Le regole del romanzo non sono poi molte, ma andrebbero seguite con molta attenzione e soprattutto si dovrebbe evitare di infrangerle se non si hanno i giusti strumenti – e competenze – per permetterselo.
Qualche tempo fa ho letto il romanzo di uno dei “giallisti” più venduti in Italia, una persona preparata nell’ambito della criminologia, e anche valido scrittore.
Dato che veniva osannato da tutti i suoi lettori, ho pensato bene di immergermi nel suo primo e più famoso racconto: non avrei dovuto. Ritengo che si possano commettere vari errori quando si scrive, alcuni però più gravi di altri.
Capita a tutti e la bravura di uno scrittore (ed editor), sta proprio nel minimizzarli per rendere la storia migliore possibile. Non parlo tanto di qualche refuso, quanto di errori strutturali e di concetto che rendono il racconto illogico, incoerente e poco empatico.
Tra le regole del romanzo, l’autore appena citato, ha infranto una delle peggiori: la mancanza di coerenza. Si tratta di un mio parere personale, non giudico da scrittore, quanto da lettore che ha visto le sue alte aspettative, in parte, disattese.
Senza coerenza non ci sono regole
Quando scrivi un romanzo crei un mondo che ha delle regole proprie, delle azioni comportano specifiche reazioni secondo un nesso causale che il lettore dovrebbe fare proprio durante la lettura.
Se ad esempio stai scrivendo un fantasy è probabile che, a un certo punto, ci sia la magia in qualche sua forma. Ma non basta buttarla lì e usarla come grimaldello per aprire ogni porta! Se l’apprendista si trova nelle segrete del castello, non basta che schiocchi le dita per teletrasportarsi fuori, ci deve essere una ragione, una regola che indichi la coerenza di quell’azione con il contesto.
Andiamo più nello specifico. Hai creato un mondo fantastico in cui pochi eletti possono esercitare poteri inimmaginabili e per questo sono temuti, a volte addirittura cacciati. Il protagonista scopre di poter tessere sortilegi, ma la magia è pericolosa e difficile da gestire e il suo apprendistato è durato sole poche settimane.
Teletrasportarsi fuori è, nei Giochi di Ruolo (GdR), una prassi per giocatori che hanno un manuale con delle regole scritte e coerenti tra di loro. Ad esempio, cosa comune, potrebbe non conoscere quella specifica magia, oppure l’ha solo provata ma è troppo potente per lui.
In entrambi i casi è destinato a trovare una differente via di fuga non potendo, per via delle suddette regole, usare l’incantesimo necessario a quel frangente. Un autore alle prime armi darebbe al protagonista la capacità di lanciare quell’incantesimo, oppure uno che apra la porta, pur essendo al di fuori delle capacità del giovane, per uscire da una situazione di blocco.
In pratica la magia divertirebbe la soluzione a tutti i problemi del protagonista – e dello scrittore – che non dovrebbe più inventarsi nulla per uscire da situazioni complicate.
Le regole del romanzo sono limitazioni che creano tensione
Le regole non sono messe lì senza ragione, sono invece il vero motivo per il quale una storia è più o meno avvincente. E creare stratagemmi per permettere agli eroi di superare delle sfide (o anche per fargliele fallire) rende la storia interessante, unica e molto più intensa.
Un buon autore dovrebbe, prima di dare vita a un mondo (che sia di tipo fantascientifico, apocalittico o anche la vita in un paese di provincia), creare una struttura scenografica e regolamentare inattaccabile.
Prendiamo come scenario il paese di provincia, le regole base sono le stesse della vita di tutti i giorni, ma non sono le uniche. Ogni ambiente ha le sue, la difficoltà sta nel capirle e decodificarle sotto forma di azioni e obblighi da parte dei personaggi. Non puoi dirle, non è un manuale delle regole per un gioco da tavolo.
Esempio:
- tra le montagne marchigiane,
- 2.000 anime,
- inverno,
- bloccati nel paese a causa della neve,
- viene rinvenuto il cadavere della ragazza più bella, desiderata dagli uomini e invidiata dalle donne.
