Pagare per pubblicare (di solito libri brutti)

Pagare per pubblicare è davvero pubblicare?

Ma soprattutto vale la pena sganciare parecchi euro per vedere il proprio romanzo “prendere vita”?

In Italia, ormai lo sanno anche i sassi, si legge poco e si scrive troppo. Le CE sono inondate da migliaia di testi orribili, scritti male e senza senso mentre le librerie sono inondate da fatture da pagare!

Detto questo, il povero sedicente autore, dopo aver scritto un testo che ritiene ottimo, lo invia a settordicimila case editrici e agenzie letterarie con la vana speranza di venire scelto. Ma non accade mai (o quasi), così si autoconvince che sia colpa del sistema Italia, che solo con i giusti agganci si possa pubblicare il proprio romanzo.

Da qui inizia la prima stortura che spinge molti a credersi grandi autori, solo perché parenti, amici e il famoso gatto gli hanno detto che il suo testo è meraviglioso. 

Se si parte dall’idea di aver scritto un capolavoro, e che gli editori non lo vogliono perché sono brutti e cattivi (e a questo punto anche un po’ scemi), già si inizia a spostare la propria attenzione verso l’editoria a pagamento.

Pagare per pubblicare: cosa noi di PennaRigata pensiamo dell’editoria a pagamento

Che non è editoria! Se vai nella copisteria sotto casa, e stampi un testo, significa che l’hai pubblicato davvero? Direi di no. L’editoria a pagamento non fa altro che stampare qualsiasi cosa. 

Chi non riesce a pubblicare con una vera CE si tuffa in altre strade senza valutare il motivo per cui il suo testo non viene scelto. Gli editori puntano al profitto, quindi scelgono testi che, per varie ragioni, hanno potenzialità di vendita. Il 99% di chi viene rifiutato crede che sia perché è incompreso.

La realtà è ben diversa. Si viene rifiutati per una marea di ragioni, di rado per “sfortuna”. Se non ti pubblicano è perché il tuo romanzo non è pronto (oppure è davvero brutto), e dare soldi a uno stampatore professionista serve solo per l’ego. Suona male? Qualcuno si è offeso? 

A dire la verità a noi ci importa poco. Crediamo che la sincerità sia alla base, anche verso sé stessi. Gli editori a pagamento – chiamiamoli stampatori, suona meglio – sfruttano proprio la presunzione dei sedicenti autori e gli rifilano molte “valide” motivazioni per le quali si debba contribuire economicamente al successo del bellissimo romanzo.

Vogliono guadagnare su di te (non con te)

Siamo in questo settore da circa venti anni, abbiamo pubblicato vari romanzi, editato centinaia di testi e aiutato molti nostri autori (gratuitamente) a trovare editori seri (vedi: gli ultimi nati), e ne abbiamo viste di ogni tipo.

Specialmente dal 2019 c’è stata una crisi non solo economica, ma anche morale che ha portato molti editori a comportarsi come banali venditori di ciarpame. Case editrici serie hanno cambiato il “modello di business”, in peggio.

Questo accade perché è molto più semplice farsi pagare in anticipo dall’autore piuttosto che sbattersi per emergere in un mercato saturo e pieno di grandi CE che la fanno da padroni. Editori che un tempo riuscivano a sopravvivere sono costretti a trovare altri modi per guadagnare.

Diciamo da subito che se un editore non sa fare il suo lavoro – o non vuole farlo – è giusto che chiuda come in qualsiasi altro mercato. Invece molti furbetti hanno scoperto il santo Graal della editoria a pagamento (EAP), però mascherandola in una sorta di opportunità per l’autore.

Stanno solo mentendo: tu hai scritto un romanzo e tu devi essere pagato, non il contrario. Se qualcuno ti chiede soldi per pubblicare non è perché crede nel tuo testo, ma solo perché vuole guadagnare sulla tua pelle e sul tuo ego.

Vuoi dire di aver pubblicato? Se non trovi un editore valido scegli altre vie più sane e soprattutto che non ti obblighino a sborsare migliaia di euro per nulla!

