Scrittura, intelligenza artificiale ed editing

Nel mondo editoriale (come ormai in ogni settore) si sta affacciando sempre con maggiore violenza il binomio/dualismo tra intelligenza artificiale ed editing. La maggior parte degli addetti ai lavori non prendono quasi in considerazione lo tsunami che presto travolgerà chiunque, loro compresi.

I grandi editori, nella maggior parte dei casi, sono fermi su posizioni commerciali e di marketing molto anni ’80. Utilizzano strumenti obsoleti in un sistema che corre a una velocità inimmaginabile anche solo un anno fa.

Chi lavora con i libri, con il sapere, perché scansa i nuovi strumenti di comunicazione e di scrittura? Alcune case editrici americane si sono rese conto di non poter ignorare le AI generative, così hanno messo a punto uno strumento degno dei migliori capitani d’impresa: un bollino…

Già, un dannato bollino che attesta che un romanzo è stato scritto da una persona in carne e ossa e non da un algoritmo. Rispetto al nulla dell’editoria nostrana è un grande passo. Persino le agenzie letterarie (straniere, sia chiaro), nei form da compilare quando si invia un manoscritto (perché la valutazione è GRATUITA), chiedono se sia stata utilizzata l’IA per la stesura del testo e la creazione della storia.

Intelligenza Artificiale: minaccia o evoluzione ?

Gli uomini primitivi disegnavano sulle pareti delle caverne e la scrittura è stata “inventata” alcune migliaia di anni fa (intorno al 3.000 a.C.). Prima si scriveva su tavolette, poi su pergamene, in seguito su carta e infine sui computer.

Non sono certo invenzioni paragonabili alla IA, oppure lo sono? Posso solo immaginare la fatica che si faceva a incidere dei simboli su pietra, tavolette o simili. Deve essere stato sconvolgente il passaggio al papiro! 

Mi vedo i poveri sumeri che incidevano e scalpellavano ore solo per una lista della spesa! Oggi neanche la scriviamo, ma la diciamo al nostro cellulare che l’appunta su un file di testo. I monaci amanuensi trascorrevano anni su un singolo tomo, eppure erano facilitati nel loro compito da strumenti certamente migliori di quelli degli antichi egizi.

Chi è abbastanza non-giovane ricorda come funzionava la macchina da scrivere e quanto si faticava quando finiva il nastro bicolore (nero e rosso), obbligandoci a diventare più simili a dei meccanici che degli scrittori. Poi arrivò il pc con il suo word, e tutto cambiò.

Si aveva a disposizione perfino un correttore ortografico. E anni dopo arrivò pure il web con tutte le informazioni e possibilità annesse. Le generazioni passate avranno trovato internet e i personal computer utili oppure li hanno considerati solo delle minacce?

Innovare per scrivere meglio?

Ogni singola innovazione ha portato, per forza di cose, a stravolgimenti incredibili che per chi non li ha vissuti potrebbero sembrare banali e di poco conto. Alcuni, credo molti, li consideravano pericolosi tanto da incidere negativamente sulla letteratura, ma poi è accaduto?

L’IA è una innovazione, diversa dalle altre che erano più “fisiche”, ma sempre di innovazione si tratta. Negli ultimi trent’anni gli scrittori hanno utilizzato Internet per cercare informazioni. Prima si andava in biblioteca, si chiedeva a qualche esperto oppure ci si doveva muovere fisicamente.

Se volevi scrivere sulla Cina potevi inventare, studiare o partire. Un po’ estremo, lo so, ma era così. Non tutti potevano permettersi di farlo, mentre oggi basta il web per avere a disposizione più informazioni di quanto si potrebbe accumulare in una vita.

Intelligenza artificiale ed editing: chi vincerà?

L’avvento dell’intelligenza artificiale ha sollevato interrogativi sul futuro di molte professioni. Alcuni temono che l’IA possa rendere obsoleto l’editing umano, altri vedono in essa un’opportunità per arricchire e potenziare il processo editoriale. Ma l’IA ucciderà l’editing o lo renderà più accessibile?

Oggi, strumenti basati sull’IA come Grammarly e ProWritingAid assistono scrittori ed editor nella correzione grammaticale e stilistica, identificando errori e suggerendo miglioramenti in tempo reale.

Analizzano il testo attraverso algoritmi avanzati, offrendo suggerimenti basati su modelli linguistici predefiniti. Tuttavia, nonostante l’efficienza, l’IA non può sostituire l’intuizione e la sensibilità umana necessarie per comprendere le sfumature culturali ed emotive di un romanzo.

L’AI spazzerà via i lavoratori non specializzati (una sorta di nuova rivoluzione industriale), dove a farne le spese saranno i professionisti di livello medio/basso. Editor mediocri, copywriter inventati e tutti quei mestieri che hanno bisogno di competenze non eccelse, rischieranno di diventare inutili.

Il lavoro varrà sempre di meno

Siamo di fronte a un cambiamento che accadrà, fregandosene di cosa vogliamo. Venti anni fa, quando lavoravo come web-copywriter, un mio articolo (SEO, specialistico e di 1.000 parole) valeva tranquillamente un centinaio di euro.

