Incipit, significato e perché è così importante per un romanzo

L’incipit è l’arma migliore che hai per essere pubblicato. Il mio è un incipit esagerato che spinge – almeno spero – il lettore ad andare avanti per comprendere come sia possibile la suddetta affermazione.

In realtà non è una balla, solo che un buon inizio non è sufficiente e possiamo definirlo una conditio sine qua non, in pratica se scrivi un attacco orrendo il tuo testo finirà in automatico nel cestino. Ecco uno dei motivi per cui leggiamo le prime 20 cartelle editoriali + sinossi (tutto in word) per capire se abbiamo voglia di editare un romanzo che ci viene proposto.

Nel torneo Arcimago la prima scrematura viene fatta valutando il pitch, a essere sincero non mi sembra proprio il metodo migliore del mondo, anzi. Però è utile per capire quanto la capacità di attirare l’attenzione sia ormai essenziale se si vuole avere qualche possibilità di pubblicazione.

Ovviamente incipit e pitch non sono la stessa cosa, anche perché conosco molti scrittori che non sono in grado di scriversi una sinossi valida. Però hanno, nella maggior parte dei casi, messo tanto impegno nell’incipit proprio per farsi notare da un editor o da una agenzia letteraria.

Le basi per un buon incipit

L’incipit è una voce verbale latina che indica le parole (o note in un brano musicale) iniziali. In generale, in un romanzo, è l’inizio della storia in cui catapultiamo il lettore per “coinvolgerlo” mostrandogli di cosa tratta il testo.

Un buon incipit dovrebbe catturare attraverso il conflitto narrativo. Conflitto che può essere fisico, emotivo o psicologico e che sarà, nel corso della storia, parte essenziale e fulcro. Creare un dualismo nel protagonista, ad esempio attraverso un sentimento di vendetta o un dubbio personale, rende l’incipit più potente.

Da non confondere con il prologo che è, invece, una parte di testo che mostra un’accadimento precedente, a volte di poco, al momento della narrazione. L’incipit è il punto di partenza in cui la storia si innesca e i personaggi affrontano determinati ostacoli e attraverso le loro azioni innescano il tutto.

Le tipologie di incipit

Esistono 3 tipologie di incipit:

  1. Narrativo. Di solito è il più usato, e facile, perché si introducono i primi elementi della storia in modo morbido e si forniscono elementi che riguardano la storia, o anche del mondo se stai scrivendo un Fantasy, o sui personaggi principali. Con esso si tende a iniziare il racconto cin gradualità e incuriosendo il lettore ma senza “scossoni” o altri espedienti narrativi. In generale vengono fornite nozioni importanti.
  2. In medias res. Senza dubbio è la tipologia più difficile da utilizzare al meglio perché sballotta il lettore in un periodo “in mezzo” allo svolgersi degli eventi. Se ben scritto ha una forza incredibile che obbliga il lettore a continuare alzando al massimo le aspettative sugli accadimenti futuri e sulla storia. 
  3. Descrittivo. In questo caso si descrive, ovviamente, qualcosa. Che si tratti del protagonista, di un ambiente o anche un singolo oggetto ma mai in modo scontato e banale. Qui entra in gioco l’estro dell’autore che dovrebbe evitare stereotipi come la classica casa stregata in un horror! Manzoni ad esempio, ne I promessi sposi, ci introduce al racconto attraverso una descrizione del “ramo del lago di Como”. Molti autori utilizzano l’incipit descrittivo ammorbando il lettore, è quasi sempre un tentativo goffo in cui si tenta di essere poetici ed eleganti quando, invece, si è solo noiosi.

Ogni incipit può essere utilizzato in qualsiasi genere letterario, ma in generale è consigliabile, per i meno esperti, scegliere quello narrativo più facile e molto meno impegnativo.

Se vuoi dare chance al tuo manoscritto serve un inizio di qualità

L’incipit è il tuo biglietto da visita, che tu voglia pubblicare un romanzo con una casa editrice o che tu sia orientato al self-publishing, ma anche se lo vuoi inviare alle Agenzie letterarie che spesso leggono le prime 1-2 pagine e se non sono convinti lo rifiutano.

Un buon editor o un agente letterario esperto, sono in grado di fare una prima scrematura solo leggendo l’incipit. Diciamo che in media eliminano il 60-70% dei manoscritti pervenuti sfogliando le prime pagine! 

Ecco perché il tuo deve essere solido e accattivante, ben scritto e senza il minimo refuso! Persino su una piattaforma free come Wattpad gli stessi lettori, che leggono per piacere e non per lavoro, continuano un testo solo se vengono catturati dall’incipit.

Come scrivere un buon incipit narrativo

Come detto il motore pulsante di un buon incipit è senza dubbio il conflitto, senza di esso ci troveremo di fronte a un gigantesco infodump che ha l’unico scopo di introdurre lo svolgersi della trama.

Infatti, il primo errore che deve essere evitato è di usare la ormai desueta (e anche banale), voce narrante onnisciente che spiega qualcosa. Mostrare qualcosa, è giusto (il noto Show don’t tell), ma ci dovrebbe essere anche qualcuno che “vive” quella scena.

Scrivere che:

“L’assassino si muoveva tra le ombre, il volto coperto da una maschera sacrificale demoniaca…”

Potrebbe anche sembrare un attacco valido, ma in realtà, se non si fa attenzione, risulta una forzatura.

  • Se si muove nel buio, chi lo vede? Nessuno può.
  • La voce omnisciente? E così ci siamo giocati da subito il patto narrativo con il lettore.
  • Qualcuno lo sta osservando? Ecco che la storia inizia subito con un errore perché nessuno vede al buio a meno di visori notturni o magia!

