Moltissimi, diciamo pure tutti, aspiranti scrittori vorrebbero sapere quali sono i parametri con cui viene scelto un romanzo.
In linea di principio sono 5 (più 3 di bonus), in ordine sparso:
- Vendibilità.
- Chi è l’autore.
- Page turning.
- Emotività.
- Genere.
- Saper scrivere.
- La trama.
- La serialità.
Non sono gli unici, ma di certo tra i più importanti per le principali case editrici (o Agenzie Letterarie) che valutano con diversi criteri per decidere se pubblicare o meno un romanzo.
Ricorda sempre che la letteratura ha sia una parte oggettiva (qualità della prosa, struttura del racconto) che una soggettiva. Quest’ultima è difficilmente prevedibile, un romanzo che per te e chi lo ha letto è profondo ed empatico, per l’editor che ne decide le sorti potrebbe non trasmettere nulla.
1. Vendibilità
Un testo deve essere vendibile, come ho sottolineato più volte (consiglio di leggere Come pubblicare un romanzo) le CE sono aziende, devono fare utili altrimenti chiuderanno. L’unico modo è di vendere molti libri, di conseguenza un prodotto ben fatto, ma di nicchia, potrebbe non essere per loro appetibile.
Se scrivi un genere che non ha un grandissimo seguito hai 4 strade:
- Self-publishing.
- Cambiare genere (sconsigliato).
- Cercare editori seri adatti (di solito sono CE medio/piccole).
- Contattare delle agenzie letterarie valide (anche se di rado rispondono).
Per vendere devi scrivere ciò che ti appassiona, snaturarsi non funziona quasi mai anche se potrebbe essere un buon esercizio tecnico. Capita che chi ama un solo genere, tenda a fossilizzarsi, scrivendo romanzi che trasudano cliché o comunque qualcosa di “già visto”.
Se scrivi racconti Fantasy è necessario aver letto decine e decine di autori del genere, perché il lettore si aspetta elementi che siano comuni (es. magia, combattimenti, avventura, mostri, misteri, cammino dell’eroe) e in più una novità, che sia:
- nello stile o forma,
- nei personaggi,
- la trama,
- o qualche altra trovata che identifichi il romanzo.
Prendiamo Harry Potter, in fondo non è altro che un romanzo Fantasy, di libri in cui il giovane prescelto scopre di avere poteri magici ce ne sono a migliaia. Detto così sembrerebbe un romanzetto banale, senza inventiva, eppure ha venduto svariate milioni di copie…
Sognare di pubblicare un best seller è un grande stimolo, il mio consiglio è di tenere almeno un piede a terra: la realtà è ben diversa, sono pochi gli scrittori che vivono grazie alla vendita dei loro romanzi.
2. Chi è l’autore
O meglio chi sei tu! Quando ti presenti a un editore la prima cosa che legge è la tua biografia (sinossi compresa), oppure la Logline all’interno della email di presentazione. Il mercato editoriale si è evoluto (o involuto?) e un fattore discriminante è la presenza sul web.
Potresti avere un blog con centinaia di lettori (che in realtà sono pochi ma è già qualcosa), una pagina Facebook da 5.000 amici e tantissime persone che ti seguono su Instagram. Tutto ciò che è social e potenzialmente utile per farti pubblicità e vendere valorizzerà il manoscritto.
Non ti piace? Accettalo, è la verità.
Quanto incide? Dipende. I parametri con cui viene scelto un romanzo sono variabili e aleatori, in un dato periodo possono avere un gran peso (come i social in questo momento), oppure essere quasi inutili.
Basti pensare ai tantissimi libracci “scritti” da personaggi famosi, pubblicati da gradi editori, che imperversano nelle librerie.
Sono bei libri? Quasi mai. Vendono? Tanto. Appiattiscono il settore con prodotti usa e getta più simili a riviste di gossip che romanzi.
Puoi scrivere e proporti, ma se hai una forza social mettila in campo, falla notare al possibile editore. E adesso vorrei fare una piccola considerazione che, forse, non piacerà a molti sedicenti scrittori: di rado si viene pubblicati subito da un grande editore.
Si deve fare la gavetta, scrivendo e confrontandosi con il sistema editoriale e il mercato stesso. Entrare subito in una Grande, è rischioso e il più delle volte porta a poche vendite, una carriera finita e tanti sogni infranti.
