Quali sono gli errori grammaticali (e non solo) più frequenti e quanto possono incidere sulla scelta del tuo romanzo da parte delle case editrici o delle agenzie letterarie?
Un refuso ogni tanto è ammissibile? Sì, certo, ma se si vogliono aumentare le proprie possibilità di essere scelti (e quindi pubblicati), è meglio evitarlo. Per quanto possa sembrare un concetto ovvio, a noi arrivano molti manoscritti con più errori di grammatica di quanto sia accettabile.
Un editing ben fatto, oltre a migliorare – di molto – il testo, servirà anche per trovare e correggerne molti, evitando brutte figure. Ricordati che hai sempre Google e gli altri motori di ricerca da poter utilizzare, il nostro consiglio è:
Se hai anche il minimo dubbio, controlla online.
Si tratta di investire pochi secondi per digitare una parola e, in caso, ti eviterà di sbagliare.
I 10 errori grammaticali più frequenti…
Di errori grammaticali se ne commettono molti anche nei romanzi pubblicati, figurarsi in quelli che ancora non lo sono. Iniziamo con i 10 più frequenti che riscontriamo nei manoscritti che ci vengono inviati (per una valutazione gratuita mandaci le prime 20 pagine + sinossi, tutto in word, info@pennarigata.it).
N.b: in rosso l’errore di grammatica, in blu il modo corretto di scrivere.
1. Qual’é. Per quanto sui social ormai sia un errore abbastanza sdoganato, capita di trovarlo abbastanza spesso. La forma corretta è Qual è.
2. Pò. Se si intende poco, allora la forma giusta è po’, in questo caso si elimina il “co” e si inserisce l’apostrofo.
3. Quà, in questo caso il problema è l’accento che non serve perché il vocabolo non si confonde con altri, per cui si scrive semplicemente qua.
4. Tanto tempo fà. La a non va accentata, scrivendosi sempre fa.
5. Un’altro giorno. Accenti e apostrofi sono spesso un problema, ti consiglio di leggere questo pezzo sull’articolo un, in ogni caso si scrive un altro giorno.
6. Se invece l’articolo indeterminativo è al femminile l’accento ci va sempre. Non si scrive, quindi un altra, ma un’altra.
7. D’appertutto è un’unica parola e si scrive dappertutto.
8. Non lo sò, anche in questo caso non ci va l’accento, quindi si scrive non lo so.
9. Ne uno ne l’altro, al contrario l’accento ci deve essere. Si scriverà né l’uno, né l’altro.
10. Qualcun’altro? Assolutamente no. Si scrive senza apostrofo: qualcun altro.
Secondo un recente studio, tra gli errori più comuni che si commettono, c’è proprio il famigerato apostrofo, tanto che ben il 68% lo sbaglia (o lo mette a caso).
In realtà la regola è abbastanza semplice: si mette per le parole femminili (es. un’amica), mentre non lo si mette per quelle maschili (es. un amico).
Sono così gravi se vuoi pubblicare?
Alcuni errori commessi quando si scrive possono essere attribuiti a disattenzioni, pigrizia o anche semplici refusi, ma ce ne sono alcuni figli di una profonda ignoranza.
Se vuoi avere qualche chance di pubblicazione, devi evitarli, perché non basta un buon correttore bozze. Uno scrittore è una persona di cultura, a tutto tondo.
Chi non conosce le basi della lingua italiana, non può scrivere professionalmente (a dire la verità neanche a livello amatoriale). Se pensi di avere delle lacune, studia, informati e domanda a chi ne sa di più, eviterai figuracce e di essere scartato già dalla sinossi!
I 5 errori grammaticali più terribili
11. ……. per i puntini di sospensione si usa questo simbolo: … che non sono tre punti messi uno di seguito all’altro. Comunque meglio metterne 3 a mano piuttosto che dodici!
12. Avvolte credo che tu sia un pazzo. Si scrive: A volte credo tu sia pazzo.
13. Gli dico di smetterla una volta per tutte (riferito a una donna). La forma corretta è: Le dico di smetterla una volta per tutte.
14. Non sono daccordo. Invece è “d’accordo“.
15. Ci vediamo sta sera. È invece “stasera“.
I 5 errori “quasi” scusabili (o forse no)
16. Fà freddo! Certo, dopo un errore di questo tipo, si scrive: Fa freddo. L’accento non ci va mai!
17. E’ bellissimo. In realtà scriverlo così è brutto, e neanche poco. Spesso non si sa come fare la È, ma basta andare sul proprio programma di scrittura, trovare “inserisci”, “simboli” e in mezzo a ∑, Ω trovare la é maiuscola.
18. Si hai ragione. Ci sono due errori, il primo è la mancanza dell’accento sulla “i” quando quando è un avverbio di affermazione e non il pronome riflessivo di terza persona singolare e plurale. Il secondo è la mancanza della “virgola”. Il modo esatto per scriverlo è: Sì, hai ragione.
19. “Cioé, perchè pensi di avere ragione?”. Sembrano le parole di un personaggio di Verdone. Però ci sono due errori anche in questo caso. “Perché” vuole l’accento acuto. “Cioè” quello grave.
20. Inerente l’economia aziendale. La forma corretta è: Inerente all’economia. Si dice inerente a qualcosa, non inerente qualcosa.
Purtroppo i romanzi che ci arrivano ne sono pieni
Abbiamo fatto questa lista – non esaustiva – per mostrare quanto spesso ci si possa sbagliare scrivendo. In tutti i testi inviatici ci sono questi “strafalcioni” che compaiono per pigrizia, disattenzione o semplice ignoranza.
