Self Publishing: la guida completa per auto-pubblicarsi

Una volta finito il romanzo, ogni autore si trova di fronte a varie strategie, tra queste una delle più di moda è il Self Publishing. Dopo anni a inseguire un minino di attenzione da parte delle CE, di rado si viene ascoltati, ci si rifugia nella autopubblicazione.

Prima di addentrarci in questa materia, vogliamo farti qualche domanda:

  • il tuo romanzo è stato letto e corretto?
  • Hai scritto una buona sinossi?
  • Lo ha editato un professionista?
  • Hai avuto considerazioni e giudizi da persone di settore?
  • È stata fatta una correzione bozze?

Se non hai risposto di sì a tutti i quesiti, è probabile che nel tuo progetto editoriale ci sia qualche pecca. Forse è il motivo per cui le agenzie letterarie o case editrici non hanno voluto saperne, resta il fatto che per proporre un buon testo si deve lavorarlo con dei professionisti.

Esempio: decidi di “andare in self”, il manoscritto è pronto (a tuo avviso), così ti rivolgi a un grafico per avere la copertina più bella di sempre. Investi del denaro (e potrebbe anche avere un senso), e alla fine hai ciò che volevi.

Perché, se investi per la copertina, non fai la stessa cosa per il romanzo? Fatta questa piccola premessa vediamo di capire se il Self Publishing ha un senso e soprattutto come autopubblicarsi nel modo migliore.

Il Graal!

Il Self Publishing è davvero il santo Graal dell’editoria, oppure tutti i romanzi così prodotti sono degli obbrobri illeggibili in cui trovi un refuso ogni due righe e le storie non hanno né capo né coda?

Definizione: per Self Publishing si intende, da parte dell’autore di un testo, l’autoedizione o autopubblicazione dello stesso per proprio conto, quindi senza il supporto di case editrici.

Ho sentito molti autori nella editoria tradizionale, dire che chi si auto-pubblica lo fa perché un editore serio non li ha voluti.

Invece, chi ha scelto il self, dice di non volersi impelagare nelle problematiche dell’editoria perché vuole essere libero, e guadagna anche di più.

Non credo in questi assoluti, sono dell’idea che ogni caso vada valutato singolarmente tenendo conto che, vivere di scrittura, non è mai facile. Basta sapere quanto guadagna uno scrittore

I passaggi da seguire per un Self Publishing fatto bene

Gli step principali sono sostanzialmente 4:

  1. Editing del romanzo. Si tratta di un processo molto intenso e necessario per rendere il testo il migliore possibile. Si lavora, insieme all’editor, su molti elementi come la trama, i personaggi, la lingua utilizzata, i dialoghi, il worldbuilding, i cliffhanger e si correggono difetti di scrittura. Tutti gli autori, anche i più grandi, vengono editati e credere di non averne bisogno è un atto di infinita presunzione e stupidità. Il vantaggio di pubblicare con una CE è quello di avere un editor. Purtroppo, in alcune realtà editoriali, sono diventati più che altro dei correttori di bozze e omologatori per rendere tutti i testi simili.
  2. Correzione di bozze. Un servizio più “facile” da gestire. Il correttore “correggerà” tutti gli errori di scrittura o digitazione.
  3. Creare il prodotto fisico. Prima di tutto facendo fare la copertina, di solito basta un grafico non troppo esperto per avere un buon prodotto che rispecchi le proprie idee. Il segreto è nell’essere precisi e di dargli informazioni chiare e semplici.
  4. Il marketing del romanzo. Questa è la parte più complessa dell’intera catena, infatti entrano in giochi infiniti elementi come il genere che va in quel momento, se si conoscono dei book blogger  o bookstagrammer a cui mandarlo, le proprie doti comunicative e commerciali, la capacità di organizzare il proprio lavoro e molti altri ancora.

Se si è disposti a seguire con attenzione maniacale questa lista di azioni, e non si vuole – per varie ragioni – andare con una CE, allora il Self Publishing è una strada percorribile.

Il Self Publishing: a volte merita, altre no

Ho lavorato con molti autori che hanno intrapreso la strada della auto-pubblicazione che hanno deciso di investire su un prodotto di qualità che mirasse a soddisfare il lettore.

Si sono fatti fare un editing professionale e hanno pagato grafici per copertine nuove e originali.

Sul Self Publishing c’è tanta disinformazione, troppa, che spesso è stata messa in giro proprio da chi non vuole che questo strumento si sviluppi ulteriormente. 