L’autore non solo scrive, ma deve vendersi, spendersi per il libro facendo presentazioni, interviste e tutto quanto gli viene in mente: le CE non investono più. Figurarsi per gli esordienti.
Se hai pubblicato con una piccola, facendo numeri discreti e creandoti un gruppo di lettori affezionati, ti darà visibilità quando ti proporrai a una CE più grande, aiutandoti anche a vendere e raggiungere il loro Break-even-point.
3. Page turning
Come al solito gli anglofoni, per certi termini simil commerciali hanno una marcia in più. Per page turning si intende la voglia di andare avanti, quando si legge un romanzo, il “voltare pagina” appunto, per saper cosa accadrà.
Un grande esempio di page turning superbo è Il Codice da Vinci, che pur essendo un romanzo non eccelso (dal punto di vista letterario e storico, lo so non è uno storico ed è pieno di inesattezze; comunque ucciderei per scrivere così…) è un best seller di fama mondiale.
Dan Brown ha creato un meccanismo perfetto che ti obbliga ad andare avanti, vuoi sapere, capire a ogni costo. Ti obbliga a porti quesiti e dubbi quando tutti sanno che la risposta è 42 (cit.).
Un romanzo, per il moderno mercato editoriale, non può prescindere dal page turning. Non significa che si debbano scrivere capitoli di due pagine con colpi di scena ogni tre righe!
Ciò che molti non vogliono capire, o accettare, è che la capacita di scrivere in modo fluido non è qualcosa di innato (o almeno non del tutto), ma si raggiunge attraverso lo studio e l’applicazione.
4. Emotività
Si può conoscere l’italiano alla perfezione, elaborare frasi o anche interi testi perfetti degni di un membro dell’Accademia della Crusca. Ed essere dei pessimi scrittori.
Scrivere non è solo mettere insieme delle lettere, che formano parole, frasi, paragrafi e capitoli. Tutti sarebbero in grado di farlo. La differenza tra un romanzo di successo e uno spreco di fogli di carta è ciò che si riesce a trasmettere.
Tra i parametri per cui viene scelto un romanzo – l’emotività – è il più importante, secondo me. Si tratta però di un giudizio personale, poiché leggo molti libri e rimango basito da come qualcuno abbia avuto il coraggio di pubblicarli (e magari vendono anche bene).
Ipotizzo che la difficoltà delle CE dipenda proprio dalla impossibilità a trovare racconti che, oltre ad avere i parametri visti fin qui, trasmettano emozioni. Se vuoi avere delle reali chance di fare lo scrittore, non puoi prescindere dalla tecnica, da un buon editing e da “contenuti”.
Per avere cose da dire, pensieri, empatia si può soltanto uscire di casa e vivere. Aprire la mente agli altri facendo nuove esperienze, leggendo cose che non ci interessano e parlando con chi non ci suscita simpatia, per conoscerlo e comprenderlo.
Ti consiglio di studiare qualche testo base di psicologia e di linguaggio del corpo, i personaggi prenderanno da soli una forma più piena, profonda e realistica.
Per rendere un testo più coinvolgente ed emotivo è essenziale non raccontare, ma mostrare. A riguardo invitiamo a leggere l’articolo sulla tecnica narrativa Show don’t tell.
5. Il genere letterario
L’editoria segue le mode, per vendere. Non ci si può fare nulla, qualche anno fa andavano moltissimo i fantasy, poco dopo i distopici Y/A e in seguito i thriller storici. Non c’è nulla di male, è normale, accadeva a Francis Scott Fitzgerald che non vendeva una copia, può capitare anche a te!
Hai scritto un libro che ritieni valido che non trova alcuna collocazione di mercato? Case editrici o agenzie ti rispondo che è buono ma non li convince, o che non saprebbero a chi proporlo.
Cosa fare? Anzitutto non abbatterti, i media propongono casi irreali di sconosciuti che inviano un file e dopo 6 mesi sono primi nelle classifiche di vendita: un caso su un milione, non è la norma.
