Sarebbe un mondo perfetto se una persona potesse scrivere ciò che vende, senza doversi “ammorbidire” per fare contenti lettori, editori e agenzie letterarie.
Ma il sistema in cui viviamo ha, a nostro avviso, un grande limite mentale. Infatti, si vogliono prodotti predigeriti, facili e che rientrino in generi molto precisi.
- I lettori, specialmente italiani, sono immaturi culturalmente e richiedono romanzi che rientrino subito e in modo chiaro in un genere letterario. Se si esce dal seminato, li si manda in confusione. Un esempio personale: anni fa pubblicai per la Newton Compton Editori un romanzo intitolato Il marchio perduto del templare. Uno storico, perché tale è, con sfumature esoteriche la cui presenza è motivata da determinati accadimenti. Leggendolo si capisce che è un romanzo STORICO, lo ripeto. Alcuni lo hanno storto il naso perché, nella loro idea, uno storico non può avere elementi forti di altri generi. Fortunatamente il romanzo è andato bene.
- Gli editori sono spesso focalizzati solo sulle vendite (è anche giusto, ma nel lungo periodo potrebbe non pagare), così cavalcano l’onda del momento (vedi i pessimi libri “scritti” da influencer e simili), e se il tuo romanzo non ricade nei generi più in voga, non vieni pubblicato.
- Le agenzie letterarie ascoltano le richieste delle CE riguardo ai generi che vogliono, e sondano il mercato in cerca di testi più simili possibile ai best seller del momento.
E poi ci sono gli autori che non sanno cosa fare, la loro indole li porta a esplorare nuovi lidi e a mischiare generi mentre i 3 elementi forti del sistema vogliono altro.
Scrivere ciò che vende o ciò che si vuole?
Scrivere ciò che si vuole o ciò che vende? Per molti potrebbe sembrare una domanda banale, per altri invece un dubbio quasi irrisolvibile.
La risposta è complessa. Certo si deve scrivere ciò che si “sa scrivere”. Ad esempio, se ami gli horror, ti sarà più difficile cimentarti nei romance (o altri generi più emotivi), che hanno anche una struttura della storia molto diversa.
Ogni genere ha delle regole precise, che poi non sono altro ciò che il lettore si aspetta. Sarebbe come mettere un fantasy senza mostri, magia ed eroi, che fantasy sarebbe?
Uno dei grandi dubbi di ogni persona che si affaccia alla scrittura è se scrivere per vendere, oppure decidere di elaborare il testo che più si predilige.
Se ami un genere alla follia, prova con quello!
Se una persona ha la grande fortuna di essere appassionata di un genere che piace molto, non ha grandi problemi e dovrebbe seguire solo alcune accortezze per non uscire troppo dai canoni standard del genere.
Poi c’è chi ama, ad esempio lo Steampunk, e il suo unico desiderio è scrivere romanzi di quel genere. Di solito chi è così convinto fa bene a seguire la sua vocazione, se poi a questo si aggiungono capacità, studio e un editing professionale sarà possibile fare buoni risultati di vendita.
Per tutti gli altri il dubbio rimane: scrivere ciò che si vuole o ciò che vende?
Vediamo entrambe le possibilità valutandone, in modo critico, punti di forza e debolezza.
Prima però c’è da rispondere a un quesito secondo me propedeutico, e molto pragmatico: scrivi per te stesso o perché vuoi anche guadagnare?
Scrivere è un mestiere o una vocazione?
Si ha la visione molto romantica dello scrittore che, con accanto una tazza di caffè e un pacchetto di sigarette, passa la notte a dare vita a una storia profonda, un intreccio di personaggi ben delineati, cupi o luminosi che suscitano grandi emozioni.
Un’immagine tanto bella, quanto falsa. Quello è un cliché, tutti gli autori che conosco scrivono di giorno a eccezione di uno soltanto. E seguono un metodo, neanche fossero atleti che stanno per partecipare alle Olimpiadi.
Per tutti loro scrivere è una vocazione, ma per poterla vivere appieno deve essere un mestiere che permette loro di avere (almeno in parte) una tranquillità economica. Un po’ di sano pragmatismo ti aiuterà nel tuo percorso di scrittura, leggi questo articolo per avere un’idea di quanto guadagna uno scrittore.
Molti preferiscono viverla sognando perché è più facile, e se si fallisce si può dare la colpa agli impegni della vita. Lo scrittore moderno (che pubblica con CE importanti), fa più di un lavoro, soprattutto all’inizio della carriera.
Alcuni obietteranno: io scrivo per me stesso! Perfetto, non c’è nulla di male, ma allora perché cerchi informazioni online su come scrivere un romanzo? Oppure sulle Agenzie Letterarie o il Self Publishing?
Tante persone che amano scrivere hanno inizialmente il medesimo punto di vista, perché hanno timore di essere giudicati e che il loro romanzo (o racconto), non possa piacere. Non è semplice perché quando scriviamo portiamo su carta una parte di noi, vederla maltrattata può essere doloroso.
Scrivere è catartico. E lo è ancora di più se provi, se ti sforzi a rendere la storia e il suo significato comprensibile anche per gli altri. Allora la scrittura farà la sua magia. Per essere chiari con gli altri, si deve prima esserlo con se stessi, affondare le mani dove in realtà non vorremmo.
Scrivere ciò che vende o quello che sento
Quanti, in un momento di tristezza, si sono piazzati davanti al pc (o anni fa alla macchina da scrivere) per sfogarsi e raccontare il proprio stato d’animo. Ed è qualcosa di bellissimo; come abbiamo visto ha un effetto purificatore su di noi, ci aiuta ad affrontare e anche mettere a fuoco cosa ci accade intorno.