D’altro canto, e parlo per esperienza personale, alcuni lavori in “self” sono delle schifezze che non meriterebbero di essere assolutamente pubblicati, così dei sedicenti scrittori sfruttano tale mezzo per mettersi sul mercato: intasandolo.

Buoni o cattivi?

Siamo quindi di fronte a prodotti di scarsa o buona qualità? La risposta, come diceva la mia professoressa di economia politica, è sempre “dipende“. Vediamo di capire come destreggiarsi nel Self Publishing soprattutto per avere successo!

Si scrive per vendere, evitiamo di pensare che lo si faccia solo per passione che è necessaria, ma se si ricevono solo porte in faccia si perde la voglia, l’entusiasmo, e si smette.

Avere qualche commento positivo, magari una recensione su a 5 stelle, è benzina per l’autostima.

Self Publishing o canali tradizionali?

Prima di focalizzarti sulla auto-pubblicazione è opportuno valutare anche altre possibilità. Sembra banale ma se vuoi diventare uno scrittore dovrai fare tanta strada, prendere porte in faccia e confrontarti con gli insuccessi.

I casi in cui l’autore di turno scrive, invia e viene pubblicato nell’arco di un anno (con relativo successo di vendita), sono rarissimi e spesso anche un po’ mitizzati.

Dietro un best seller ci sono anni di fatica e rinunce, nonché incredibili insuccessi di fronte al sistema editoriale che non ti vuole proprio dare una chance.

Le ragioni sono molte:

  1. Il romanzo non è pronto, è scritto male oppure la storia ha svariati difetti.
  2. Non è il momento giusto per quel genere di prodotto.
  3. Chi lo ha letto non ha saputo valutarne le qualità.
  4. Non lo hai inviato alle giuste CE o Agenzie Letterarie.

Nel caso 1. l’unica cosa che si può fare è lavorare il testo, magari con l’aiuto di un editor professionista, e poi riproporlo. Stessa cosa per il punto 2. nel quale oltre a un problema di “mercato” ci sono spesso criticità tecniche.

Il punto 3. lo abbiamo già visto in altri articoli.

Quello che invece mi preme mettere in evidenza è il 4. quando il romanzo è effettivamente buono ma, per svariate ragioni, nelle case editrici non viene notato.

Capita spesso? Meno di quanto molti vorrebbero sperare. I libri buoni hanno quasi sempre il modo di venir fuori, dico QUASI. La letteratura non è matematica, e l’errore di giudizio all’ordine del giorno.

Ci sono invece più casi in cui un editor ha rifiutato un manoscritto che poi ha avuto successo con altri editori.

Se il romanzo è buono…

Ognuno di noi è convinto che il proprio manoscritto sia di qualità, a torto. I romanzi davvero buoni sono pochissimi rispetto alla gigantesca mole di quanti ne vengono scritti. La redazione di una Agenzia o CE è subissata da migliaia di proposte l’anno!

Riuscire quindi, in mezzo a tutta questa roba, a scovare quelli validi è un lavoro difficile, e si possono avere delle disattenzioni che portano a cestinare testi meritevoli.

Ricorda che una CE investe nel pubblicarti, per cui se non desidera farlo non è perché sono tutti incompetenti e cattivi. A volte le dannate “ragioni di mercato” hanno la meglio.

E il Self Publishing diventa una strada interessante che può dare più soddisfazioni di quanto si creda, anche in termini economici. In fondo se non credi in te stesso, perché dovrebbero farlo gli altri?

Hai un buon romanzo tra le mani che però non ha trovato interesse nei canali classici, è il momento di mettere da parte i dubbi e provare una strada alternativa.

Identikit del Self Publisher

Ama i libri, leggere e scrivere. Ma non solo, ha investito tempo per dare vita a una storia (o più d’una) passando ore davanti al pc per scrivere un libro. 

Il più delle volte ha inviato il testo a qualche casa editrice senza ricevere risposta arrivando a pensare di non essere capace (se crede che sia perché nelle CE sono tutti incompetenti e cattivi è fuori strada).

Arriva il momento in cui decide di diventare imprenditore di se stesso: significa che non vende solo i libri, ma anche la sua immagine e la sua forza sui social.

Se ti rivedi in queste caratteristiche, allora hai il potenziale per diventarlo partendo dal presupposto che non è una forma di pubblicazione di “serie B“, solo differente visto i cambiamenti socio-economici in atto.

Conosco autori noti che hanno iniziato a copiare le strategie di comunicazione web proprio dal settore “self”. 

Auto pubblicarsi ha dei costi

Ho voluto rendere questo punto ancora più chiaro, si tende a credere che per il self basti avere un testo e i costi sono inesistenti.

