Prima se la prendevano con Erin Doom perché “non metteva la faccia”, adesso che lo ha fatto se la prendono con lei perché scrive – a detta di molti critici della domenica – della robaccia.
Eppure vende benissimo e ha migliaia di giovani fan innamorate dei suoi romanzi. Ma quindi sono le vendite a qualificare un autore? Non ho detto questo. Ma giudicare il “Fabbricante di lacrime” come una schifezza solo per sentito dire, o perché non incontra i propri gusti personali, non mi sembra il miglior modo di porsi.
Sui social – quelli per vecchi come Instagram e Facebook -, tra i miei molti (direi troppi) contatti, la povera Erin Doom viene costantemente massacrata. Dicono che non sa scrivere, che i suoi romanzi sono orribili storie che parlano solo di amori tossici, malattie mentali e drammi amorosi.
Forse è anche vero, ma alle adolescenti piace!
Leggono.
Quanti dei fenomeni che dicono di scrivere grandi romanzi, spingono centinaia di migliaia di giovani alla lettura? Quasi nessuno. Sono autorelli che, nella maggior parte dei casi, vivono fuori dal tempo e scrivono romanzi scimmiottando Jane Austen o Manzoni.
Erin Doom spinge i giovani alla lettura
La povera Matilde (vero nome di Erin Doom), non è di certo, almeno per ora, una scrittrice amata dalla critica più snob. Ho letto una cinquantina di pagine del suo romanzo d’esordio e, a essere sincero, avrei voluto cavarmi gli occhi piuttosto che andare avanti, però… c’è un maledetto però, riesco a intuire che potrebbe piacere ai giovani lettori.
Non possiamo “giudicare” un testo solo perché non ci piace, la scrittura è intrattenimento e cultura, focalizzarci solo sulla seconda per una insensata spocchia da finti intellettuali è, per me, un atto di presunzione.
I libri della Doom intrattengono?
Assolutamente sì.
Intrattengono tutti?
Assolutamente no.
Non sono testi di alta letteratura e non sono “cultura” in senso stretto, eppure piacciono. Significa che Matilde è in grado di trasmettere e suscitare in alcuni (direi tantissimi) lettori delle emozioni.
Scrivi beni ma sei noioso
Ci arrivano tanti romanzi ogni settimana, la maggior parte sono scritti malissimo. Una piccola percentuale, invece, è ben scritta.
Però (ancora sti maledetti però) mentre li leggo mi viene voglia di aprire la finestra e lanciarmi nel vuoto accogliendo lo sfracellamento sul marciapiedi come atto necessario e salvifico.
Ecco chi sono i critici della Doom: gente che scrive ma che non trasmette nulla se non l’ego ipertrofico dell’autore stesso. Dai loro account con 121 follower gridano al “gomblotto”, allo scandalo italiota perché pubblicano una scappata di casa invece di veri scrittori (come loro, questo è sottointeso).
Tempo fa ci arrivò questo meraviglioso commento sul blog:
I veri scrittori, con doti eccelse, non hanno bisogno di nessuno… Io ho scritto un romanzo che tocca il cuore dei lettori(recensioni su Amazon e altre case editrici di fama, solo a 5 stelle). Purtroppo se non sei nessuno, non leggono nemmeno il manoscritto, poi se l’opera vale, dopo che ti sei pagato l’autopubblicazione, le case editrici di fama vendono il tuo libro… Che tristezza…
Ma perché esistono anche i finti scrittori? Evito di dire qualcosa, o rischio una denuncia, ma il sentimento comune dei gruppi di sedicenti scrittori è che se non conosci qualcuno non ti pubblicano.
Da una parte è vero, ma se hai scritto un romanzo “che tocca il cuore”, prima o poi qualcuno se ne accorgerà. Proprio com’è stato per Erin Doom, il suo Fabbricante di lacrime tocca i cuori delle adolescenti che lo hanno amato e divorato.
Insultare e criticare con odio e cattiveria questo romanzo significa anche insultare chi lo ha, invece amato e letto.
Erin Doom ci ha finalmente messo la faccia
E dalle foto sembra anche carina! Lo so, è un commento sessista e maschilista, ma chissenefrega, noi di PennaRigata siamo contro il politicamente corretto.
Di recente si è finalmente mostrata nel programma di Fazio, svelando un mistero che andava avanti ormai da qualche anno.
Ma perché usare uno pseudonimo? Se volessimo fare i buonisti diremmo che è stato solo un’espediente per preservarsi, visto che quando scriviamo mettiamo nei romanzi anche solo una piccola parte di noi, per quanto possa essere oscura o dolorosa.
Sembra una risposta preconfezionata con un paio d’etti di retorica. Personalmente credo che sia stato uno stratagemma commerciale per vendere di più. Per alcuni generi gli autori italiani vengono osteggiati con una violenza tale che li porta a vendere solo poche centinaia di copie.
I generi che richiamano agli stranieri (maledetta esterofilia italiana), sono soprattutto il Fantasy e alcune declinazioni del romance. In modo particolare il dark romance di cui scrive Erin Domm, ma anche Kira Shell (autrice italiana che usa, appunto, uno pseudonimo).
La stessa Shell si mostrerà al Salone del libro di Torino 2023 (guarda caso copiando le strategie di comunicazione della Doom/Salani).
Perché lo ha fatto proprio ora?
L’outing facciale della Doom non è altro che uno strumento di marketing, ma questo credo sia ovvio e chiaro per tutti. Ma perché, se prima preferiva l’anonimato, adesso si mostra?
Gli autori hanno bisogno di essere amati dai lettori, di ricevere complimenti e commenti positivi: è la loro linfa vitale. Essere riconosciuti e apprezzati gratifica e, nelle persone sane, ha un effetto positivo che rigenera le energie e aiuta l’artista a continuare il suo lavoro.
La realizzazione economica è solo una parte, per quanto importante, che difficilmente riesce a sopperire alla mancanza di contatto con i lettori. Forse Erin Doom ha sentito questo bisogno.
Potrebbe. Oppure è solo perché sta uscendo il suo ultimo romanzo e, insieme all’editore, ha deciso di usare questo “espediente” per far parlare di sé e vendere, che è l’unica cosa che conta.
Non so se si tratta di una genialata che spingerà i giovani a comprare “Stigma” e ad amarlo quanto hanno amato “Il fabbricante di lacrime”. Rarissimi testi hanno qualcosa di “magico” e tentare di replicarlo è, per me, blasfemo.