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Valutazioni editoriali, sempre la solita storia

Nel momento in cui le agenzie letterarie hanno perso parte della loro influenza, alcune persone si sono reinventate e hanno deciso di fare delle valutazioni editoriali.

In pratica si fanno pagare, di solito 2-3 euro per ogni cartella editoriale del romanzo, senza produrre null’altro che una chiacchierata telefonica nella quale fare una consulenza. La maggior parte delle agenzie si fanno pagare poco di più andando a produrre delle inutili schede.

Quindi chi fa solo valutazioni ha il buon gusto di non proporre mezza dozzina di pagine di banalità spacciandole per grandi perle di saggezza.

Cosa sono le valutazioni editoriali?

Girovagando per il web ho trovato alcuni siti che propongono le loro incredibili competenze (quali, poi) in cambio di lauti guadagni. Si tratta di conoscenze ovvie (così dicono loro stessi) che, incredibilmente, nessuno conosce. 

Questi consulenti/valutatori/chiamatelicomevolete leggono il tuo romanzo, di solito in un paio di mesi per poi dirti se è:

  1. da buttare,
  2. da editare oppure se…
  3. …è così meraviglioso che merita una candidatura al premio Strega e anche una medaglia di cioccolato!

Non conosco tutti i valutatori (sembra il nome di alcuni personaggi dark di un distopico anni ’80) quindi sarò costretto a generalizzare, di sicuro tra di loro ci sono moltissimi professionisti seri, capaci e soprattutto onesti.

Punto 1. Hai scritto una schifezza

Se è così hai spesso parecchie centinaia di euro per farti insultare (educatamente, spero) e farti dire che il tuo testo non sarebbe poi tanto male anche se ha alcune “criticità” che non lo rendono spendibile a livello commerciale, che l’idea di base è anche interessante ma che manca qualcosa. 

Ma i soldi? Se li tengono, tutti. Da una parte è giusto che il loro tempo ha un valore, però a una persona esperta di settore basta leggere poche pagine (più la sinossi) per dare una valutazione rapida. 

Ecco il primo dubbio: se un valutatore è così bravo (a riprova le sue personali pubblicazioni), perché deve leggere l’intero romanzo per capire che è pessimo o che non avrebbe spazio nel settore editoriale? Ne leggi 20, 30 pure 50 e ti fai pagare per quelle, non per l’intero manoscritto. 

Punto 2. Il testo è discreto ma avrebbe bisogno di un editing.

Ma dai! Dovevi pagare tanto per farti dire un’ovvietà del genere?

Ogni romanzo DEVE essere editato, e poi qui rientriamo nello stesso schema tipico delle agenzie letterarie: offrono, un servizio, ma alla fine ne vogliono venderne un altro. In questo modo guadagnano sulle valutazioni e sull’editing (di solito a prezzi esorbitanti).

E se dopo la valutazione e l’editing nessun editore si prende il romanzo? Non è mai colpa dei valutatori, ma del sistema, del mercato, di Urano in Saturno e chi lo sa di cos’altro, ma di sicuro non è MAI colpa loro. In fin dei conti non ti avevano dato alcuna garanzia

Punto 3. Preparati a diventare famoso! 

Sto benedetto valutatore ha scovato il nuovo Bret Easton Ellis, che fenomeno. E tu che ti eri sbattuto studiando, leggendo e contattando ogni singola persona che lavora nell’editoria e solo lui, lui soltanto (o lei), ha avuto la lungimiranza di vedere in te lo scrittore con non avresti mai pensato di essere.

Ok, forse esagero. Però il famoso valutatore ti incensa e ti garantisce che il tuo testo è davvero buono e che si sbatterà come non mai per farti avere un ottimo contratto. 

Ed ecco la trafila infernale: concordate alcune case editrici che potrebbero essere adatte al manoscritto. Ti dirà di aver inviato molte email (senza specificarti mai a chi o in che modo) per lasciarti cuocere nel tuo brodo per almeno un paio di mesi, anche di più.

Valutazioni editoriali e l’inferno abbia inizio

Ancora avviluppato dalle parole gentili e lusinghiere avrai pazienza, ma non infinita e quando chiederai conto della faccenda, non avrai risposte ma miagolii e borbottii incomprensibili perfino a Gandalf o al dottor Dolittle. 

Forse era meglio finire nella categoria 1.

Da qui solo una confusa nebbia di messaggi poco chiari, chiamate non risposte ed email evase come capita per la maggior parte dei soggetti che bazzicano l’editoria. Perché tutto questo?

Uno dei compiti più ingrati, almeno per me, è dire a qualcuno che il suo testo non va bene. Ci sono tanti modi per farlo ma è più facile lasciar sfiorire le speranze dell’autore per poi ghostarlo come farebbe un adolescente alle sue prime esperienze sentimentali.