Le regole sono chiare e i personaggi confinati in un contesto delimitato geograficamente dalle montagne, bloccati dalla neve. Lo scopo è trovare l’assassino prima che scappi, o peggio uccida altre persone. Le comunicazioni sono difficili, a tratti impossibili visto che l’elettricità non arriva e le case sono alimentate da generatori d’emergenza.
Ma non sono le uniche “regole” da tenere in conto, queste sono quelle oggettive, ce ne sono altre più subdole, nascoste tra le pieghe di una comunità. Per cui potrebbe essere che gli abitanti siano molto “chiusi”, al limite dell’omertoso e questo rende le indagini dell’investigatore di turno complicate (lui viene da fuori).
Come può farsi fare delle confidenze se è arrivato al paese da pochi giorni? Siamo di fronte a una regola interessante, perché ti fa immaginare ancora di più il tipo di solitudine che prova, te la fa sentire. Se l’autore, risolvesse il problema facendo sì che tutti gli rispondano perché è un tipo carismatico e ci sa fare, allora la stessa regola non avrebbe motivo di essere messa!
La regola è chiara: non parlano con lui!
L’abilità sta nel trovare soluzioni alternative. Quelle migliori sono per certi versi banali, ma non così tanto. Il lettore, leggendole, dovrebbe esserne da una parte sorpreso, dall’altra gratificato perché le aveva intuite. Non puoi sbattergli in faccia una soluzione improbabile, solo perché non sei stato capace di trovarne una logica e coerente con il contesto.
Ricorda sempre che non scrivi per te stesso, ma per chi ti legge e se lo dimentichi i tuoi racconti saranno sempre o troppo criptici o troppo chiari. Ecco perché è importante tenere in considerazione anche la cura dei dettagli, evitando gli infodump.
Come risolvere il problema? Ci sono varie strade che si possono seguire per superare le regole del romanzo senza infrangerle, ognuna a sua volta porterà in varie diramazioni. Per questo può risultare utile, per alcuni autori, crearsi un vero e proprio schema per seguire la storia. Fare schede dei vari personaggi con i tratti fisici, psicologici, comportamenti ripetitivi, linguaggio del corpo, modi di dire e motivazioni.
Ogni volta che comparirà quella specifica persona, si potrà prendere la scheda per rendere coerente la scena, evitando di infrangere le famose regole e la coerenza narrativa. Mi capita di editare romanzi in cui il protagonista all’inizio ha i capelli di un colore, che dopo alcune pagine cambiano!
Le regole del romanzo
Tornando al nostro omicidio tra le montagne, come possiamo risolvere il problema del protagonista, che interroga i possibili indiziati o testimoni ottenendo poche informazioni?
Ecco alcune possibilità, senza che una sia migliore dell’altra, serve solo a mostrare che inserire limitazioni nella storia ne sblocca i contenuti più profondi e intimi:
- Continua a non avere molte risposte esaustive, ma grazie all’istinto, alla lettura del linguaggio del corpo (che dovrai conoscere anche tu), intuisce molti elementi che, con il metodo deduttivo, lo porteranno alla risoluzione del caso. Magari, mascherando alcune menzogne, tradimenti, potrà fare leva su questi per costringere qualcuno a parlare. Così potremmo mostrare il carattere dell’investigatore, pronto a tutto, ma anche le storie segrete della provincia (sesso, litigi, invidia, tradimenti).
- Incontra una giovane ai margini del microcosmo: problematica, dark, solitaria e ribelle. Viene ignorata e allontanata da provincialotti ignoranti, lei ama leggere e studiare e appena avrà i soldi si trasferita in qualche città per farlo. Lo aiuta nelle indagini, con i suoi modi, andando a sondare il lato oscuro del paese, quello dove lei vive. Affiorano segreti, verità nascoste.
- Conosce un ragazzo timido, ma ben voluto. Scopre che amava la ragazza uccisa, così fa leva sul sentimento verso la vittima per farsi aiutare: una guida che conosce i codici, le regole appunto. In questo caso la storia ruota all’inizio sulla normalità: famiglia, scuola, lavoro. Mano a mano che scavano trovano notizie, i segreti.