E tu non puoi affidarti al caso. Il mio consiglio è di farti un bel giro per le librerie e parlare con i librai, loro sono il punto di contatto tra l’editoria e i lettori, non gli agenti e ancor meno le CE. Ti diranno cosa vende, cosa chiedono i clienti o cosa vorrebbero leggere.
Per esempio “esperti del settore” mi confidarono tempo fa che le persone vogliono libri di 200-250 pagine. I librai che conosco, al contrario, sostengono che i lettori prediligono romanzi corposi. Perché tale discordanza?
CE e Agenzie vivono, troppo spesso, nel loro mondo dorato. Il problema è che per arrivare ai lettori dovresti passare per loro, che a volte hanno una visione poco realistica che blocca testi interessanti.
Tutto qui? I 3 parametri “bonus” (6, 7 e 8)
Abbiamo visto i 5 parametri principali per cui viene scelto un romanzo, ma ne esistono anche altri, leggermente meno importanti (purtroppo), che però possono incidere sulla scelta da parte delle agenzie o degli editori.
A mio avviso, come editor, i seguenti elementi sono forse più importanti di alcuni dei 5 appena visti, ma non lo sono per chi prende le decisioni.
6. Saper scrivere
Il sesto parametro che gli editori considerano (sempre più di rado) è la qualità della scrittura. Dovrebbe essere corretta, senza errori di grammatica o di ortografia. Le basi, insomma.
Coerente con la storia e il genere (parametro n.5), e in grado di trasmettere nel modo giusto le emozioni (parametro n. 4).
Una buona scrittura è importante, ma non essenziale. Un testo non lo si può misurare solo da come è scritto, ma dalla sua capacità di trasmettere emozioni e coinvolgere il lettore. Si deve fare attenzione a non eccedere nel voler un manoscritto “perfetto” stilisticamente, dal fregarsene della forma.
7. La trama
La trama originale è sempre meno ricercata, almeno in Italia. L’ennesimo paradosso della nostra editoria che si “spaventa” di fronte all’innovazione e poi la subisce dagli autori stranieri.
Sono sempre scrittori americani, inglesi o francesi a innovare, ma com’è possibile in un Paese di creativi come il nostro, si riesca a sfornare solo trame banali? Qualcosa stona e forse la colpa non è degli autori, ma di chi decide che accetta solo testi convenzionali perché terrorizzato dal fallimento.
Meglio andare sul sicuro. C’è stata la moda dei thriller nordici che ha portato gli scrittori italiani a uniformarsi a quel genere, per essere pubblicati! Stessa cosa per i dark romance trainati dal Fabbricante di lacrime (lei è italiana ma l’hanno proposta con lo pseudonimo Erin Doom). La trama perde valore, in Italia, perché deve seguire quella di testi già pubblicati (e di successo) all’estero.
Per fortuna, di rado a dire il vero, per scelta o causalità, un romanzo con una trama originale, scritto da un italiano, viene partorito anche da un grande editore.
8. La serialità del progetto
Se il 6. e il 7. potevano rifarsi a una editoria di qualità, l’ultimo parametro bonus è più vicino a elementi economici e commerciali: la serialità.
Un romanzo dovrebbe lasciare aperta una porticina alla fine, ma anche alcuni quesiti non risolti o domande senza risposta. Se il libro avrà successo (di vendite, non di critica), si lavorerà per dare vita a una serie, obbligando l’autore a seguire il profumo del successo e del denaro – pecunia non olet – e abbandonare qualsiasi velleità creativa.
Può capitare, spesso ci arrivano testi che sono solo l’inizio di progetti editoriali più articolati, che sia da subito l’intento dell’autore. In questo caso sarà più coerente e lineare la stesura delle opere successive.
Su quale spingere di più?
Abbiamo visto i 5 parametri con cui viene scelto un romanzo dagli editori. Non sono regole immutabili e oggettive, dipendono da talmente tanti fattori che focalizzarcisi per avere successo sarebbe un errore.
Quando scrivi devi fare solo una cosa: scrivere. Il vero lavoro lo fai prima e dopo la stesura del romanzo.
Prima: studiando, facendo esercizi, leggendo e confrontandoti con chi è più preparato di te.
Dopo: un testo appena finito non è MAI pronto. Dovrai lavorarlo mesi, sottoporlo a un editing professionale che ne valorizzi i punti di forza e ne corregga errori e criticità.