Si fa lo spiegone di chi è, cosa ha fatto, delle sue paure e motivazioni: la lista della spesa.
È come, in un film, trovare all’inizio 5 minuti di voce fuori campo che spiega chi è il protagonista, cosa gli piace fare, perché è lì e, soprattutto, ti racconta il suo passato.
La vera bravura di uno scrittore sta nell’inserire gli elementi del passato che riguardano il personaggio, ma senza introdurli a forza. Deve avere una coerenza e un senso logico. Se è necessario che il protagonista abbia paura dei ragni, non puoi dirlo e basta. Invece devi fagli vivere una situazione in cui scatterà urlando per la presenza di tarantola!
Spesso capita di aver pensato mille elementi che caratterizzano un personaggio, avere tanti appunti che lo riguardano, e va benissimo, però non è obbligatorio inserirli.
…e nel Fantasy
Alcuni generi richiamano l’uso dell’infodump, su tutti il Fantasy (spesso anche nei thriller), perché nel passato era un modo normale di scrivere questo genere.
La scrittura muta, si evolve, e lentamente l’informazione spazzatura è diventata davvero troppa e ridondante, spingendo le CE a negarla il più possibile. A oggi l’infodump, nel Fantasy, è visto male.
Capita di trovare premesse piene di informazioni da una fantomatica e onnisciente voce narrante, il tutto coadiuvato anche da una bella mappa. L’autore si sente soddisfatto, ha superato lo scoglio di introdurre il lettore nel suo mondo, con solo poche pagine sbrodolate senza capo né coda.
Killer di emozioni
Citando Jovanotti: “se lo senti, lo sai”. Forse è il modo migliore per spiegare come si debba scrivere e perché le informazioni spazzatura andrebbero evitate, fin quando possibile.
Nell’infodump si scrive, per esempio, in modo chiaro e diretto cosa prova un personaggio.
Es: Maria era felice.
Per molti potrebbe sembrare una frase valida e molto adatta a un romanzo e, in molti casi, può essere utilizzata ma non è di certo la migliore in assoluto. Far “sentire” al lettore la felicità di Maria è un’impresa molto più ardua che sbattergli in faccia l’emozione che prova la ragazza.
La bravura di uno scrittore sta nel far provare a lettore un’emozione che, di riflesso, attribuirà a Maria. Si tratta di un modo di scrivere molto faticoso e dispendioso, con l’infodump bastano poche parole ma l’effetto non è così dirompente.
In teoria si scrive per raccontare una storia e trasmettere qualcosa, che sia amore, rabbia o paura poco importa, ciò che conta è capire che lo strumento migliore per suscitare emozioni non è l’infodump, ma lo Show don’t tell.
Evitare gli errori è possibile
Se vuoi sapere come pubblicare un romanzo, oppure evitare gli infodump o i refusi, nella maggior parte dei casi non basta la tua revisione. Serve un occhio esperto di chi sa riconoscere i difetti di un manoscritto.
Di certo puoi imparare molto, studiare e imparare attraverso manuali e blog. Leggere è utilissimo per avere una crescita ma anche per iniziare a comprendere come i veri scrittori non commettano tali errori. Così, quando andrai sulla tua pagina, sarà più facile notarli.
Migliorare nella scrittura è un “processo circolare”: leggi, scrivi, studi, leggi scrivi, studi e così all’infinito. Se credi che basti solo scrivere per crescere rimarrai sempre al tuo stesso livello.
Non esistono scorciatoie, i corsi di scrittura possono velocizzare un minimo il processo di crescita artistica, ma per esperienza ho visto che il metodo più rapido, ed efficacie, è attraverso l’editing di un testo con una persona preparata.
Toccare con mano i propri errori, vedere come una frase, scritta in modo diverso, può essere più incisiva è ciò che davvero ti farà imparare.
Come non essere d’accordo?
Ho avuto modo di riconoscermi in tutti gli aspetti di questa maledizione perché non sapevo fossero malevoli (addirittura letali) e ne ero pieno.
A causa degli infodump ho capito di dover cambiare alcune abitudini, letture (mi dispiace per il giovane virgulto di fb, ma l’infodump non fa tecnica) e prospettiva, ma è un processo che non s’impara in mezza giornata. Bisogna farselo entrare nella testa a un livello molto profondo. In un certo senso bisogna reimparare a scrivere, ripudiare le proprie (supposte) qualità approfittando al contempo del primo corso di scrittura creativa disponibile e insistere più di prima, per amore dei propri sogni.