  • Invia il manoscritto a tanti piccoli editori controllando che, sull’eventuale contratto, non ci siano obblighi di esborso da parte tua. Che si tratti di spese legali, per contrattualistica, acquisto copie o per pagar l’ufficio stampa non sono spese di tua competenza!
  • Rivolgiti alle agenzie letterarie (se chiedono soldi, come al solito, sono da bocciare).
  • Valuta la strada del self publishing o di Amazon (il loro Kindle publishing funziona molto bene).
  • Rivolgiti ad agenzie di editing, lavora il testo con loro e fatti consigliare.

Ti pubbbblico, ti edddito e vincerai tanti premi…

Evviva! Hai trovato qualcuno che crede in te e insieme galopperete verso un futuro radioso fatto di premi vinti e tantissimo soldi guadagnati. A breve ti tradurranno in inglese, russo e anche in Klingon

The sky is the limit…

Cantava Tom Petty, ma non per te. 

Lo stampatore ti prometterà un editing leggero, visto che il tuo testo è già ottimo così com’è e poi una distribuzione su scala interplanetaria che neanche Stephen King e Batman insieme!

Cavolo, hai proprio trovato uno bravo che ha compreso il tuo genio…

Siamo un po’ stronzi? Può darsi. I nostri autori dicono che siamo cattivi, e noi ne andiamo fieri.

Ti potrebbero chiedere contributi da poche centinaia a qualche migliaia di euro, però ti arrivano a casa decine di copie che proverai a piazzare tra parenti e amici neanche fossi in una catena di marketing anni ’80.

E lo stampatore che fa? Nulla, dico davvero. Se ne fregherà, non ti farà arrivare in nessuna libreria e spesso neanche su Amazon! Gli stampatori sono tutti così, pagare per pubblicare è solo un’enorme fregatura.

Le scuse per chiedere soldi: sei un esordiente

  • Nessuno ti conosce.
  • Il romanzo è buono, ma chi spenderebbe soldi per uno sconosciuto.
  • Devi farti le ossa.
  • Dobbiamo fare molta pubblicità per convincere i lettori. 
  • Serve fare pressione sul distributore che è abituato a spingere solo i testi di gente famosa, e tu non sei nessuno.
  • Anzi, non sei un cazzo (cit.).
  • Dobbiamo scardinare le logiche lobbistiche delle grandi corporation…
  • e altre parole a caso prese da qualche manuale di economia for dummies.

Il rischio imprenditoriale è alto!

Anche questa è una delle frasi più utilizzate dagli stampatori, prima ti promettono mari e monti (magari fosse davvero la pizza), e poi aggiungono postille al contratto come questa.

Loro, poveri imprenditori seri che combattono contro il sistema italiota, non riescono da soli e hanno bisogno del TUO aiuto, perché TU sei bravo, forte, bello e di talento e il TUO romanzo merita la ribalta.

Semplificando: sgancia li sordi.

Il rischio imprenditoriale dovrebbe essere il rischio che l’imprenditore si sobbarca al fine di promuovere e sviluppare la sua azienda. Se uno decide di fare l’editore, il suo rischio imprenditoriale riguarderà la pubblicazione e vendita di romanzi (comprensivo di stampa, costi fissi e costi variabili).

Ma allora perché i soldi li chiede a te? Ah, già, perché sei uno sconosciuto…

Il mercato langue

Altra scusa degli stampatori riguarda il mercato dei libri che da anni è in forte crisi. E gli stampatori chiedono un contributo all’autore perché nessuno compra libri. Logico.

Sostengono di aver bisogno del supporto dell’autore, che loro non potrebbero pubblicare perché i costi di gestione, stampa e pubblicità sono troppo alti causando profitti inesistenti. E quanto tu sganci serve per fare pubblicità, per promuovere il tuo romanzo.

Non è pagare per pubblicare se compri le copie!

Alcuni stampatori non si addentrano nel vasto mondo dei problemi imprenditoriali e decidono di essere molto più diretti e facili da capire: ti pubblico se compri almeno 100 copie!