Durante l’editing del romanzo, li correggiamo per evitare all’autore brutte figure con case editrici e agenzie letterarie che, ormai, cercano testi al limite della perfezione grammaticale. Questo perché, come diciamo spesso, il sistema editoriale sta implodendo su sé stesso scaricando ogni costo sull’autore e perché, purtroppo, non si fa più scouting.
Studia, informati, leggi tantissimo e poniti molte domande. Esistono siti autorevoli come www.treccani.it oppure www.accademiadellacrusca.it dove puoi navigare e trovare tutte le risposte che cerchi sulla lingua italiana.
Un consiglio (magari banale per molti): attiva il correttore automatico di word, non ti aiuterà a trovare TUTTI gli errori, ma almeno qualcuno.
Se uno scrittore fa errori simili, evidentemente non legge; uno scrittore che non legge non può fare lo scrittore. È evidente!
Vorrei avere qualche delucidazione sulla professione del correttore di bozze . È un’attività che mi interessa in modo particolare, perché ho una naturale attenzione e passione per la lingua italiana.
Sono un’insegnante di Musica, ma ho anche studiato Lingue all’Università, dopo il Liceo Classico.
Tra pochi anni andrò in pensione e mi piacerebbe dedicarmi a questa attività. L’ ho svolta in passato per la pubblicazione di due saggi ed il mio lavoro è stato molto apprezzato . Non ho seguito mai un corso e sarei disponibile a farlo, ma so che molte case editrici non si avvalgono più della figura del correttore di bozze. Cosa suggerite?
Grazie.
Barbara Dattino
Gentile Barbara,
nelle case editrici la figura del correttore ha ancora importanza, al contrario dell’editor (prediligono testi già editati), il mio suggerimento è di contattare gli editori medio/piccoli presentando il suo cv editoriale. Per i corsi non saprei dirle se sono utili, di sicuro fanno curriculum e le potrebbero aprire qualche strada. Non vorrei essere scortese ma, vista l’età, dubito che le diano una possibilità di mostrare le sue competenze, però tentare è lecito. In questo momento (che dura da vent’anni…), l’editoria è in crisi.
No sono d’accordo.
Quale e qual sono termini diversi.
Prima di “è” si possono usare entrambi: “quale è” oppure “qual è”.
Se voglio usare il primo modo i casi sono due: o lo scrivo così o applico un’elisione.
Se però applico un’elisione non posso scrivere qual è perché, così facendo, in pratica userei il secondo modo: quindi, se applico un’elisione, sono obbligato a scrivere qual’è.
Altrimenti mi si dica che, in questo caso, l’elisione non è ammessa e mi si spieghi perché.
“Qual è” e “qual’è” sono entrambi corretti: nel primo caso si usa qual senza elisione e nel secondo si usa quale con elisione.
La lettere E maiuscola accettata per mezzo dell’apostolo ha una sua ragione ben precisa.
Usata sul web non causa alcun problema di decodifica.
La È accettata maiuscola a volte non viene decodificare esattamente e può venire rappresentata con un punto interrogativo o con un carattere grafico (certe volte come una piccola losanga).
– Dato che la nostra parola viene, giustamente, messa in dubbio, proviamo a vedere cosa indica chi ne sa di più come gli studiosi della Treccani: La grafia corretta nell’italiano contemporaneo è qual è, senza apostrofo. La grafia qual’è, anche se molto diffusa, è scorretta, perché non si tratta di un caso di ➔elisione, ma di ➔troncamento, dal momento che qual esiste come forma autonoma.
– Se mandi a una CE un romanzo e scrivi È non dicono nulla, se invece scrivi E’, lo contano come un errore o una sciatteria.
E’ vero: “qual” è un troncamento.
Notare la E maiuscola accentata con l’apostrofo: siamo sul web (il testo è un HTML) mentre un manoscritto di solito, quando non è su supporto cartaceo, è un file PDF.
In entrambi i casi (carta o PDF) non ci sono problemi di decodifica.
Quindi sul web non si parla né di errore né di sciatteria, ma solo di espediente atto a evitare qualsiasi problema di leggibilità.
“Qual” come troncamento è come “bel”.
Si può dire “che bel bambino” ma non “quanto è bel questo bambino”.
Bello e bel sono due aggettivi diversi (anche se hanno lo stesso significato).
La differenza tra troncamento ed elisione, nel caso in cui la parola successiva sia una vocale, è praticamente nulla.
L’unica differenza sta nel fatto che si ha solo troncamento e non elisione quando la parola successiva inizia per consonante, come in “gran caldo”.
Se vogliamo poi, non solo la Treccani afferma che “qual’è”, pur essendo molto comune, è sbagliato.
Con “bel” nessuno si sogna di dire che “bell’essere” è sbagliato e neanche “bel essere”, anche se nel primo caso si parla magari di “essere vivente” mentre nel secondo magari ci sta meglio “essere nel senso di vivere”.
Colpa sicuramente della doppia L.
Quindi intanto si tratta di convenzioni che derivano dall’uso.
Per cui, se si portano argomentazioni che l’errore c’è solo perché lo si vuol trovare, non vedo per quale motivo non accettare le due forme di scrittura e chiudersi a riccio “ah, no! E’ un errore gravissimo. Ipse dixit”.
Il blog è soprattutto per chi vuole imparare a scrivere e poi, eventualmente, pubblicare un romanzo. Di conseguenza è meglio dire da subito quali sono errori (almeno per tutti gli editor delle CE), così da evitare di essere cestinati. Non è una questione di chiudersi a riccio, ma di praticità e rapidità. Per quanto riguarda la E’, dato che riceviamo molti testi in word, è utilizzata dai più, quindi siamo costretti ad attenzionarla per evitare che si inviino romanzi alle case editrici che sono da considerarsi, nella migliore delle ipotesi, sciatti.