Perché scrivere un libro?

La domanda è tanto semplice quanto complessa è la risposta: perché scrivere un libro? Che sia un romanzo, un manuale tecnico o qualsiasi altra cosa, prima di iniziare a farlo, è opportuno capire le proprie motivazioni e aspettative.

Spesso mi viene chiesto quanto guadagna uno scrittore, perché film, serie e tv mostrano autori che passano le giornate a lavorare in campagna, con una tazza di caffè americano, sigarette e un contro in banca che galoppa!

Questa è un’immagine irreale, nessuno dei molti scrittori che conosco – anche famosi – beve caffè americano! E solo pochi, forse una decina, possono permettersi di vivere solo grazie ai romanzi. La maggior parte, come noi di PennaRigata, anche se pubblichiamo con alcune CE note, non arriveremmo a fine messe se facessimo conto solo sulle Royalties!

1. Perché scrivere un libro? Per i soldi e la fama, ovvio

Abbiamo appena visto che i guadagni sono miseri, o almeno quasi mai sufficienti per vivere di scrittura e basta. Diverso è il mondo del self publishing che crea molti illusi arrabbiati con l’editoria tradizionale – la volpe e l’uva -, ma crea anche persone in grado di diventare davvero editori di loro stessi.

Nel loro caso il guadagno può arrivare a essere decoroso, non parliamo di cifre iperboliche ma in un anno possono tranquillamente mettersi in tasca alcune migliaia di euro.

Guadagni sì, ma fama no. Ma in fondo perché scrivere un libro se non si può godere di un minimo di fama (o anche solo attenzione). Gli scrittori sono persone – come tutti gli artisti – che vivono anche di consensi. Ma si deve fare molta attenzione: un conto è una sana “riconoscenza” da parte dei lettori, tutt’altro è montarsi la testa perché si vede il proprio nome scritto a caratteri cubitali sulla copertina.

Se vuoi scrivere un libro, non lo fare per l’ego, perché rischi di non ascoltare mai i consigli altrui (es. dell’editor) e di montarti la testa. Scrivere è (o almeno dovrebbe essere) una forma d’arte in cui si comunica e che rende il lettore importante quanto lo scrittore.

Ho visto decine di autorelli da fiera atteggiarsi a fenomeni, firmando copie e facendo dediche neanche fossero Stephen King!

2. Scrivere un libro come desiderio

Finire un testo è, per molti, un desiderio che non ha nulla a che vedere con i soldi e un po’ di fama. È invece qualcosa di più profondo e personale, come dire:

Ci ho provato,  e l’ho scritto!

Un’appagamento incredibile, un obiettivo raggiunto che può essere costato mesi – a volte anni – di duro lavoro. Si deve però fare attenzione: tanto lavoro non è sinonimo di buon prodotto.

Ciò accade perché si tende a scrivere un testo senza conoscere il mestiere. I romanzi sono spesso farciti di:

  • infodump a pioggia,
  • refusi,
  • errori grammaticali e ortografici,
  • pistolotti morali neanche un prete del X secolo,
  • descrizioni a pioggia,
  • dialoghi pessimi e inconcludenti,
  • confusione…
  • …e tanti altri ancora.

Ma se il tuo desiderio era di raccontare una storia, o anche la tua autobiografia, per il piacere di farlo, questi problemi sono relativamente importanti. È chiaro che si deve lavorare al meglio, imparare e crescere, se però lo leggerai solo tu e i tuoi cari, puoi non cercare un aiuto esterno.

Se invece, oltre ad essere un tuo desiderio personale, scrivere un libro ti spinge anche a volerlo proporre alle case editrici, allora gli errori appena visti andranno eliminati attraverso l’editing del romanzo.

3. Perché scrivere un libro? Perché è terapeutico

Nell’articolo “Perché leggere fa bene“, abbiamo elencato una serie di benefici scientificamente provati, della lettura.  Dall’altro lato c’è invece lo scrivere, che da sempre è considerato catartico, una valvola di sfogo che permette all’autore di vedere le cose sotto un’altra prospettiva.

