Progettazione narrativa del romanzo, e di una gamba

La progettazione narrativa del romanzo è una fase preliminare in cui si costruisce l’ossatura della storia e si indicano tutti (o almeno la maggior parte) gli elementi che la compongono:

Il lavoro da fare prima di scrivere un romanzo, dovrebbe partire sempre da qui. Che si tratti di seguire un metodo di scrittura analitico o più libero, per avere un quadro preciso del tipo di romanzo che si vuole scrivere.

Molti autori si perdono dopo una cinquantina di pagine perché non hanno in mente una vera struttura narrativa. Magari l’idea di base è valida, ma senza aver costruito, su carta o nella propria mente, un’impalcatura solida, andare avanti e concludere il romanzo diventa sempre più complicato. 

In un’epoca in cui scrivere un romanzo è alla portata di molti, progettare prima di scrivere è diventato un modo per non perdersi. 

Scrivere un romanzo non è come progettare un edificio

Dopo vent’anni a scrivere ed editare romanzi, sono arrivato alla mia personale valutazione:

la progettazione narrativa del romanzo è uno dei mali della scrittura moderna.

Trasformano un atto creativo in uno matematico in cui, dopo un determinato numero di pagine, deve accadere un evento specifico per ottenere, in teoria, una reazione e così andando avanti per l’intero manoscritto.

A me sembra solo uno strumento per fare quella che gli economisti bravi chiamano: differenziazione di prodotto. Vendono a chi vorrebbe imparare a scrivere qualcosa promettendo risultati eclatanti, un po’ come i corsi di scrittura o le schede di valutazione tanto amate dalle agenzie letterarie (chissà perché).

Si creano testi simili tra di loro. Gli archetipi e alcuni elementi di genere sono necessari, anche come codifica per il lettore, ma si rischia di eccedere eliminando, o almeno tarpando, le ali della creatività più pura. Trovo che la progettazione narrativa, così come l’uso della intelligenza artificiale, per scrivere romanzi, permettano ai mediocri/scarsi di elaborare storie appena decenti, livellandoli a una banalità sconcertante.

L’IA può essere uno strumento impareggiabile per avere una seconda opinione, una sorta di mini brainstorming fatto con “qualcosa” che ci ridarà indietro frasi corrette grammaticalmente e spesso più comprensive, ma fredde.

Progettare ogni passaggio del proprio romanzo, con certosina cura, rischia di irrigidirlo togliendogli, o almeno mortificandone, la creatività. Sono dell’idea che una progettazione di base sia necessaria senza portarla all’eccesso, così come accade per l’uso delle IA.

Punti di forza della progettazione narrativa del romanzo

La mia non è una guerra santa contro la tecnologia, al contrario sono il primo a trovarla utilissima e necessaria (basti pensare alle ricerche che si possono fare su Google!).

È utile saper progettare un romanzo perché tale metodologia offre dei benefici indubbi, fintanto che non si trasforma la scrittura di una storia in un’opera pionieristica degna dell’ingegner Cane…

Una storia che funziona ha una struttura invisibile ma robusta. La progettazione consente di evitare buchi logici, trame inconsistenti o personaggi che agiscono in modo incoerente. In questo modo si può lavorare, avendo molto più controllo (forse troppo), sull’arco di trasformazione, si capisce:

  • chi è il personaggio,
  • cosa vuole,
  • cosa lo ostacola e
  • come cambia.

Il risultato è una crescita narrativa credibile e controllata.

Sapere già “cosa succede dopo” è un’arma contro il famigerato blocco dello scrittore. La progettazione funziona come una mappa narrativa: ti guida nei momenti di smarrimento e ti permette di procedere anche quando l’ispirazione vacilla.

Alcuni autori hanno difficoltà a scrivere in modo fluido ed elegante perché sono troppo concentrati sulla storia e come farla proseguire. Avere uno schema approfondito è senza dubbio un buon supporto permettendoti di avere meno pressione addosso.

Altri benefici della progettazione narrativa del romanzo

Di sicuro è un metodo che offre una visione d’insieme, sia tematica che simbolica, aiutando a capire e sviscerare i temi e il cuore del romanzo. 

Se stai raccontando una storia di redenzione, puoi strutturare eventi, dialoghi e simboli in modo che convergano sul messaggio centrale. Stessa cosa se si tratta di un noir in cui il concatenarsi di eventi, situazioni e azioni dovrebbe portare alla risoluzione del “caso”.

Aiuta anche a gestire il ritmo narrativo, sempre più essenziale nei romanzi moderni, permettendoti di dosare_

  • le scene d’azione,
  • i momenti di riflessione,
  • i colpi di scena,
  • le descrizioni.

In modo che il lettore non si annoi mai… ma nemmeno si senta sopraffatto.

Debolezze della progettazione narrativa del romanzo

Come abbiamo visto è uno strumento che può offrire, se usato con attenzione e parsimonia, una serie di vantaggi. Personalmente consiglio di prendere spunto dalla prima check-list e svilupparla in base alle proprie necessità narrative.