Sono 3 esempi “estemporanei”, validi perché affrontano un ostacolo in modi differenti ma coerenti con la realtà del paesino e le norme sociali che lo regolano.
Nel primo si potrebbe avere un protagonista più aggressivo, tormentato e che fa leva sull’intimidazione e la provocazione per scoprire tracce e indizi.
Nel secondo ci si muove tra le ombre, siamo già nel lato oscuro dell’uomo che, paradossalmente, è il più sincero e reale che potrebbe portare a una rinnovata visione verso la ragazza dark. Lei non è il male come i paesani vedono, ma una fioca luce di speranza.
Il terzo si muove controcorrente rispetto al secondo: dalla normalità all’oscurità che è in ognuno di noi. Il ragazzo per bene potrebbe essere l’assassino, uno psicopatico ossessionato dalla incredibile bellezza della sua vittima. Sapeva non di non poterla avere.
Deus ex machina e le regole del romanzo
Il senso degli esempi posti fin qui è di mostrare che aver messo una “barriera” all’inizio non ha reso il romanzo più lento, solo più difficile da scrivere e di conseguenza più profondo e articolato. Che noia sarebbe una situazione in cui l’investigatore fa domande e ottiene tutte le risposte che desidera!
Tornando all’inizio dell’articolo ho parlato dell’errore commesso da questo famoso scrittore: lui a un certo punto si è trovato, almeno mi ha dato l’impressione, di non sapere più come sbrogliare una matassa che era diventata fin troppo intricata obbligandolo a un “deus ex machina“.
Arriva un qualcosa dall’alto che risolve un intreccio che altrimenti sarebbe bloccato. Facile, no? A meno di non trovarsi in un romanzo incentrato su concetti come il libero arbitrio, il deus ex machina è un meccanismo che andrebbe evitato.
Una storia si sblocca per qualcosa che, appunto, è al di fuori delle regole del romanzo che per 200, 300 o anche 1000 pagine hanno indirizzato la lettura.
Una bella fregatura, che scontenta il lettore il quale penserà: “me stai a pija in giro?” e il bellissimo libro si tramuterà in un attimo in una schifezza da dare al gatto per farsi la unghie. A volte questi “deus ex” passano inosservati, sono trucchi subdoli che buttati nel racconto, magari anche ben scritto, non stonano più di tanto.
Il mio consiglio è di creare delle regole del romanzo e seguirle perché possono anche aprire scenari a cui non si aveva pensato (vedi i 3 punti descritti sopra). Se poi ci si trova bloccati, da tempo, si può pure infrangerle sapendo però che si rischia di scontentare un eventuale lettore.
L’autore – del quale non farò il nome neanche sotto tortura – è bravo nel suo genere, pagherei per scrivere come lui, ma l’ho preso come esempio per dire che anche i più bravi (e/o venduti), possono commettere degli errori.
Rigore e creatività
La scrittura di un romanzo è un’abilità che richiede tanto impegno e dedizione. Sebbene possa sembrare un’attività creativa senza limiti, essa richiede rigore e rispetto per le regole narrative. Seguirle è un aspetto cruciale per garantire una narrazione coerente, coinvolgente e comprensibile per il lettore.
Ogni forma d’arte ha delle regole (banale, ma meglio specificarlo) e il romanzo non fa eccezione. Indicate da grandi autori del passato (e del presente), queste regole servono come guida e strumento per creare storie.
Le regole narrative stabiliscono una struttura che, se seguita, renderà più fluida la lettura e consentirà ai lettori di seguire facilmente la trama. Immagina di leggere un libro in cui non ci sono regole narrative chiare:
- personaggi che appaiono e scompaiono senza motivo,
- salti temporali improvvisi.
- deus ex machina ogni volta che l’autore non sa come risolvere una situazione difficile per il protagonista.
- dialoghi confusi,
- punto di vista che cambia ogni tre capitoli,
- tempi verbali incoerenti tra di loro,
- utilizzo di forme grammaticali anacronistiche, obsolete o addirittura errate,
- personaggi che cambiano carattere di continuo,
- regole che vengono infrante di continuo (es. la magia c’è o non c’è?),
- …
Sarebbe estremamente difficile per un lettore seguire la storia portandolo alla frustrazione e all’abbandono del libro.