Non so se è chiaro, ma in questo meccanismo c’è qualcosa di davvero distorto e malato. Ma allora perché non orientarsi al self publishing che ha una sua dignità e soprattutto non è una truffa!

Ho ricevuto, e letto, moltissimi contratti degli stampatori e posso dire, con assoluta certezza che non portano mai alcun beneficio all’autore.

In alcuni si guadagna solo dopo determinati risultati di vendita che, guarda caso, alla rendicontazione di fine anno non sono mai raggiunti di poche unità.

Oppure ho trovato clausole che obbligavano l’autore a pagare delle “spese legali” non meglio identificate. O spese di pubblicità che poi nessuno fattura e rendiconta.

Pagare per pubblicare: ha senso?

Pagare per pubblicare è un errore. In questo articolo ho raccontato alcuni esempi di come funzioni il meccanismo malato della EAP (editoria a pagamento) e spero che finisca, ma ne dubito. Purtroppo gli stampatori sono furbi, e disonesti, fanno leva sull’ingenuità, stupidità, buona fede, ego dell’autore.

Gli promettono di tutto sapendo che stamperanno solo le copie da vendere all’autore, il resto sono solo chiacchiere.

Anziché criticare il sistema editoriale (che è imperfetto e pieno di limiti), noi consigliamo di essere, se non umili, almeno un po’ obiettivi. Come puoi pensare di scrivere un romanzo e di pubblicarlo con Einaudi senza aver studiato e imparato l’arte di  scrivere?

Si ha la malsana idea che se si prendeva 7 a scuola, allora si è già degli scrittori. Non basta conoscere l’italiano, la stesura di un testo è molto più complessa con una serie di elementi ignoti a chi non è del mestiere.

Ci arrivano molti romanzi (le prime 20 pagine + sinossi, info@pennarigata.it) di cui il 99% sono impresentabili e con “presentazioni” dell’autore, piene di refusi, in cui si incensano in un modo irreale e folle.

Eccone un esempio:

Il   Romanzo  –  scritto in un Italiano  elegante, perfetto  e impeccabile  –  descrive e analizza  le vicissidutini…

L’errore è così nel testo, non lo abbiamo aggiunto noi.

La situazione peggiora ogni giorno

Il nostro modello di business è semplice: scegliamo cosa editare o con chi fare tutoring letterario. Questo perché vogliamo collaborare con persone equilibrate che abbiano del potenziale. Quindi lavoriamo testi che hanno – per noi – delle possibilità di pubblicazione.

Una volta finito il lavoro, se l’autore vuole, gli diamo supporto nella ricerca di una casa editrice. Se il testo rientra nella linea editoriale di una CE in cui abbiamo contatti, lo inviamo sperando che possa piacere e, in caso di un contratto, diamo un ulteriore supporto.

Allo stesso tempo, l’autore si muove per conto suo e invia il manoscritto sperando in una risposta positiva. Di solito ne arrivano molte, quasi tutte potrebbero sembrare buone, ma poi vengono fuori le richieste economiche dell’editore.

La maggior parte le fanno a voce, così da non lasciare “tracce”, a dimostrazione che loro stessi sanno di quanto sia scorretto questo modo di comportarsi. Di recente ci è capitato anche con editori “storici” che, a parole, si erano sempre battuti contro la EAP, ma che adesso chiedono l’acquisto di “n” copie.

Per il denaro si fa di tutto. Tali “editori” non sono altro che dei truffatori con l’abito buono, dei mascalzoni che sfruttano l’ingenuità (spesso anche l’ego), di persone la cui unica colpa è di aver scritto un romanzo.

4 commenti su “Pagare per pubblicare (di solito libri brutti)”

  1. Boh il mio primo libro di poesie ha venduto 500 copie e io non ho 500 amici e parenti. L’ho piazzato nelle librerie locali e ha venduto anche grazie agli articoli sui giornali locali.
    Il mio romanzo per ragazzi ha vinto un premio. Il mio secondo romanzo è su YouTube con migliaia di visualizzazioni…ma questi sono solo FATTI.
    Davvero ci credete alle sciocchezze che scrivete?

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