Refuso: il killer silenzioso

Il refuso non è altro che un errore di digitazione, ce ne sono di due macro-tipi:

  1. Errori ortografici,
  2. di battitura

Siamo quindi di fronte a sviste, in linea di massima, anche se il più delle vote si tratta di vera e propria ignoranza. Per quanto tutti preferiremmo un mondo perfetto senza errori, sappiamo che possono capitare e non sono quasi mai il motivo del rifiuto di un romanzo da parte di un editore.

Certo, se nel testo ce ne sono cinque a pagina è facile che l’autore non conosca bene la grammatica italiana e quindi gli sarà più difficile esprimere le proprie idee in modo chiaro e corretto. 

Molti autori che ci scrivono, purtroppo, inviano testi con un refuso ogni poche righe però ci esortano a finire l’intero romanzo perché convinti che si tratti di un futuro best seller.

In tanti penseranno che sia un discorso logico, la realtà è ben diversa: se riempi un romanzo di errori è probabile, semplificando al massimo, che tu non sappia proprio scrivere per cui finire di leggere un testo diventa solo una gigantesca perdita di tempo.

Come evitare la trappola del refuso killer?

Per ovviare a una tale mancanza di conoscenza (il sapere nella sua accezione più ampia), basta leggere tanto, non servono quasi mai corsi di scrittura o una scheda di valutazione. Devi leggere e avere la passione per i libri, se ti mancano, allora perché scrivi?

Ti assicuro che moltissimi file che riceviamo sono farraginosi, scialbi e scopiazzati da vari testi che gli autori spesso neanche conoscono. Quindi non è copiare, giusto?

Sbagliato. Magari non c’è la volontà di rubare un’idea, ma si tratta spesso di invenzioni e innovazioni presenti nella nostra cultura in una forma quasi “mistica”, potremmo definirlo “sapere comune” o anche “memoria collettiva”.

Un refuso non è grave…

A tutti capita di mettere qualche refuso in un testo, non è grave ma non deve neanche passare l’idea che “tanto esistono editor e correttori di bozze” per trovarli e correggerli.

Ormai si hanno talmente tanti strumenti a disposizione (Word o altri programmi di scrittura), che il numero di errori commessi è sempre meno. Purtroppo questi programmi, o forse per fortuna, non sono in grado di valutare anche altri elementi come la grammatica, la sintassi o i tempi verbali.

Si limitano a sottolineare errori più “visibili” e oggettivi come anche quelli di digitazione.

Se scrivi romanzi devi accettare che il tuo testo non sarà mai perfetto. Ci sarà sempre qualche refuso sfuggito a tutti gli occhi che partecipano alla pubblicazione del testo.

Perfino in testi di grandi autori, o nei grandi classici, se ne trovano almeno una dozzina a romanzo! Fa parte del gioco e gli addetti ai lavori lo sanno. 

Non significa che puoi mandare a una CE o a una Agenzia Letteraria un file pieno di sbagli, ma neanche impazzirsi per renderlo perfetto da questo punto di vista, a scapito della storia. Perché una bella storia scritta non benissimo, interessa agli editori molto di più di una brutta ma scritta in modo impeccabile.

Ecco perché l’editing di un testo è rivolto a rendere al meglio il romanzo dal punto di vista della storia e della struttura, secondariamente della grammatica (e se scrivi un libro, forse dovresti già conoscerla).

Evitali nella sinossi e nella email di presentazione

Non deve passare il messaggio che i refusi non sono gravi. Se capitano in un testo di 300 pagine (in un numero non eccessivo), non incideranno più di tanto sulla scelta da parte dell’editore.

Però, se li infili nella email di presentazione, verrai cestinato! Ti consiglio di leggere l’articolo su come presentarsi a un editore, giusto per farti un’idea più precisa.

Nei testi che ci vengono inviati c’è sempre un problema gravissimo: la sinossi. In generale solo 1 su 10 ha una vaga idea di come si scriva, in più sono quasi sempre accompagnate da almeno un paio di errori. 

Un nemico silenzioso, ma spesso innocuo 

Uno dei nemici peggiori di copywriter, scrittori, agenzie di stampa e tutte quelle categorie che lavorano con le parole è: il refuso.

E se scrivi ad esempio romanzi, e vorresti pubblicarli, farcire il testo di errori di questo genere potrebbe precluderti la pubblicazione, a anche a fronte di una buona storia.

