Di sicuro mi inimicherò moltissime persone, in fondo chissenefrega, ma negli ultimi anni il comportamento di alcuni bookstagrammer è diventato a dir poco moralmente discutibile.
In questo articolo parlerò di esperienze di autori che si sono imbattuti su Instagram in personaggi che avrebbero dovuto recensire i loro libri, ma che invece si sono comportati male. Non è un’accusa a tutta la categoria, e se qualcuno si dovesse sentire preso in causa, forse è perché ha qualche scheletro nell’armadio.
In un mio precedente articolo, scritto circa due anni prima di questo, parlavo dei Bookblogger mettendone in evidenza i molti pregi e i pochi difetti. A oggi la situazione – e nello specifico su Instagram – a mio parere non è più rosea. Ci sono molti nuovi instagrammer che, per emulare chi ha più successo, sono disposti a tutto, o quasi.
Per avere più follower serve fare post e stories, e se il tuo prodotto sono le recensioni dei nuovi romanzi sei costretto a leggerne tanti. Vedo blogger che pubblicano con cadenza giornaliera e mi chiedo (come molti altri autori), ma come fanno a leggere duecento pagine al giorno di libri?
E in più i bookstagrammer avranno una vita, molti studiano, di conseguenza qualcosa non torna. Noi che i libri li scriviamo (nel mio caso li edito anche), non riusciamo minimamente a tenere tali ritmi, magari è possibile farlo in vacanza, ma per anni è inconcepibile.
I giudizi dei bookstagrammer
Se un autore scrive un pessimo libro è giusto che gli vengano fatte delle critiche – costruttive ed educate – per metterne in evidenza pregi e difetti e dare la possibilità ai lettori di poter scegliere con più sicurezza. I libri costano cari in Italia, e spendere 20 euro per un romanzo che poi non si finirà è uno spreco che è giusto evitare.
Però a volte leggo giudizi edulcorati e super positivi per libracci che sembrano scritti da bambini di 8 anni. Alcuni bookstagrammer spingono verso la stessa direzione, super-positiva, un testo che tale non è. Perché?
I più puri di cuore potrebbero dire che è solo il loro giudizio personale, che se 3-4 lettori “esperti” hanno lo stesso punto di vista forse è perché il romanzo ha del potenziale.
Però poi il mercato, dopo questa spinta violenta dei suddetti, boccia comunque il libro. Come in tutte le cose della vita la simpatia e il proprio tornaconto sono presenti anche nel fantastico mondo dei libri, strano, eh?
Così si aiuta qualcuno, magari che ha scritto un pessimo testo, perché l’editore è forte o regala tanti libri (e guai a inimicarselo), oppure perché l’autore è una persona che ha forza social e quindi può portare benefici.
Ho saputo, ad esempio, di gruppi di bookstagrammer che si uniscono per leggere insieme dei libri dividendosi il testo, tipo 100 pagine a cranio… Non ho parole.
Poi si fanno una bella call tutti insieme – o su Telegram – e decidono a tavolino, e in base ai benefici che potrebbero ricavarne, che recensioni fare. Se per esempio la CE è forte e pubblica molti romanzi di loro interesse, allora saranno magnanimi.
Oppure potrebbero affossarlo solo per superficialità, invidia (alcuni bookstagrammer non sono veri appassionati, ma scrittori mancati) o chissà per quale altro motivo.
Esperto di romance non conosce L’amante di Lady Chatterley
Altri si fanno inviare il romanzo dalla casa editrice solo perché è facilmente rivendibile. Poi si limitano a fare un “unboxing” e al massimo un post del libro con due tazzine del caffè e qualche spiga di grano, senza leggerlo e recensirlo.
Tempo fa lessi un post su Instagram di una persona che parlava di “La strada” di McCarthy dicendo che non lo aveva mai letto e che era molto curiosa: fino a qui tutto bene.