Che differenza c’è tra agenzie e valutatori?

Il comune denominatore, per quanto si evince, è il denaro. Non che ci sia nulla di male a lavorare per guadagnare, anzi, però ci sono dei limiti. Il modo di porsi di queste due realtà (agenzie letterarie e valutatori) è molto simile poiché richiedono un primo investimento (non solo economico, ma anche emotivo) senza offrire molto in cambio.

Dovrebbero essere sempre sinceri e onesti, ma cosa sarà una mezza verità? Una informazione non data o una critica molto edulcorata? 

La vera difficoltà è capire se ci troviamo di fronte a una persona integerrima e moralmente irreprensibile o un saltimbanco che tenta di arrivare a fine mese. Di solito, i meno seri, ti accalappiano con frasi del tipo: hai un romanzo nel cassetto? Vuoi pubblicare il tuo romanzo? Hai scritto un libro? Il mio modo è differente (non era la banca?) o altri slogan che fanno leva sul desiderio di pubblicare.

Sognare di diventare scrittori è sacrosanto e doloroso. Purtroppo la maggior parte dei soggetti che gravitano intorno al mondo dell’editoria sono persone guidate esclusivamente dal guadagno a ogni costo, anche sfruttando le ingenuità altrui.

Come comportarsi?

Anni fa si era costretti a inviare il manoscritto stampato in casa editrice, una pratica che aveva la funzione di filtrare le persone determinate. Ogni testo, tra stampa, rilegatura e invio costava una media di 20 euro, inviarne una decina risultava dispendioso, oggi con una email puoi raggiungere cinquanta editori senza costi.

Il sistema editoriale si è aperto saturando il mercato di schifezze e obbligando chi ci lavora a utilizzare delle “barriere all’entrata” che, con il tempo, si sono tradotte di –  nuovo –   in costi per l’autore che sono stati intercettati da agenzie letterarie e da chi fa valutazioni editoriali.

Capire come muoversi è davvero complicato, per prima cosa, ignorando chi è troppo ottimista o che ti sta platealmente prendendo in giro (sembra ovvio, eppure ci si casca spesso). Tu devi essere il primo critico di te stesso e lasciar stare i giudizi di amici e parenti, non servono a nulla.

Controlla sui siti internet se ci sono delle referenze, e non intendo categorie del tipo “dicono di noi” ma i libri che, in un modo o nell’altro, hanno fatto pubblicare. Attenzione: vai a vedere anche le date. Se un’agenzia letteraria ha sette/otto pubblicazioni e solo un paio nell’ultimo anni, significa che non guadagnano con le royalty…

Le valutazioni editoriali non possono costare centinaia di euro

Ho scritto questo articolo dopo aver ricevuto moltissime segnalazioni da parte di autori che avevano perso tempo, e denaro, a causa di valutazioni editoriali poche serie.

Negli anni ho letto tante schede di valutazione redatte da differenti agenzie, la maggior parte erano cartastraccia piene di banalità e inutili considerazioni buttate lì a caso. Stessa cosa per le valutazioni editoriali che, almeno finora, non mi hanno convinto soprattutto per un problema di costi.

Noi di PennaRigata leggiamo gratuitamente le prime 20 cartelle (+ sinossi, tutto in Word) e diamo un parere, in realtà anche qualcosa in più, perché riteniamo che mostrare problemi inequivocabili sul testo sia l’unico modo corretto di agire. 

Non siamo una onlus e per scelta non facciamo valutazioni editoriali a pagamento perché siamo certi che bastino poche pagine per rendersi conto se un testo ha potenziale editoriale. 

Conclusioni

  • Schede di valutazione,
  • editing,
  • valutazioni editoriali,
  • rappresentanza.

Sono servizi editoriali che non dovrebbero essere venduti dalla stessa azienda/professionista perché creano una serie di meccanismi che hanno il solo scopo di far spendere sempre di più.

Ci sono, come detto, professionisti seri e altri molto meno, e discernere gli uni dagli altri è più complicato che mai. Anche una telefonata conoscitiva potrebbe nascondere una manipolazione, come accade nella pubblicità in generale. A mio avviso le agenzie dovrebbero fare rappresentanza, gli editor gli editing e i valutatori smacchiare leopardi.

Nb: aver pubblicato dei romanzi (a proprio nome) non è sinonimo di qualità o di serietà. Stessa cosa per i valutatori, aver pubblicato tanti libri (a proprio nome) non vuol dire saper valutare né tantomeno avere contatti altolocati. 

2 commenti su “Valutazioni editoriali, sempre la solita storia”

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