Se scrivi per essere pubblicato, cosa che spero poiché reputo lo scrivere per se stessi e basta una sorta di nonsense, allora dovrai fare i conti con il mercato.
Ma anche con una marea di porte sbattute in faccia (l’ambiente editoriale manca spesso di buona educazione).
Non ti aspettare email di risposta da CE o Agenzie che ti ringraziano per aver pensato a loro, ma che il tuo testo non è in linea con le loro pubblicazioni.
Il più delle volte non rispondono proprio. Loro obietteranno che non hanno tempo, che è specificato sul sito e una marea di buone considerazioni, credo che rispondere a chi ci ha dato fiducia sia sempre dovuto.
Ad esempio prendo in carico un numero limitato di editing al mese. Non potrei farne di più, sarebbe a scapito della qualità.
E a volte mi trovo costretto a rifiutare un incarico per una serie di ragioni (es. testo davvero troppo grezzo, oppure di un genere che non conoscono e non sono, quindi, in grado di lavorare), ma rispondo sempre e comunque a una email!
Queste nozioni ti servono per capire come approcciarti al mondo editoriale, soprattutto non prenderla mai sul personale. Può capitare che un testo valido non rientri nelle collane di una casa editrice.
Ecco il punto: hai scritto un buon romanzo, lo hai lavorato ed editato con un professionista, eppure non trova il giusto sbocco che meriterebbe.
Cresce la frustrazione, la rabbia che intacca la tua autostima, e se avevi davvero delle capacità (in rarissimi casi un pizzico di talento), viene sommerso dai rifiuti silenziosi.
Il giusto equilibrio
Sia chiaro che ognuno è libero di seguire la strada che preferisce, di ascoltare o meno i consigli altrui, ma ascolta attentamente: ogni singola persona che lavora nell’editoria, soprattutto quella di alto livello, vuole romanzi scritti con il cuore e con la testa.
Cosa significa?
Che devi scrivere di qualcosa che ti appassiona, altrimenti il risultato sarà grottesco nella migliore delle ipotesi, finto e poco empatico. Non trasmetterai altro che informazioni, ma scrivere letteratura significa in prima battuta emozionare.
Non sempre è sufficiente.
Il vero lavoro dello scrittore è comunicare, ad esempio:
- Se vuoi farti capire da una persona molto ignorante eviti vocaboli difficili.
- Con una persona anziana tendi ad avere un tono più alto.
- Invece con un bambino sarai più dolce e calmo.
- Con un adolescente sarai diretto, andando dritto al punto senza fargli perdere tempo.
- …e così per il tuo “target”.
Target. La parola chiave alla quale ti devi riferire, scrivere è una forma di comunicazione (concetto banale), eppure spesso si dimentica che essa, come appunto ogni forma di comunicazione, non può prescindere da 3 elementi fondamentali:
- L’oggetto della comunicazione (in questo caso un romanzo).
- Chi invia il messaggio
- E chi lo riceve.
Ti sembra ovvio? Lo è, la bravura di un autore è di saper unire i 3 elementi, appunto elaborando un testo che sia chiaro, preciso e arrivi al lettore. Se prescindi dal terzo non sei uno scrittore, ma uno scolaro delle elementari che scrive i pensierini.
Allora devo scrivere di generi che vendono
Non ho detto questo. Elaborare un testo di un genere che non si conosce solo perché è “la moda del momento”, di rado porta buoni risultati.
Un giallo ha bisogno di determinati schemi narrativi che puoi imparare solo leggendone e studiandone altri, non basta aver sfogliato un thriller per dire di esserne un esperto. Risulta difficile, persino per i veri scrittori, entrare in un genere e farlo proprio.
Non c’è una ragione, è anche inutile stare lì a pensarci. L’unica cosa che si può fare è invece sperimentare, scrivere, farsi editare e leggere molto per comprendere il proprio stile e vena narrativa.
Un libro è un prodotto. Accettarlo non ti farà svendere le tue idee, ma ricorda i 3 elementi della comunicazione, il libro di per sé è solo uno strumento che veicola ciò che senti, arriva al lettore e lo emoziona.
Sono dell’idea che si debba trovare equilibrio in questo, nel capire che non sei solo quando scrivi ma accanto a te, intorno, ci sono tutti i tuoi potenziali lettori e tu sei lì per loro!
Scrivere ciò che vende: un esempio
Di recente ho parlato con un’altra editor/agente molto brava di libri Fantasy. Mi ha confidato che in questo momento vanno molto, ma solo se non si parla di Elfi e Nani. Quindi secondo il mercato, oggi, Il Signore degli Anelli non andrebbe pubblicato!
Puoi sfruttare l’informazione non per snaturare il tuo testo, invece potresti farlo evolvere in qualcosa di diverso e le creature che prima erano Elfi, mutarli in umani dotati di grande saggezza e con poteri magici.
Persone che per una determinata ragione si sono allontanate dalla civiltà. Se l’idea di base del tuo romanzo fosse buona, modificare tali fattori non la renderebbe meno coinvolgente.
Parlando di fantascienza invece, ho sentito degli editor di alcune importanti CE che mi hanno indicato il distopico young/adult (Y/A) come molto interessante per il mercato. Al contrario secondo le Agenzie Letterarie non è vendibile!
Il mio consiglio è di pensare alla storia (non a scrivere ciò che vende), al suo scheletro narrativo e al genere (di massima), in cui vorresti collocarla.
E poi essere attento al mercato, ascoltando le richieste, i gusti e le stesse idee dei potenziali lettori. In questo il web e i librai sono delle miniere di impareggiabili informazioni.