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Premio Arcimago, gratuito e forse…

Molti autori ci chiedono se il Premio Arcimago (un concorso letterario solo per il genere fantasy declinato in settordicimilioni di modi) è serio oppure se è la solita buffonata all’italiana?

Abbiamo già parlato del torneo Ioscrittore e del premio DeA planeta, sconsigliandoli con tutto il cuore viste le criticità che palesano e che ogni anno aumentano. 

Il concorso letterario Arcimago (nome azzeccato) è serio oppure è l’ennesimo concorso pilotato in cui c’è poco spazio, spesso nessuno, per chi non ha raccomandazioni o non ha mai comprato corsi di scrittura?

Abbiamo “seguito” le ultime dirette per capire meglio come funziona e quante possibilità effettive si hanno di vincere qualcosa. I primi 10 arrivati otterranno premi in denaro (dai 500 ai 2.000 euro) e la possibilità di essere pubblicati da un editore.

La lista delle CE sembra un po’ troppo diversificata con poche grandi realtà, la maggior parte sono medio/piccoli editori (sia chiaro, medio/piccolo non significa poco qualitativo). Un conto è offrire una pubblicazione con Giunti, tutt’altro e con Acheron (editore piccolo e serio).

La scelta è dovuta alla necessità di diversificare su tutti gli strati dell’editoria italiana (media, piccola e grande) per ridare impulso al sistema che ha contribuito alla morte del fantasy nostrano. Di conseguenza meglio così che una pletora di grandi editori spesso poco attenti alle vere richieste del mercato.

NB: il torneo garantisce il premio in denaro (e l’editing del romanzo per il primo classificato), ma non ha nulla a che vedere con le scelte degli editori coinvolti. In questo modo si lascia (giustamente) alle CE la possibilità di scegliere i finalisti che meglio si adattino alla loro linea editoriale. 

Premio Arcimago: il regolamento

Il regolamento è abbastanza classico, e NON si paga alcuna quota di iscrizione e questo è un altro punto a favore che indica la bontà dell’iniziativa. 

Ma non siamo qui per fare complimenti quanto per mettere in luce ciò che non ci convince, nel Premio Arcimago, sono poche cose e tra queste dobbiamo mettere in risalto per prima cosa l’importanza che viene data al sottogenere del fantasy.

L’autore è obbligato a dire se il suo testo è un fantasy:

  • dark,
  • romance,
  • mondano,
  • classico.

Rientrando nelle dinamiche tipiche dell’editoria italiana in cui si deve incasellare ogni testo dentro una categoria specifica, di contro il premio è fatto anche per trovare un punto di contatto con l’editoria. 

Cosa chiedono per partecipare al concorso

Prima di tutto un romanzo fantasy, ovvio… che rientri nei macro gruppi appena indicati. Ecco che  inizia la parte “wats America, auana gana” e “maccherone m’hai provocato”! Se non capisci i riferimenti significa che o sei molto giovane o poco interessato alla commedia italiana cinematografica.

Quando si invia la prima email per partecipare si devono inserire nell’ordine (in formato doc o docx) :

  • Titolo dell’opera (anche provvisorio, lunghezza massima 15 parole)
  • Concept (della lunghezza massima di 25 parole)
  • Pitch (della lunghezza massima di 100 parole)
  • Sinossi (della lunghezza massima di 600 parole)
  • Incipit (della lunghezza massima di 1000 parole).

Capiamo l’importanza di fare da filtro, di mettere in difficoltà le persone meno motivate, ma così si rischia anche di eliminare alla base, per esempio, le persone più grandi d’età. A un professionista serio basta leggere la prima pagina di un testo (+ la sinossi) per rendersi conto se è un romanzo da cestinare.

Un buon pitch rende il tuo romanzo più bello (o più brutto?) Il concept permette al tuo testo di vendere più copie e diventare un best seller? 

Innovare sì, esagerare no

Il resto delle informazioni per partecipare al concorso Arcimago le trovate qui. Il tentativo di rivitalizzare il fantasy italiano, direi di resuscitarlo, è un’impresa notevole e di sicuro l’Arcimago va nella direzione giusta innovando e proponendo qualcosa di nuovo.

Troviamo inutile complicare la vita con tecnicismi anglofoni perché “se non credi tu al tuo testo, come puoi convincere un editore” in cui si rischia di scivolare nelle solite meccaniche italiane che ricercano personaggi e gente con follower piuttosto che veri scrittori.

Se una persona scrive e invia un testo fantasy molto bello, ma non ha il dono della sintesi e non riesce a elaborare un concept e una sinossi strafiga, che fine fa? Se arriva in finale allora le richieste fatte sono inutili, se invece viene eliminato subito, allora qualcosa non funziona.

Gli organizzatori sono stati coraggiosi ed è apprezzabile la loro voglia di innovare, ci mancherebbe, il concorso sembra comunque una valida opportunità per chi ha scritto un fantasy e si è visto sbattere in faccia ogni porta.

Nel Premio Arcimago vincono gli amici degli amici?

Non ne abbiamo la minima idea, o meglio, sappiamo che nel primo concorso Arcimago sono entrati nei primi dieci il 50% dei corsisti di Rotte Narrative, di solito si parla di valori che sfiorano il 100%.

Siamo certi che “quella metà di corsisti” sia stata scelta perché hanno imparato tanto dai corsi riuscendo a scrivere romanzi fantasy di alto livello e soprattutto al di fuori delle dinamiche dell’editoria italiana, giusto?

Nella peggiore delle ipotesi, partecipare al Premio Arcimago è comunque un’opportunità per essere letti da persone di settore e avere qualche riscontro, magari anche una pubblicazione con un editore serio e non con il solito truffatore dell’editoria a pagamento. 

Altro elemento interessante è che non si nota la presenza delle fantomatiche agenzie letterarie, sarà un caso? Noi, comunque, lo apprezziamo. 

Il nostro consiglio, se si ha un fantasy nel cassetto (o anche solo in mente) è di partecipare all’Arcimago perché sembra uno dei concorsi letterari più seri in circolazione.

L’unica domanda alla quale non avremmo mai risposta è: e le arcimaghe? 

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