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Empatia per i personaggi, il segreto per coinvolgere il lettore

Si sente parlare spesso di empatia per i personaggi, quando si tratta di un romanzo o una storia in generale, senza rendersi conto di cosa sia. È la capacità di immedesimarsi nello stato d’animo di qualcuno e di porsi nella situazione di un’altra persona comprendendone i processi psichici ed emotivi.

Significa mettersi nei panni dell’altro. Nell’arte è la capacità di coinvolgere lo spettatore (es. lettore) che è portato a immedesimarsi provando le medesime emozioni dei personaggi.

Si può scrivere un romanzo perfetto dal punto di vista letterario e della struttura, però se non ce ne frega nulla del protagonista il testo perde la sua forza emozionale diventando un pessimo racconto.

Empatia per i personaggi: leggiamo per provare emozioni

Leggere ci permette di evadere, di imparare e di svagarci ma sopra ogni cosa, quando si acquista un romanzo, c’è il profondo bisogno di provare delle emozioni, senza di esse qualsiasi storia perde valore e risulta noiosa e poco coinvolgente.
Il lettore vuole affezionarsi ai personaggi, combattere, soffrire e vincere insieme a loro. Ma perché questo accada, non si possono inserire protagonisti invincibili senza limiti e paure, l’empatia per i personaggi affiora quando vengono messi in difficoltà, in situazioni difficili che, per certi versi, noi stessi abbiamo sperimentato.
Basti pensare a Cenerentola, una storia semplice che tutti conoscono e fa leva su emozioni chiare e dirette: la ragazza sfortunata e incompresa, le sorelle prepotenti, le ingiustizie della vita e una fata madrina che offre una possibilità. E poi il colpo di fulmine, quell’amore inaspettato che anche di fronte alla avversità trionfa.

Paura: l’emozione più facile

Le nostre esistenze sono caratterizzate da una serie di sfide e difficoltà e il nostro peggior nemico è la paura. Che sia di fallire queste sfide, di non essere abbastanza o di non riuscire a raggiungere i propri sogni.
Tutti abbiamo paure e in vari modi incidono sulle scelte che prendiamo, ci limitano e ci obbligano ad affrontarle per andare avanti o almeno trovare un modo per convincerci.
Un protagonista senza paure risulta noioso, irreale e antipatico. Diventa impossibile provare alcuna empatia nei suoi confronti perché troppo distante da noi. Quando si inserisce un personaggio in un romanzo, è essenziale sapere quelli sono le sue di paure ed elaborarle più in profondità che si riesce.
Comprenderne la genesi, i momenti in cui la paura ha inciso sulla vita del protagonista oppure quando è riuscito – magari per amore – a superarla.
Se in un testo si vuole generare “paura”, non si dovrebbe mostrare ogni cosa, ma lasciarla intendere perché essa è generata più dall’ignoto che da ciò che si conosce. Di pari passo si aumenterà la suspense, magari per giungere a un cliffhanger lasciando il lettore con il fiato sospeso.
Immagina di tornare a casa a tarda notte, non è il luogo o il momento spaventoso, ma il non sapere chi o cosa c’è dietro l’angolo. Può bastare un rumore improvviso e strisciante per farci fare mille congetture, tutte negative. Il terrore provato è generato e alimentato dal nostro inconscio.
Se inserisci il protagonista in questo contesto il lettore, che avrà vissuto una esperienza simile, andrà a “ripescare” la paura nel suo trascorso e la proietterà sul personaggio, provandola egli stesso!

…e tutte le altre

Il metodo utilizzato per far provare al lettore la paura è lo stesso che puoi applicare per le altre emozioni. La paura è ancestrale, rapida e immediata e quindi per certi versi facile.
Più complessi sono altri sentimenti, come l’amore o l’odio, che nascono e muoiono in ogni persona seguendo strade differenti e spesso inaspettate e tortuose.
Fai in modo, per i personaggi della tua storia, di ricalcare – specialmente all’inizio della tua avventura come scrittore – le tue esperienze personali. Parte del lavoro di un autore è anche di vivere con maggior intensità ciò che gli accade per poterlo trasporre sulla pagina (o in un film).
Osservare gli altri, empatizzare con loro, è un ottimo esercizio per rendersi conto di come le persone vivono sentimenti ed emozioni. Studia e impara i loro gesti, modi di dire o di fare per prendere le distanze o proteggersi.
Lo scrittore, prima di ogni cosa, osserva il mondo.

Empatia per i personaggi: tifare!

La paura nasce dal non sapere cosa accadrà, essa provoca nel lettore un avvicinamento verso i personaggi perché lui stesso non sa, e per sapere è costretto a continuare la lettura (insieme a quello specifico personaggio).
Faranno un percorso insieme che li avvicinerà, portando il lettore a tifare per lui sperando che riesca a superare le difficoltà (e paure). Ecco il punto:
  • difficoltà,
  • paure, 
  • conflitto.

Inserire questi elementi, ovviamente all’interno di una storia ben congeniata, farà nascere l’empatia per i personaggi perché, lo stesso lettore, avrà vissuto esperienze in qualche modo simili.

Si dovrebbe evitare di rendere l’eroe perfetto, che sa fare tutto e non ha alcuna paura. Dov’è la sfida? E il conflitto? Che paure può avere un personaggio di questo tipo?

Spesso i personaggi più amati (o anche odiati), sono proprio i cattivi perché in essi l’autore si sente più libero di inserire elementi oscuri che ne danno profondità e quella umanità necessaria. In tutti noi c’è un lato oscuro che ci attira e ci spaventa allo stesso modo. 

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