Si scrive, in un modo o nell’altro, sempre di sé stessi declinandosi in diverse vesti: protagonista e antagonista, cattivo e buono, vittima e carnefice.

Mettersi in panni diversi aiuta a sfogare le proprie ansie e ad affrontare le proprie paure. Scrivendo ci si confronta con una grande “stronza”: la pagina bianca che non giudica o risponde, ma obbliga ad andare nelle profondità della propria anima.

Si impara tanto di sé stessi quando si scrive, ci si perde tra le pagine del romanzo per ritrovarsi, in un certo modo, cambiati. Ti chiederai: 

  • perché hai voluto raccontare proprio quella storia?
  • Cosa volevi comunicare davvero?
  • Per quale ragione il cattivo è così e ha determinate caratteristiche?
  • Perché hai creato quei personaggi e li hai messi di fronte a quegli ostacoli?
  • A chi è diretto il tuo romanzo?

Con il tempo si risponde a queste domande, non è necessario avere fretta.

4. Per migliorare le proprie capacità comunicative

Leggere fa bene, migliora tra le altre cose la capacità di comprendere gli altri, ma anche ciò che scrivono. Si evita anche di diventare analfabeti funzionali.

Ma la comunicazione è fatta a due vie:

  1. chi parla (o scrive),
  2. e chi ascolta (o legge).

Scrivere un libro ti permetterà di migliorare la tua capacità di comunicazione attiva. Con il tempo i tuoi messaggi, email o report acquisiranno una chiarezza che prima non avevano.

Quante volte si litiga via chat con un amico, parente o partner perché non ci si capisce. La maggior parte delle discussioni tra coniugi, avvengono proprio per fraintendimenti attraverso social e simili.

Alcuni provano a mettere le emoticon, così da mettere in evidenza, ad esempio, che si sta scherzando. Ma se impari a scrivere nel modo giusto, non ne avrai bisogno.

Perché scrivere un libro? Per evitare di far arrabbiare il partner per una sciocchezza! Battute a parte, finire un intero romanzo, lavorandoci con amore e abnegazione, migliorerà anche i rapporti con gli altri: incredibile!

5. Diventare scrittore

Ecco la risposta che molti avranno dato: coronare il sogni di vivere di scrittura. Come abbiamo visto in precedenza, è molto complicato riuscirci, soprattutto a causa del mercato dei libri in Italia che è sempre in crisi: si legge poco.

Chi può dire di essere uno scrittore? Alcuni sostengono che basti scrivere un libro e pubblicarlo, in self publishing o anche con l’editoria a pagamento, per potersi fregiare di tale titolo.

Altri, più pragmatici, dicono che si è scrittori solo quando si “vive” grazie ai guadagni della vendita dei propri testi. Quindi quantificano economicamente il valore “letterario” di una persona.

Entrambe le teorie mi sembrano confuse e poco realistiche.

  • E Van Gogh? È morto sconosciuto e senza un soldo, quindi non era un pittore?
  • O la signora sotto casa che dipinge acquarelli sbavati incomprensibili? Lei è una pittrice perché dipinge?
  • È come dire: sono un influencer perché ho 3.000 follower su Instagram e posto foto in costumini succinti!

Essere scrittore non è un titolo di studio o un’onorificenza attribuita da qualcuno. Vuoi diventarlo? Impara, studia, sbaglia, cresci, sbaglia ancora e mettiti in gioco. Scrivi tanto, romanzi, racconti, poesie o anche manuali di giardinaggio.

Perché scrivere un libro? Per il piacere di farlo, a noi sembra la risposta migliore.

Se hai scritto un romanzo e vuoi proporlo alle case editrici è essenziale un editing attento per correggere gli aspetti negativi e le criticità che ne precluderebbero la pubblicazione. Per qualsiasi informazione puoi scriverci a:

info@pennarigata.it

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