Non ci siamo proprio. Analizziamo le voci di costo:

  • Il tuo tempo. Per quanto non sia una vera e propria uscita finanziaria è senza dubbio un costo, o almeno un ricavo mancato. Se anziché produrre il manoscritto avessi fatto altro, un secondo lavoro o qualche piccola consulenza avresti guadagnato qualcosa. Dipende dalle tue competenze, occupazione, ad esempio visto che ami scrivere potevi investire tutte quelle ore facendo articoli per il web (a costi bassi, se non conosci le tecniche SEO necessarie per una migliore indicizzazione).
  • Hai assolutamente necessità di un editor serio e preparato. Purtroppo, come vedremo più avanti, uno dei mali del self è proprio la scarsa (se non scarsissima), qualità dei testi.
  • Devi pagare una persona che impagini il libro. Un conto è scriverlo su word, tutt’altro stamparlo o anche solo creare il file per l’ebook.
  • Consiglio anche di trovare un buon illustratore, le scuole di fumetti sono piene di giovani capaci a costi contenuti.
  • E poi c’è la promozione, con relativo utilizzo di social e un sito-web (dal quale ormai non puoi più prescindere).

Non stiamo parlando di costi esorbitanti, ma neanche dell’ordine di poche centinaia di euro. Dipende dalla qualità e serietà dei professionisti a cui ci si affida.

Promozione, social e sito-web

Abbiamo parlato in altri articoli dell’importanza di un editing serio, per quanto riguarda impaginatore e illustratore ne puoi trovare moltissimi sul web, facendoti fare vari preventivi e valutandone i lavori già fatti.

Se decidi di auto pubblicarti è opportuno che impari a usare al meglio i social, in linea di principio i migliori sono quelli tradizionali come Facebook, Twitter e se hai molta fantasia e tempo libero anche Instagram (per la promozione, ovviamente).

A questi va aggiunto un sito personale

Non mi stancherò mai di ripeterlo abbastanza, coloro che hanno più successo nel self lavorano online spingendo su una promozione di se stessi in primis: Self Branding.

Un tuo sito, con blog annesso, ti servirà come vetrina per i tuoi prodotti, offrendo un’idea di uniformità e professionalità (che manca moltissimo in questo settore dell’editoria).

Nel blog potrai fornire tutta una serie di informazioni sui tuoi libri, idee o pensieri semplicemente per la voglia di comunicare.

Non si acquista più solo un romanzo, ma tutto il pacchetto che comprende anche l’autore stesso. E se lui ha valore lo trasferirà al prodotto creando una sinergia vincente tra storie e personaggio mediatico.

Non sto decidendo che tu debba cambiare, anzi. La coerenza è una dote invidiabile che ti farà percepire in modo genuino e anche professionale. Racconta le tue esperienze letterarie, sul self publishing e tutto quello che riguarda non solo te, ma il mondo in cui operi.

A chi rivolgersi per un proprio sito?

Ci sono anche qui due strade ben distinte:

  1. Il fai date.
  2. Affidarsi a un professionista.

Se non sai:

  • acquistare il dominino,
  • l’hosting,
  • usare wordpress,
  • settare google analytics,

Devi per forza di cose affidarti a una persona del settore. Online ce ne sono moltissime, io mi affido a una società che si è sempre dimostrata rapida, efficace e a costi molto competitivi: Posizionaresitiweb.

Non puoi soltanto essere online, ma nelle prime posizioni delle ricerche!

Ormai è provato che il 90% dei click vanno proprio per i siti in prima pagina, se riesci ad esserci, ad esempio con “Romanzi Fantasy”, avrai una visibilità incredibile che porterà molti amanti del genere sul sito spingendoli all’acquisto.

Punti di forza del self publishing

Ora che hai un’idea di come muoverti nel settore self credo sia opportuno vedere quali sono i vantaggi che avrai nell’auto-pubblicazione.

I costi li abbiamo visiti, i ricavi (escludendo le commissioni) sono tutti tuoi. Ma non solo:

