L’editoria è malata e tu non sei un genio!

L’editoria è malata, e questo è ormai certificato dalle infinite schifezze che ogni giorno vengono pubblicate. È un’accusa che colpisce chiunque ci lavora?

Assolutamente. Direbbe chi non ha la minima idea di cosa sia un avverbio ma è convinto di essere un fenomeno della penna, un sultano del punto e virgola; un cazzo di genio incompreso.

Bazzicando il settore ho conosciuto tanti che ci lavorano, che fossero editor, correttori di bozze, agenti letterari o scrittori. Molti avevano il “cervello in pappa”, convinti di detenere la verità letteraria ed editoriale.

In anni ho scritto articoli sulle storture di settore, sia dal punto di vista imprenditoriale che letterario. Il nepotismo editoriale italiano è paragonabile a quello che c’è in Zambia!

L’editoria è malata? E io pago per pubblicare o farmi valutare!

La causa del malanno che si è beccato il settore non è solo colpa del nepotismo, della incompetenza diffusa e dell’ego ipertrofico di molti che ne fanno parte, è anche colpa degli autori (o sedicenti tali).

Più che autori dovrei chiamarli:

persone che hanno digitato per ore cose a caso sulla tastiera senza avere un minimo di competenze tecniche.

Perché basta aver preso un sette al tema del liceo per sentirsi i nuovi Roth; aver letto qualche romanzo per poter credere di essere appena inferiori a Margaret Atwood.

Scrivere è un’arte. È come pretendere di esporre al MOMA dolo aver comprato degli acquarelli da Lidl perché gli amici, non il gatto, elogiavano i tuoi disegni all’asilo!

Dopo dei rifiuti dalle grandi CE cosa fa il nostro sedicente autore, sentendosi un genio incompreso? Invia il testo ai medi e infine ai piccoli editori che, incredibilmente, lo rifiutano anche loro.

L’ultimo step prima del self publishing (che invece ha una sua dignità e importanza, se fatto bene) è pagare per pubblicare! Un colpo di genio da migliaia di euro.

Lo spirito critico e il quarto peccato capitale

L’editoria a pagamento non è il problema dell’editoria, ma solo l’ultimo passo per l’inferno dei finti scrittori. Il peccato non è aver dato migliaia di euro a qualche cialtrone, ma è il livello di superbia così alto che l’unico posto dove si merita di stare sono i social.

È lì che possono pontificare il loro genio e prendersela con le case editrici e le agenzie letterarie che li hanno scartati perché il sistema è malato. Dante poneva i superbi nel Purgatorio condannandoli a portarsi sulle spalle un masso. Io glielo tirerei addosso.

Mi arrivano davvero troppi testi brutti, ma talmente brutti che neanche un miracolo divino (un editing stellare), potrebbe rendere accettabili per un qualsivoglia editore. Ma si deve per forza scrivere? Il padel è un bel gioco, oppure si possono collezionare francobolli, fare giardinaggio o trekking.

Cosa fare se sei una pippa al sugo della scrittura?

Se proprio sei un forzista della penna convinto che in te ci sia un nuovo King, è il caso che metti da parte l’ego e ti fai un bell’idromassaggio d’umiltà. Si può imparare a scrivere romanzi nel momento in cui si comprende di non saperlo fare.

Sembra ovvio, ma per molti non è così, e rispondono:

Sì hai ragione, ma

Al “ma” mi si chiudono tutte le vene del cervello e la pazienza finisce. Se vuoi migliorare mettiti in gioco, leggi tantissimo (tutti i generi) e scrivi. Puoi fare corsi di scrittura, utili ma troppo onerosi rispetto ai benefici che danno. Eviterei le schede di valutazione, tanto costose quanto inutili.

Io sono di parte, resto convinto che il metodo migliore per imparare a scrivere – o migliorare – sia senza dubbio un editing fatto da un professionista serio che lavori “sulla pagina” e con un costante scambio con l’autore. 

L’editoria è malata, però voglio pubblicare!

Se  sei online a cercare roba per pubblicare, significa che il tuo romanzo è stato scartato tante volte, eppure ti ostini a pensare che la colpa sia del sistema.

L’editoria è malata, ma non scema. Un buon testo trova sempre la sua strada, magari non subito o con un editore importante, ma è certo che prima o poi si imbatterà in qualcuno che saprà apprezzarlo.

La percezione che si ha dei propri romanzi è sempre troppo lusinghiera, specialmente se non si è dei professionisti di settore. A me, a dire la verità, non fregherebbe nulla dei deliri di sedicenti scrittori liberi di credersi fenomeni incompresi quanto desiderano, il problema è che con la loro immondizia saturano il sistema di valutazione delle case editrici e delle agenzie letterarie.

Fanno un danno ai quei testi, decenti o anche buoni, che meriterebbero un’occasione. Stressano gli editor delle case editrici a tal punto che li costringono ad assumere atteggiamenti distaccati e spesso scostanti per non farsi sommergere dall’incompetenza e presunzione altrui.

2 commenti su “L’editoria è malata e tu non sei un genio!”

  1. Sono pienamente d’accordo con te Giuliano.
    L’ “Assolutamente” è stato fenomenale, chissà in quanti avranno colto la sottile ironia sull’uso sbagliato e smodato di questo avverbio.

    Rispondi

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