Il lavoro di un editor è a tutto tondo e corregge (molti) refusi, e soprattutto migliora la storia rendendola più coinvolgente per il lettore.

Commettere errori fa parte della natura umana, alcuni sono comprensibili e a volte anche divertenti, altri purtroppo sono in grado di modificare sostanzialmente il significato di un messaggio (oppure renderlo ridicolo).

Cosa peggiore è quando, invece, un refuso porta il lettore a pensare che si è ignoranti, che non si dovrebbe scrivere e, di conseguenza, manda all’aria tutta la strategia di comunicazione fatta.

Treccani : In tipografia, errore di composizione o di stampa prodotto dallo scambio o dallo spostamento di una o due lettere, o segni, causato spesso da errata collocazione dei caratteri nella cassa (per quanto riguarda la composizione a mano), o da errore del tastierista o da difetto meccanico (nella composizione a linotype o a monotype). In senso lato, errore tipografico in genere, o anche di fotocomposizione.

Viene quindi definito come un errore tecnico, non tanto concettuale. Ma chi ti legge tende ad essere molto critico e quindi è facile che consideri un refuso un errore dovuto alla tua mancanza di professionalità.

Ignorare i refusi: un “orrore” da non commettere

Scrivere è un mestiere.

Sembra un concetto banale che fin troppo spesso, invece, non si valuta. In generale tutti sanno elaborare un’idea e proporla agli altri, però in pochissimi sanno veicolarla nel modo giusto attraverso il mestiere del copy/scrittore.

errore ignoranzaSi ha la tendenza a non dare una grande rilevanza al refuso, lo si considera un “errore” che ci può anche stare con quel pizzico di presunzione tipica di chi non sa: perché noi non siamo in grado, se non preparati appositamente, di scovarli nei nostri testi.

Esempio: ricordi a scuola, quando facevi i temi in classe? Prima di consegnarlo rileggevi il tuo lavoro e trovavi al massimo un paio di errori di poco conto e tutto contento consegnavi il foglio protocollo alla professoressa.

Passava del tempo e ti dimenticavi del tema che, la perfida insegnate, ti consegnava dopo giorni con su impresso un triste 5+.

Lo srotolavi come un archeologo che porta alla luce un’antica pergamena per trovarci una costellazione di segni blu e rossi che neanche la bandiera americana!

Errori e refusi, una marea che non avevi notato prima. Accadeva allora, e accade oggi, è normale. Per evitarli le strade sono sostanzialmente due:

  1. affidarsi a un professionista (che sia un copywriter o un editor),
  2. imparare qualche trucco per diminuirne la quantità.

Perché è difficile, se non impossibile, eliminarli tutti. Capita anche alle grandissime agenzie o importanti case editrici di lasciare nei loro scritti refusi, a volte anche di poco conto, ma che forse nella loro imperfezione rendono i testi più umani.

Ti dirò un segreto (che tale non è), dopo aver pubblicato i miei romanzi aspetto qualche settimana, poi li rileggo per la ventesima volta e… trovo refusi! Stessa cosa mi accade se leggo romanzi di altri autori, di Case Editrici note e di altissima qualità: è normale.

Ma un conto è un refuso dovuto a una distrazione, ad esempio quando si inserisce una lettera in più, uno spazio di troppo o di meno, altro è scrivere “scentifico“.

Non solo refusi, ma anche ignoranza

Non tutti gli errori sono refusi, siamo sinceri.

Se quelle di battitura sono sviste tutto sommato facili da correggere (se si sa come fare, lo vedremo a breve), gli errori concettuali sono invece molto più subdoli e complessi da individuare.

Si tratta, per essere chiari, non di sviste ma di pura e semplice ignoranza. Non possiamo sapere ogni cosa, specialmente in un sistema che ci obbliga a confrontarci con una serie interminabile di nozioni nuove e vecchie, in cui si sparla un po’ troppo di tutto (siamo diventati economisti, immunologi, esperti di musica e medici).

Scrivere un testo, anche semplice o breve (es. post di Facebook, Twitter), ha come punto di partenza l’essere informati. Non puoi comporre un redazionale per il tuo blog aziendale senza conoscere bene le tematiche da trattare. 

Stessa cosa se sei uno scrittore e ti trovi in una scena in cui l’eroe di turno deve combattere nell’arena contro un reziario, dovresti prima studiare come avvenivano i giochi, la percentuale di combattenti che moriva, le tipologie di guerrieri, le loro armi e così fino a diventare un piccolo esperto.