Un incipit “neutro” per molti neofiti della scrittura è in realtà strapieno di errori.

Dall’universale al particolare e viceversa

Nei romanzi di stile “europeo” si scrive partendo da qualcosa di universale (o generico) per poi andare a focalizzarsi su un particolare specifico. In quelli americani il processo, in linea di massima, è inverso.

Non è tanto la regola che vuoi seguire essenziale, quanto il provare le due strade sul tuo incipit. Tenta di scriverlo partendo da un elemento molto specifico e magari apparentemente di poco valore. Poi allargati lentamente, mostrando più cose, per esempio, della scena del crimine fino ad arrivare a una visione totale dell’ambiente e dei personaggi che lo animano.

Incipit americano. Un papavero, spostandosi mostrerai una mano che lo stringe che è quella del cadavere di un noto avvocato. Lo studio in casa sua con le foto dei figli, quadri e la scrivania colma di faldoni ben impilati. Tutto è perfetto, non sembra esserci traccia di lotta o di effrazione. Il commissario (il protagonista) si muove tra quegli elementi, parla con qualcuno e gli pone delle domande: ecco il momento per dare altre informazioni.

Incipit europeo. Se non ti convince quello appena visto, prova a scriverlo partendo, invece, dal generico (universale) per stringere fino al particolare (es. il papavero).

Alcuni consigli “pratici”

Scrivere un buon incipit è difficile, pochi sono in grado di catturare l’attenzione, dare ritmo alla narrazione, inserire un conflitto e coinvolgere il lettore tutto senza essere didascalici.

Però ci sono alcuni consigli che puoi – o forse dovresti – tenere a mente per migliorarlo.

  1. Evita aggettivi e avverbi inutili. Sembra una ovvietà, ma nel 99% dei testi che leggiamo c’è sempre un eccesso abnorme di questi due elementi. In modo particolare proprio di avverbi in -mente che, a meno di non essere “estremamente” utili, vano tolti: tutti.
  2. Meglio frasi brevi o lunghe? In generale è meglio alleggerire la lettura con periodi semplici senza mille subordinate, soggetti o azioni che potrebbero solo mandare in confusione il lettore. L’incipit è il momento in cui lo catturi e, la sua attenzione, – per forza di cose – potrebbe essere bassa.
  3. Scrivi solo ciò che serve ed è funzionale alla storia. Perdersi in pedanti descrizioni del clima (sembra che tutti gli autori in erba lavorino per ilMeteo.it) o dell’ambiente o anche dei personaggi è privo di emozioni, non genera empatia con il lettore, anzi lo allontana.
  4. Sempre tenendo conto dei punti precedenti, crea da subito l’atmosfera giusta. Non serve, come detto, fare grandi descrizioni dell’ambiente, bastano “pennellate” fatte al momento giusto. Per esempio, potrebbe bastare “il fuoco di una torcia” o “il trillo di uno smartphone” per far intuire al lettore il periodo in cui ci troviamo.
  5. Non fare un riassunto della storia poiché uccide l’interesse del lettore, prenditi il tempo necessario per raccontare tutto durante lo svolgimento dell’opera.

Troppo spesso leggiamo incipit scritti senza attenzione. Magari non sono neanche male, però la mancanza di metodo, competenze e studio, li rendono leggerini e con qualche errore di troppo. Che tu lo voglia pubblicare in self publishing, inviare a case editrici o agenzie letterarie, l’incipit è il tuo biglietto da visita.

Se convinci il potenziale lettore dalle prime pagine, non è detto che ti sceglierà, ma avrai una possibilità che invece a molti viene negata – a fronte di testi anche validi – per colpa dell’incipit.

L’incipit è eleganza

Non solo – o non tanto – dal punto di vista stilistico, ma dei modi. Molti autori pensano che la loro ottima e meravigliosa idea vada da subito urlata in faccia al povero lettore: guarda quanto sono bravo, che genio!

Oppure sono solo impazienti e vogliono indirizzare subito la storia dove dicono loro, senza creare suspense, attesa e aspettative. Così non si fa altro che far fuggire chi è interessato alla tua storia.

Se calchi la mano stai dicendo al lettore già troppo e, in un certo qual modo, lo respingi. Prima ho usato il termine “pennellate” e credo che sia la base di ogni buon inizio di romanzo. È una forma di seduzione, di certo non provi a conquistare una persona sbattendogli in faccia tutte le tue doti, una sorta di curriculum vitae per cuori solitari!

Quando lavoriamo un testo dedichiamo molto tempo alla stesura (o correzione) dell’incipit perché sappiamo quanto sia essenziale per il proseguimento della storia ma anche per catturare potenziali editori.

Se hai dubbi, domande o quesiti sui servizi di

Puoi scriverci alla email:

info@pennarigata.it

Siamo tutti un po’ Giuliacci

La maggior parte degli incipit che ci arrivano sembrano scritti da qualche meteorologo in pensione. C’è sempre un sole che sorge, o cala, come se l’alba e il tramonto fossero scene così uniche da meritare tre pagine di smaronamento per il povero lettore.

Oppure piove, anche qui si scimmiotta il cinema americano con nubifragi durante il solito funerale che scatenerà il classico flashback del protagonista.

Cosa dire, poi, della luce che filtra attraverso una finestra; della nebbia mattutina che ovatta ogni rumore e ottunde le sensazioni? Una mattinata di primavera o un pomeriggio d’autunno quando le fronde degli alberi si arrossano?

Se vuoi che il tuo incipit venga preso sul serio, evita di fare il meteorologo, anche se credi sia il modo migliorissimo e superlativo attacco degno di un Nobel per la letteratura! Evitalo.

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