Ciò che mi lasciò parecchi dubbi era nel vedere che si trattava di un bookstagrammer focalizzato, tra i vari generi, molto sulle distopie. Si vendeva come una sorta di esperto che bacchettava e giudicava con post degni di Benedetto Croce (se non hai idea di chi sia, forse è il caso che ti fai qualche domanda), però non aveva mai letto “La Strada”.
Se vuoi giudicare, e recensire, romanzi di un genere è essenziale che tu ne conosca i più grandi autori. Non si può pensare di fare critica letteraria senza aver studiato le basi. È come se io andassi in una pinacoteca e facessi la critica dei quadri presenti.
Chi giudica chi giudica?!
Questi sono solo alcuni casi all’ordine del giorno che vengono perpetrati sempre di più da troppi bookstagrammer che rovinano la reputazione di quelli che invece lavorano seriamente e con passione. Ho saputo di “ricatti”, ripicche e vendette neanche fosse un dark romance!
Non tutti i sono ignoranti e arrivisti, ma neanche tutti sono bravi e preparati. Ognuno è libero di fare la critica che vuole, di dire il proprio parere su ciò che ha letto. Non ci si rende conto che dietro un romanzo c’è il lavoro – spesso duro – di tante persone e ci vorrebbe più rispetto.
Non intendo dire che si debba parlare bene di ogni testo, ma di giudicare in base alle proprie competenze professionali. Se hai studiato la critica letteraria, conosci i classici e hai una sana passione per un determinato genere, potrai fare delle valutazioni più critiche e profonde.
Ma criticare l’editing di un romanzo, quando non si sa neanche cosa sia ‘sto benedetto editing, è gratuita cattiveria. A un mio collega è stata fatta una recensione in cui si denigrava violentemente l’editing, andando a domandarsi se fosse stato fatto. Poi vai a leggere i post di tale critico letterario e trovi errori di grammatica (refusi esclusi)…
Conclusioni sul mondo dei bookstagrammer
Non è un articolo d’accusa contro tutti i bookstagrammer, molti sono bravi, seri e preparati. Invece è più un monito per i lettori che si lasciano influenzare troppo da chi esagera con post “urlati”, che crea polemiche gratuite e attacca personalmente l’autore.
Abbiate giudizio critico, valutate ciò che scrive, e come scrive, per farvi un’idea delle competenze letterarie. Se recensisce fantasy, controlla nei suoi post se ha letto, ad esempio, Il Signore degli Anelli (Shannara, Elric di Melnibonè, Le nebbie di Avalon e altri classici) o se ha solo visto il film.
Spero di non essere tacciato per un irriducibile idealista ma chi bazzica l’ambiente dell’editoria presto o tardi s’accorge di questo mercato. A quel punto è costretto a prendere una decisione: continuare a seguire a testa bassa la propria strada oppure gettare la spugna.
Dipende dalla forza con cui sei legato ai tuoi ideali, un po’ come il rocciatore che si puntella su due dita e non vede che una parete liscia, guarda in alto per scorgere la vetta ma è nascosta dalla nebbia (ma sa che esiste e può comparire da un momento all’altro). Tutti credo abbiano avuto a che fare con gli speculatori, fa parte del grande gioco della vita e nell’ambiente dell’editoria in generale, devo ammetterlo, sono molti e della peggiore specie. Non giudico nessuno ma due parole chiare e sincere farebbero un gran bene a tutti. Non esistono strade sicure, anzi il più delle volte non esiste nemmeno un sentiero ben tracciato, esattamente come la cima del fiero monte, ma non c’è altra strada che tentare.
“Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris.
Nescio, sed fieri sentio et excrucior.”
Odio e amo… sento che è così e mi affligge. Così è scrivere: finisci per detestarlo ma appena vedi un foglio bianco rivivi la segreta magia. Tutto ricomincia, ami e odi.
E chissà che un giorno non compaia quella bella vetta anche per noi…