Rielaborare un infodump in funzione del nuovo decalogo è un lavoro impegnativo e radicale, esperienza di questi giorni, avendo a che fare con un “revisore” a caccia di infodump come il Van Pelt di Jumanji, sebbene non credo sia una soluzione sempre praticabile cancellare tutto, rimedio semplice ma da pirla (perchési evince che non hai capito e così bypassi il problema). Si, è vero, editare un testo senza bestiole la trama non ne soffre, anzi in molti casi ho trovato il mio lavoro più scorrevole e coerente, ma non sembra la propria creatura piuttosto il il figliolo che torna dalla guerra.
Una volta indicammo come colpevole una letteratura ormai defunta, tipica del secolo passato e più (penso a uno dei miei beniamini, un amante del mare, Konrad) sulla quale si è fatti le ossa da ragazzi (e Salgari, Verne?): una maniacale, minuziosa e ponderosa descrizione dei personaggi, dell’ambiente, finanche “quella cicatrice che gli attraversava il cuoio capelluto fino a lambire la palpebra socchiusa dell’occhio destro, da cui non vedeva ma riusciva ancora a intimorire con l’iride spenta di un fantasma”.
Secondo te ho inventato questo infodump apposta (avrei potuto riscriverlo in: “Guardava dall’occhio buono” e stop, il resto nei capitoli successivi, se capita l’occasione)? No, ho descritto. Ed è questo che deve cambiare.
Ecco, ora ho capito cos’è un infodump: una sega mentale. Un piacevole e personale esercizio dell’immaginazione; a dire, quando lo rileggi: “Che bravo sono stato.”
Se è una, passi (dipende, è un lampo ritrovarsi ammanettato in una volante), ma se sono di più è meglio trovarsi un dottore (leggasi editor).
P.S.: il peggior effetto dell’infodump è il tanto temuto blocco dello scrittore: hai un’idea, funziona, ma appena inizi a scriverla temi di aver sbagliato oppure ti sforzi a scriverla come vorrebbe l’editto “show, etc.” ma non ci riesci. È come il primo giorno di dieta: apri il frigo e ti cascano le braccia. Alla fine desisti e inizi a trovare interessante il frullato di sedano e carota…
Valutare gli infodump (presunti) di autori che hanno fatto la storia della letteratura mi sembra inutile. Meglio volare bassi e valutare gli infodump nei testi senza fare inutili e irraggiungibili analogie con il nostro modesto operato. Tutti ne mettiamo nei nostri lavori, un buon editing serve a farli emergere e soprattutto notare all’autore spesso innamorato delle parole che scrive.
Non mi sono mai sognato di paragonarmi ad alcun essere vivente, men che mai a uno scrittore, ancora di meno a uno conosciuto. Ognuno è unico ed “ha una storia da raccontare” ma non è la scrittura, nel suo significato più profondo e istintivo sotto accusa qui, sono altre necessità, di tenuta e di marketing, che un principiante non può conoscere, ma che deve affrontare e risolvere se vuole arrivare a un risultato pratico: castrarsi in 100 pagine o meno altrimenti il lettore si stanca; non portarselo in giro altrimenti il cliffhanger casca giù; vendere il proprio sudore a un editore/imprenditore che deve valutare i rischi della pubblicazione di uno sconosciuto e magari fa gli occhi dolci a un influencer con 50 milioni di follower sui social, ma che non sa fare la “O” con il bicchiere.
Qui siamo andati oltre l’infodump, siamo all’industria del porno.
Essere al passo con i dettami dell’editoria è un grande obiettivo e per quel posto al sole, poche settimane sulla cresta dell’onda, fosse anche una piccola increspatura, idealisti come me farebbero di tutto.
Purtroppo si è sempre figli di qualcuno, indegni all’infinita potenza, ma sempre figli e non si possono disconoscere le origini della propria passione. Si diventa adulti anche nella scrittura, s’impara un nuovo linguaggio ma non si dimenticano i primi libri, quelli della biblioteca della scuola, le notti a leggere più che a dormire, immaginare a occhi aperti un altro mondo grazie ai libri di Twain, Bach o decine di autori dimenticati perché fuori moda. Solo oggi ho aperto gli occhi e ho visto quanto calcolo è nascosto nelle favole.
Perché prima non era così?
Credo che un autore debba trovare la sua voce, e usarla sapendo imparare da ciò che legge. Scrivere è comunicare, se l’altro non ti capisce – o si annoia nel tentare di farlo – allora la comunicazione diventa una inutile sega mentale. Almeno io la vedo così…