  1. Avrai massima libertà su cosa scrivere e come farlo. Per entrare nel mainstream sei obbligato a proporre testi uniformati sia dal punto di vista stilistico che di genere. Così potrai lasciar andare le dita sulla tastiera e non farti condizionare dal mercato o le mode, scriverai ciò che ti piace, sperando anche di guadagnarci qualcosa (anche più di qualcosa)!
  2. Gestirai tu i flussi di cassa, i soldi che entrano e escono per intenderci, avendo il massimo controllo decisionale e aumentando anche il self branding.
  3. Il self, oltre a darti delle reali possibilità  di vendita, è anche usato come trampolino di lancio per la grande editoria. Ormai molte case editrici scelgono i loro autori tra le fila degli auto-pubblicati. Valutano le vendite, le recensioni e i “followers”, inteso in senso più ampio rispetto ai semplici followers. In questo, un blog ben frequentato fa davvero la differenza!
  4. Se da una parte il lavoro aumenterà, dall’altra avrai maggiore controllo su tutte le scelte strategiche e comunicative. Nella grande editoria questo è un problema molto sentito poiché c’è sempre una distanza tra le aspettative dell’autore e il lavoro effettivamente svolto dall’editore.
  5. Potrai pubblicare con maggiore rapidità, fermo restando i passi necessari elencati prima per proporre un buon prodotto sul mercato.
  6. Rimarrai tu proprietario dei diritti d’autore.

Esistono dei generi per così dire “ibridi” che non trovano una facile collocazione nelle normali collane, invece sul web sei tu ad avere il controllo.

C’è un sottobosco di generi fatti di community forti e coese che si scambiano commenti e recensioni, ecco che un manoscritto editato, di qualità, si nota visto che il mercato è pieno di robaccia!

Punti di debolezza del self publishing

Non è tutto semplice e facile, anzi. Ho sentito di molti autori che si sono impazziti combattendo e litigando per avere un prodotto di qualità, o almeno come lo volevano loro. Molti si affidano ad Amazon, che credo sia la scelta migliore, soprattutto all’inizio.

Purtroppo non si ha il supporto professionale di un editore, l’aiuto che ti può dare è impareggiabile. Ti libera da molte incombenze lasciandoti il tempo per fare il tuo mestiere: scrivere.

Stessa cosa fanno le Agenzie Letterarie. Entrambi sono utili, ma se inizia a vedere quello del self un qualcosa di diverso, ti renderai conto che non sono necessari.

Sei un imprenditore-scrittore, un mix tra due mondi che da sempre sono stati divisi e se sarai capace di conciliare il meglio dalle figure professionali sarai destinato (si pera) a grandi soddisfazioni.

Una CE, oltre al supporto tecnico e artistico, investe su di te facendoti pubblicità e promozione, organizzando presentazioni o spazi nelle fiere. Fa si che il tuo nome giri e, in più, il nome della casa editrice è comunque motivo di prestigio e spesso sinonimo di qualità.

Tutti sanno che Einaudi pubblica romanzi ben scritti, di qualità. La Newton Compton editori invece punta sull’intrattenimento con storie coinvolgenti in cui il page turning non manca mai! Ne ho citate un paio e subito hai identificato il tipo di libri che propongono.

Il pregiudizio sull’autopubblicazione

Quando un mercato è libero e remunerativo, ci si lanciano tutti andando a saturarne l’offerta a scapito spesso anche della qualità. Non si può negare che sia accaduto anche nell’editoria in generale che, a causa di tantissimi errori, adesso si trova in un momento di grossa crisi.

Il self sembrava la soluzione, e in effetti per un certo periodo ha dato nuovo impulso al mercato editoriale stantio, vecchio e legato a strategie comunicative di duecento anni fa!

Con il suo sviluppo è aumentato anche il numero degli scettici e, dobbiamo dirlo, a ragione. Esistono testi autopubblicati davvero di qualità, ben scritti e curati. Poi ci sono altri romanzi che fanno schifo, non esagero, zozzerie piene di refusi, banalità e scritti talmente male che sbattere il mignolo sullo stipite del letto, a confronto, è una benedizione!

Ma questo accade, seppure con meno esasperazione, anche nell’editoria tradizionale. Quindi giudicare un romanzo in self come pessimo, solo perché è in self, è un pregiudizio che il lettore medio sta piano piano superando. 

Il lato oscuro dell’editoria tradizionale

In Italia, negli ultimi anni, c’è una tendenza negativa che sta trasformando molte CE in carrozzoni scomposti che pubblicano cose a caso (o solo di personaggi famosi), dando davvero troppo poco spazio alle novità e agli esordienti.

Credere che entrare in una CE importante sia sinonimo di fama e successo: è ERRATO.

La figura dello scrittore che propone la sua opera e il resto lo fa l’editore è una fantasia morta e sepolta, anche i grandi si adoperano per farsi vedere, conoscere e pubblicizzare.

Se vuoi avere successo nel mondo editoriale ti devi dare da fare, uscire dalla tua stanza (in senso figurato) e capire che dovrai promuovere tu stesso il tuo romanzo, che sia in self publishing o con un editore tradizionale.

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