Oggi è un miracolo se ti pagano 5 euro (lordi!) e con l’utilizzo sempre più invasivo delle AI si scenderà ancora. Si darà più importanza alla quantità che non alla qualità dei contenuti, idea supportata anche dall’abbassamento della soglia d’attenzione degli utenti.

La mediocrità verrà fagocitata dalle intelligenze artificiali ottimizzando tempi e costi, a scapito della manovalanza (come accade da sempre). La storia economica insegna che nei momenti di grandi stravolgimenti sopravvivono non i più forti, ma i più pronti al cambiamento e al mettersi in gioco.

Ecco che l’intelligenza artificiale diventa un’opportunità. Chi le usa sa che devono essere “educate” per dare dei risultati che siano più precisi e, paradossalmente, umani. Per farlo le si devono dare le giuste direttive, ma se non sai cosa fa davvero un editor bravo, come le impartirai i giusti prompt?

Il ruolo insostituibile dell’editor umano

L’editing non si limita alla correzione di errori superficiali; implica una profonda comprensione del contenuto, del contesto e dell’intento dell’autore. Un editor umano apporta una prospettiva critica, empatia e creatività, elementi che l’IA non può replicare.

La collaborazione tra IA ed editor umani può portare a un equilibrio ideale, dove l’efficienza tecnologica si combina con la profondità dell’esperienza umana. ​Secondo moltissimi studi, alcuni svolti proprio con il supporto delle IA, scrittori ed editori di qualità non rischieranno il loro lavoro per molti anni.

Dovranno innovarsi e scendere a patti con il progresso. Non sarà l’intelligenza artificiale a pensare per loro, ma potrà essere un supporto per ottimizzare i tempi e togliergli incombenze che non hanno nulla a che vedere con la creatività vera e propria.

Al lettore, alla fine, interessa che una storia sia coinvolgente, bella e ben scritta. Non gli importerà più di tanto se alcuni passaggi saranno elaborati con il supporto di una IA, Internet o uno stagista non retribuito. Il punto è che la creatività, per com’è la situazione tecnologica, è ancora ad appannaggio dell’essere umano così come l’empatia (a dire il vero ho qualche dubbio a riguardo, vista la situazione mondiale…).

Vuoi usate l’AI per gli editing?

Per ora no. In caso lo indicheremo. Ho fatto molti test e chiesto ad alcuni dei miei autori che usano ChatGpt nei loro ambiti lavorativi e ne conoscono, quindi, il potenziale e le basi, e mi hanno detto che le IA sono ancora anni luce da un editing serio e professionale.

Non sono in grado di replicare un editing “umano” perché editare non è contabilità o matematica, è un mix di moltissimi fattori:

  • esperienze di vita,
  • cultura,
  • doti comunicative,
  • studi,
  • letture,
  • passioni e competenze varie,
  • intelligenza,
  • empatia,
  • capacità analitiche e psicologiche,
  • creatività,
  • umorismo,
  • umanità.

Per quanto sia scontato, nessuna IA – a oggi – ha alcune delle doti necessarie a un buon editor. Di conseguenza non può editare come farebbe un professionista. Ci deve essere un dialogo continuo tra autore ed editor, un confronto che permetta a quest’ultimo di capire nel profondo cosa lo scrittore vuole realmente dire.

Come mettere a sistema intelligenza artificiale ed editing?

L’intelligenza artificiale non rappresenta una minaccia per l’editing, ma piuttosto un’opportunità per evolverlo. Integrando l’IA nel processo editoriale, gli editor possono concentrarsi sugli aspetti più creativi e strategici del loro lavoro, lasciando alle macchine i compiti ripetitivi.

Una sinergia tra intelligenza artificiale ed editing può portare a contenuti di qualità superiore solo mantenendo intatta l’essenza umana che rende unica ogni opera. L’editor non è una maestra che corregge, ma è un professionista che aiuta a far emergere la parte migliore, spesso nascosta, di un romanzo.

Le AI stanno distruggendo molti posti di lavoro ed è un processo che non si può più fermare. Credo, ma è una valutazione personale, che si debba accettarlo provando a imparare come usare questi nuovi strumenti non per fargli fare tutto il lavoro al posto nostro, solo quello più ripetitivo.

C’è stata la rivoluzione industriale, abbiamo fabbriche ovunque, eppure se vogliamo un abito davvero perfetto per un’occasione speciale, andiamo da un sarto. L’editing deve essere su misura, altrimenti lo può fare qualsiasi AI.

2 commenti su “Scrittura, intelligenza artificiale ed editing”

  1. L’IA mi sta dando una grossa mano nello scrivere, più che altro per preparare il materiale “grezzo” che vado poi a modificare ed editare puntualmente, pur con i miei limiti (non sono un editor professionista). Come tutti gli strumenti dipende molto dall’uso che se ne fa, un po’ come l’autotune nella musica: l’uso oculato è una cosa, l’abuso è un’altra. Io con l’IA ci dialogo, la correggo (sapeste quanti errori che fa, ci vorrebbe un libro solo per spiegarli), la boccio, la prendo in giro, esattamente come se avessi un umano davanti. Io non mi sento inferiore perché uso un’IA, perché lei fa quello che le dico io e non viceversa.

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