L’importanza di personaggi ben delineati e strutturati
Seguire le regole narrative aiuta a costruire personaggi ben sviluppati e credibili stabilendo come dovrebbero essere presentati, quali dettagli si dovrebbero includere per fornire una comprensione profonda di chi sono e quali siano i loro obiettivi e desideri.
Di seguito alcune delle principali regole del romanzo, sono solo le principali che andrebbero seguite con la massima attenzione per evitare di scadere in testi confusi e poco credibili.
Esistono tanti “trucchi” ed elementi che uno scrittore dovrebbe conoscere – e studiare -. Per esempio consiglio sempre di studiare il linguaggio del corpo nei romanzi, uno strumento essenziale per mostrare le emozioni, senza raccontare in modo didascalico.
- Un romanzo deve seguire una struttura ben definita, che includa elementi quali l’introduzione, lo sviluppo della trama, il climax e la conclusione. Questa struttura aiuta a organizzare il flusso della storia e a mantenere il lettore coinvolto.
- La caratterizzazione si riferisce al modo in cui i personaggi sono presentati e sviluppati nel romanzo. Essi dovrebbero essere credibili, avere un arco narrativo coerente ed essere in grado di evolvere nel corso della storia.
- Il dialogo è un elemento essenziale per dar vita ai personaggi e per far avanzare la trama. Deve essere naturale, coerente con la personalità dei personaggi e utilizzato per fornire informazioni o creare tensione.
- Il punto di vista si riferisce alla prospettiva attraverso cui viene raccontata la storia. È importante uno che consenta ai lettori di immergersi nel testo e comprendere meglio i personaggi e gli eventi. Modificarlo in corso d’opera è una scelta molto rischiosa che porta, nella maggior parte dei casi, a dei profondi problemi narrativi.
- La scrittura di un romanzo richiede l’abilità di creare frasi e paragrafi ben strutturati e scorrevoli, ma soprattutto coerenti. Questo aiuta a mantenere un ritmo piacevole e a rendere la lettura un’esperienza fluida.
Oltre le regole, ma per chi le conosce bene!
È importante sottolineare che scrivere non è solo una questione di regole, ma richiede anche ingegno, arte e voglia di comunicare.
Grandi scrittori come William Shakespeare, Charles Dickens e Jane Austen hanno saputo seguire le regole narrative, ma le hanno anche sfidate e manipolate per creare opere di grande valore artistico e letterario.
Hanno dimostrato che, una volta che hai compreso le regole, puoi sperimentare e innovare, rendendo la scrittura un’espressione di te stesso.
“Moby Dick” di Herman Melville, segue la struttura convenzionale di introduzione, sviluppo e conclusione, ma sfida le aspettative dei lettori inserendo ampie digressioni sulla storia delle balene e dettagliate descrizioni della vita a bordo di una nave baleniera.
Molti autori sono così incredibilmente presuntuosi da non seguire le regole del romanzo perché convinti di essere così bravi da non averne bisogno. Poi ci arrivano le prime 20 pagine + sinossi (puoi inviarle anche tu alla email: info@pennarigata.it) e si capisce che dovrebbero fare un bel bagno di sana umiltà (sì, esiste anche quella non sana, ma è un’altra storia…).
Seguire le regole narrative non deve essere considerato un limite, ma piuttosto un trampolino di lancio per la creatività
Un ultimo consiglio…
Uno degli errori più gravi che viene commesso nella maggior parte dei testi che ci arrivano è il voler raccontare ogni cosa quando, invece, si dovrebbe mostrare.
Ecco una regola tanto importante quanto spesso ignorata: show don’t tell.
È una tecnica narrativa in cui l’autore non si limita a fare la banale descrizione, non butta lì uno spiegone (infodump) per dare informazioni spazzatura al lettore. Invece mostra una scena, con aziono e dialoghi che animano il testo e aiutano il lettore a perdersi nella fantasia.