Tutto ciò solo per narrare un paio di pagine in modo profondo e realistico, per evitare errori e refusi che potrebbero far storcere il naso ai lettori. 

Farlo costa tempo. Ecco perché un editor o un copywriter hanno solitamente costi che possono sembrare elevati. Prova a scrivere un articolo per il tuo blog, diciamo di circa 2.000 parole, misura quante ore ci impiegheresti per farlo e poi per editarlo in modo corretto e che sia SEO Oriented.

Come evitare (o almeno diminuire) i refusi

Arriviamo alle tecniche che si possono mettere in atto per evitare di farcire un testo di refusi. In generale usare un correttore di Word, per quanto sia banale è uno strumento impagabile ma molto pericoloso, perché?

Si tende ad affidarsi solo a lui! Se il testo non ha segni rossi allora va bene così, e viene messo online (o stampato) senza ulteriori controlli.

Ma il refuso non è un semplice nemico da combattere con armi comuni, è una sorta di ninja che sguscia dietro le linee nemiche e fa più vittime del congiuntivo e colpisce quando meno te lo aspetti.

Il correttore non valuta se una parola è quella giusta, in un determinato testo, ma solo se è corretta nell’ortografia. Ecco alcune soluzioni:

  1. Una volta che hai scritto il tuo testo, è opportuno metterlo a “riposare” per qualche tempo. La durata è molto variabile e dipende dalla lunghezza, complessità e profondità.
  2. Farsi aiutare, avere un collega con il quale condividere i propri scritti in cui uni legge quelli dell’altro è un buon metodo per evitare i refusi. 
  3. Affidarsi a un professionista che scriva lui stesso i testi. Ad esempio un web copywriter che faccia editoriali di qualità, oppure un editor che corregga non tanto i refusi, quanto tutto il testo per renderlo migliore.

Vediamo questi 3 metodi.

1. Far riposare il testo

In questo caso possiamo dividerci in due macro categorie:

  • Articoli per blog, comunicati stampa, redazionali…
  • Romanzi, e-book, manuali…

Per i primi  conviene avere una organizzazione del lavoro impeccabile per creare una sorta di catena di montaggio. Pensare che, ad esempio i grandi autori, lavorino nel caos è quanto di più fuorviante possa esserci.

correggere i refusiLoro si organizzavano in modo maniacale le giornate per scrivere bene, e ti consiglio di farlo. 

Esempio: il lunedì scrivi un testo che andrà pubblicato il giorno seguente. Una volta scritto farai una correzione veloce, senza però focalizzartici troppo e salvalo nelle bozze. Il martedì mattina, di buon’ora, prenderai il lavoro fatto il giorno prima e lo ricontrollerai.

Ti posso garantire che troverai non solo qualche refuso, ma anche frasi che potrebbero essere scritte in modo più chiaro. Una volta fatto, scriverai il nuovo testo per il mercoledì e così a catena.

Il mio è solo uno schema di massima che puoi modificare come preferisci, addirittura sarebbe anche meglio lasciarlo riposare più giorni, ma purtroppo le tempistiche sono spesso così strette che obbligano ad arrangiarsi.

Se poi si è costretti a scrivere un testo e pubblicarlo subito, potrebbe essere utile rileggerlo dall’ultima parola, non è il metodo migliore ma ridurrà comunque la quantità di errori.

Con un po’ di tempo in più a disposizione è consigliabile leggere sillaba per sillaba, è un metodo tedioso, focalizzandosi non sul significato del testo ma sulla singola parola. Ti permetterà di scovare i refusi più importanti, ma non gli errori di concetto (che vedremo in seguito).

2. Farsi aiutare da un collega/amico per scovare ogni refuso

Trovare un collega capace non è mai una cosa facile, se però c’è qualcuno di cui ti fidi è opportuno creare una collaborazione che gli economisti definirebbero win-win. 

Correggete l’uno i testi dell’altro per sondare e scovare ogni singolo maledetto refuso per terminarlo come Schwarzenegger avrebbe voluto fare con Sarah Connor.

Se invece hai scritto un romanzo (leggi qui per sapere come pubblicare un romanzo) avere a disposizione una persona che legga, e corregga, magari 300 pagine è un’impresa ardua, anche perché per farlo servono professionalità, pazienza e molto tempo da dedicarci.

