Bookblogger, motore pulsante dell’editoria

Amo i bookblogger (ora non montatevi la testa), o almeno quelli vecchio stampo con la sana passione per i libri. Persone che hanno trasformato qualcosa che gli piace in un lavoro, o anche un hobby, per amore della lettura.

Si muovono in differenti canali, alcuni su tutti, altri invece preferiscono la specializzazione di uno specifico social (Facebook, Instagram, Twitter, Youtube ecc). Sono animali da biblioteca, o meglio libreria, drogati di storie e racconti. Hanno dai 12 ai 70 anni.

Anni fa il sistema editoriale era governato dalla stampa che poteva distruggere in poche righe un testo. O al contrario trasformarlo in best-seller. 

Il web ha dato voce a tutti (per sfortuna in molti casi), ma in editoria è stato – a mio parere – un bene poiché ha dato voce a chi i libri li legge davvero.

I Bookblogger sono il punto di contatto

La caratteristica principale dei Bookblogger è senza ombra di dubbio il fatto che sono dei veri lettori. Non hanno interessi (quasi mai), a spingere un libro brutto, ne avrebbe la loro credibilità.

Credo, conoscendone alcuni, che siano ancora puri e non riescano a svendersi come accade a volte sulla stampa tradizionale. Elemento fondamentale che viene percepito anche dai lettori, che si affezionano e creano con loro un legame di fiducia.

Fiducia che ormai manca nei confronti della stampa che perde credibilità ogni giorno, a favore dei Bookblogger che sul web recensiscono in modo più reale e genuino i libri.

Il 20% dei lettori dichiara di aver scelto il proprio libro grazie a consigli raccolti sul web. Non solo: il 51% di chi compra online si fa inspirare da informazioni e suggerimenti presenti in siti o blog dedicati alla lettura. 

Fonte: “Bookblogger ed editore: un dialogo basato sulla fiducia” di Denise Nobili, Giornale della Libreria 9 dicembre 2018.

La mia esperienza con i Bookblogger

Di recente ho presentato il mio ultimo romanzo Bringer (La Corte Editore) a LuccaComics 2019. Oltre a essere stata un’esperienza incredibile, mi ha permesso di incontrare molti Bookblogger.

Ciò che ho notato subito è la passione, genuina e coinvolgente, che non può fare altro che ispirare fiducia e simpatia. Loro sono il vero punto di contatto tra editoria e lettori, uniscono due mondi che per troppo tempo sono stati inutilmente distanti, più per colpa delle CE a dire il vero.

I Bookblogger si relazionano con gli editori, imparando alcuni meccanismi e dinamiche necessari per muoversi bene, ma allo stesso tempo dialogano direttamente con i lettori comprendendone meglio bisogni e gusti.

Creano un dialogo che serve a tutti, scrittori compresi. Per cui se sei un autore affermato, oppure vorresti pubblicare un romanzo, non puoi esimerti dal dare importanza ai Bookblogger.

Non solo per quanto riguarda la promozione del testo, ma anche a monte per farti un’idea e capire cosa piace ai lettori e cosa proprio non sopportano.

Non si tratta di farseli amici, anche se può capitare, ma di avere con loro un dialogo schietto che porta benefici importantissimi. 

Hanno un lato oscuro?

Certo che sì! Non sono tutti bravi, simpatici e onesti al 100%. Ma ciò accade in ogni ambito lavorativo, personalmente quasi tutti quelli che ho conosciuto si sono dimostrati persone e professionisti a modo.

Non vengono mai pagati, o molto molto poco, e per lo più questo avviene attraverso una merce ben precisa: libri!

I più maliziosi potranno dire che poi li rivendono, senza comprendere due elementi per me essenziali:

  1. I Bookblogger lavorano tanto, leggono moltissimo e investono tempo e passione. Se poi riescono anche a guadagnarci qualcosa io non ci trovo nulla di male, anzi.
  2. Anche se rivendono i romanzi regalati dalle CE, non lo fanno di certo per comprarsi l’ultimo capo d’abbigliamento alla moda, ma per acquistare altri libri!

E anche i giornalisti “classici” lo fanno, solo che percepiscono uno stipendio per recensire e leggere.

Come rapportarsi con loro

Per quanto possa sembrare strano, rapportarsi con i Bookblogger è più facile di quanto si creda: basta essere sinceri e diretti.

La maggior parte sono persone appassionate, magari un po’ pazze (ma se sei un autore o vuoi diventarlo anche tu tanto normale non devi esserlo), che cercano solo una cosa: belle storie.

Se poi sei anche simpatico tanto meglio, ma gli deve piacere cosa scrivi. Il modo migliore per relazionarti con loro è tanta sana umiltà, condita da un pizzico di passione.

Ad esempio, se sei su Instagram, seguili, metti like e commenti ai loro posto ma non per farteli amici, ma per esporre il tuo punto di vista.

Capita che possano nascere delle discussioni costruttive che valgono più di un “bravissimo”, “hai ragione” o qualche emoticon messo lì.

L’editoria, seppur lenta, sta cambiando. Non accettarlo o credere di poter stare fuori dalle sue nuove meccaniche è un atteggiamento miope.

Con il passare del tempo, come accaduto per la moda, la comunicazione e la pubblicità dei libri si sposterà ancora di più sul web. Non sto dicendo che devi passarci le ore, ma solo di non snobbare qualcosa che non conosci bene o che reputi poco utile.

Vendere libri è difficile, meglio sfruttare ogni canale e imparare a usarlo a dovere. Io rimango dell’idea che i Bookblogger siano qualcosa di necessario per aiutare il settore editoriale in crisi.

Ma solo se saranno in grado di rimanere puri.

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