Di solito è più che sufficiente per ottenere i benefici di cui ho parlato in precedenza. Credo che andare troppo in profondità, trasformando un atto creativo in uno troppo ragionato, sia controproducente quando si scrive un romanzo.

Uno dei rischi maggiori è la perdita dell’improvvisazione creativa. Se ogni svolta è già decisa a tavolino, c’è poco spazio per la meraviglia dell’inaspettato. La scrittura può diventare meccanica, prevedibile, priva di scoperte.

Si scrive per il piacere della scoperta, ascoltando l’istinto ma anche le scelte dei personaggi che, se ben strutturati, una volta lasciati liberi possono condurre a trame inaspettate e avvincenti.

Seguire uno schema troppo studiato provoca una rigidità strutturale che limita l’intuizione diventando una gabbia invisibile. Ci si ritrova a forzare eventi o reazioni solo perché “erano nel piano”. Tale approccio soffoca l’energia narrativa e blocca la naturale evoluzione dei personaggi.

Difficoltà nel trovare la voce autentica

Seguire schemi, modelli e archetipi può portare a una narrazione “perfetta” ma anonima. La voce dell’autore rischia di perdersi tra le griglie. Il romanzo può suonare corretto… ma freddo, scolastico. L’evento inatteso, suggerito dal romanzo stesso, è il più delle volte l’arma vincente che rende un manoscritto entusiasmante.

Quando il tuo lavoro è incasellato in schemi che sono legge, quando invece dovrebbero essere un semplice supporto, la tua voce non si sentirà e il testo avrà quel suono metallico e poco umano tipico, per esempio, dei romanzi scritti con le IA.

A volte si scrive per far quadrare un progetto, non per esprimere qualcosa di vero. Questo porta a storie costruite più che vissute, dove ogni scelta sembra da manuale e niente vibra veramente. Si ha così una sovrapposizione tra progetto e contenuto che lo rende poco coinvolgente.

Innovare, nella scrittura moderna, è al limite dell’impossibile. Però non è neanche detto che si debbano seguire schemi, modelli e archetipi come fossero dei dogmi. Con la progettazione narrativa del romanzo si rischia ancora di più di seguire modelli preconfezionati che sono solidi, puliti ma privi della scintilla nata dal caos emotivo che può avere solo un essere umano quando libera la creatività.

Quando la progettazione di un romanzo è utile e quando non lo è…

La progettazione è indispensabile quando si gestiscono trame intrecciate, molti personaggi, piani temporali diversi. Senza una struttura, si rischia il caos. Nei contesti narrativi complessi e multipli è di vitale importanza avere le idee ancora più chiare.

Quindi avere una linea del tempo molto precisa, con snodi di trama e passaggi chiave evidenziati è essenziale per non perdersi e per poter scrivere senza l’incombenza della trama che rischia di disintegrarsi sotto il peso delle idee.

Se vuoi scrivere un romanzo autobiografico o “sperimentale”, è meglio lasciar andare il flusso di coscienza e dedicarsi alla scrittura intuitiva, senza troppi schemi: progettare troppo può uccidere l’urgenza narrativa

Lasciare andare la penna, o meglio le dita sulla tastiera, senza freni inibitori o le mille paure che ci accompagnano, è catartico ma anche utile per la stesura di testi profondamente psicologici e personali. Un noir psicologico, per esempio, potrebbe beneficiare della progettazione fin tanto che questa non diventi “troppo” importante e quindi limitante.

Scrivere seguendo il flusso di idee non significa buttare a caso una serie di nozioni, è sempre necessaria una preparazione profonda dei temi che si vogliono affrontare. Un noir psicologico comprende una parte scritta senza freni, la progettazione di una storia di base, e lo studio profondo delle patologie e motivazioni dell’assassino di turno. 

Tecniche ibride: progettazione e scrittura esplorativa

Alcuni autori scelgono un compromesso tra la creazione di una struttura ma con lo sviluppo narrativo di carattere “esplorativo”. Costruiscono quindi una traccia generale, ma aperta, e scrivono seguendo una direzione, pur lasciando margine per deviazioni, scoperte, ribaltamenti.

Il rewriting è senza dubbio, almeno a mio avviso, il metodo che permette i migliori risultati in assoluto. Si fa la progettazione narrativa del romanzo e poi si elabora una prima stesura lasciando andare la penna e seguendo il flusso delle proprie idee.

Una volta fatta la prima stesura è utile prendere le distanze dal manoscritto, di solito almeno 4 settimane. Con la prima stesura accanto si riscrive il romanzo avendo già le singole scene, basterà solo scriverle con più freddezza per pulire il testo da eccessi, incongruenze o passaggi poco chiari. 

Il rewriting è il momento in cui costruzione e ispirazione si fondono.

La progettazione narrativa del romanzo è una leva potente. Aiuta, orienta, salva. Ma se la si usa male, può soffocare l’anima del testo. La scrittura è equilibrio tra tecnica e visione, tra logica e istinto. 

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