3. Affidarsi a un professionista

Non è sempre la scelta migliore, i costi possono sembrare elevati, almeno nel breve periodo e bisogna fare molta attenzione a chi ci si affida.

costo di un professionista

Scegliere un copy (o editor) è una decisione molto complicata che, se fatta a dovere, avrà dei risultati senza dubbio superiori rispetto ai metodi 1. e 2. appena visti.

Come dicevo all’inizio del post, scrivere è un mestiere, e per quanto tutti siano convinti di saperlo fare esistono delle tecniche vere e proprie, nonché una personale predisposizione, che hanno un valore e un costo.

Infatti una delle ragioni per le quali, almeno all’inizio, non si vuole prendere un professionista è la convinzione (errata), che costi troppi.

In realtà l’esborso nel breve è di certo una componente da non sottovalutare, ma vanno valutati anche i benefici che si avranno:

  • attraverso una fidelizzazione dei clienti,
  • un incremento delle visite su un eventuale sito,
  • e una maggiore conversione degli stessi che, da utenti diverranno acquirenti.
  • e se hai scritto un romanzo, la possibilità di essere pubblicato da un editore serio.

A questo va aggiunto che avere contenuti, di qualsiasi tipologia, convincenti e validi significa creare un vero e proprio asset aziendale che porterà vantaggi nel lungo periodo.

Affidarsi a un professionista è un investimento, comporta quindi costi ma anche benefici futuri superiori rispetto agli altri metodi.

Come evitare (o almeno diminuire) gli errori di concetto

Un refuso è un errore che capita per disattenzione, un errore di concetto invece è causato dal non sapere qualcosa o non avere le idee del tutto chiare su un concetto.

Se i primi sono facili da scovare, o almeno non così complessi, i secondi sono molto più pericolosi perché oltre a mostrare l’ignoranza di chi scrive rischiano di diventare dei casi, memi o quant’altro di virale sul web!

Il marketing moderno si basa ormai su un concetto preciso: i consumatori hanno il megafono.

Internet è il megafono. Se da un lato può essere utile se offri un buon servizio, o un advertising intrigante, dall’altro è pericolosissimo perché ti espone a figuracce di magnitudo 9.9.

Come evitare tali errori? Attraverso 2 armi:

  1. Curiosità.
  2. Umiltà.

Se utilizzate assieme possono darti sinergie incredibili spingendoti a mettere in dubbio quanto sai ma soprattutto quanto credi di sapere!

Google, amico mio e nemico del refuso

La fortuna (per certi casi sfortuna) dei nostri tempi è che abbiamo quasi tutte le informazioni a portata di “ricerca su Google“.

E allora perché non usare questo rapido strumento almeno per farci un’idea, per mettere in dubbio le nostre certezze specialmente se riguardano tematiche non conosciamo appieno.

Non c’è nulla di male, se si ha un dubbio, cercare una risposta, anzi. Anche le persone di grande cultura possono avere un’amnesia o non essere certe di qualcosa, ti mostro una serie di possibilità, di frequente si sceglie quella sbagliata:

  • Si, hai ragione oppure Sì, hai ragione.
  • Qual è oppure Qual’è.
  • Accellera oppure Accelera.
  • Riferito a una ragazza: le piace oppure gli piace.
  • Un po’ oppure Un pò.
  • Più tosto che oppure Piuttosto che.
  • Vengo da Roma oppure Vengo dà Roma.

E potrei continuare all’infinito, questi sono errori banali, a volte refusi altre per ignoranza o anche solo per un momento di disattenzione.

Non c’è nulla di male ad andare su Google e cercare, ovviamente su siti seri (Treccani, Accademia della Crusca) se non si ricorda un termine o un modo di dire.

Conclusioni sul refuso

Noi di PennaRigata, dopo molti anni di lavoro nell’editoria, ci siamo resi conto che tutti questi strumenti, per quanto utili, non diano mai la certezza di non commettere errori.

Non deve essere una scusa per fregarsene della lingua italiana, ma non deve diventare una fissazione che distoglie l’autore dalla cosa più importante: la storia che vuole raccontare.

Alcuni autori sprecano anni interi a limare ogni singolo passaggio perdendo di vista la visione d’insieme. A volte un romanzo piace anche perché è “sporco”, “imperfetto” e quindi anche “umano”.

Non sosteniamo la presenza di refusi, ma vogliamo sottolineare con decisione come molti testi – per una presunta perfezione stilistica – siano freddi e noiosi.

3 commenti su “Refuso: il killer silenzioso”

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