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La dura vita dello scrittore (esordiente e non)

Chiunque abbia scritto un romanzo, tentando di pubblicarlo con una casa editrice, si è probabilmente schiantato contro un muro di travertino. Diciamocelo: l’editoria italiana ha così tanti problemi che molti scelgono la strada del self publishing o dell’editoria a pagamento (EAP).

Se la prima ipotesi ha degli aspetti interessanti e positivi, la seconda è un errore. Se un “editore” chiede anche pochi euro, o l’acquisto di copie o altro, significa che si è di fronte a uno stampatore che fa leva sul desiderio di pubblicare per fregarti dei soldi!

Si dice che in Italia siano di più gli scrittori che i lettori: non credo. Gli scrittori, quelli veri, sono pochissimi. Da cosa dipende? A mio avviso soprattutto da 2 fattori:

  1. si legge poco, o comunque chi vuole scrivere non legge quanto dovrebbe;
  2. le case editrici e le agenzie letterarie non investono sugli autori e non fanno scouting.

Il panorama editoriale italiano è desolante.

La dura vita dello scrittore

Mettiamo, per ipotesi, che hai deciso di scrivere un romanzo. Dopo anni a rifletterci hai finalmente iniziato a dare vita alla storia, ragionando sulla trama, personaggi e così via.

In fin dei conti sei un lettore forte (si spera) e a scuola prendevi sempre voti alti nei temi o nelle prove scritte in generale. Magari hai pure studiato Lettere o affini all’università.

Tutto questo basta per scrivere un romanzo? Raramente. Alcuni hanno talento e una predisposizione alla scrittura che è un dono divino, ma sono pochissimi. Tutti i grandi artisti hanno avuto bisogno di imparare il “mestiere”, che fossero pittori, scultori o scrittori.

Invece media e simili mostrano storie di “scappati di casa” che scrivono un libro e vendono milioni di copie in tutto il mondo. Quindi io potrei giocare in Serie A? Sarei uno sciocco anche solo a pensarlo, allora perché chi scrive pretende da subito di pubblicare con Mondadori?

Vuoi scrivere un romanzo per pubblicarlo e magari farla diventare la tua carriera? Va bene, studia, scrivi tanto ed eventualmente fai anche dei corsi. Su tutto, però, fatti editare da un professionista serio (in questo siamo di parte, lo sappiamo).

La prima difficoltà che incontra un autore, quindi, è la mancanza di obiettività su cosa sia davvero scrivere. Non è una colpa, purtroppo il sistema editoriale vuole che le persone non sappiano la verità. L’ignoranza genera per il mercato dei libri un discreto giro d’affari.

La dura vita dello scrittore, vuoi qualcosa? Paga!

Sembrerebbe avere senso, pagare per ciò che si desidera. Però, se hai scritto un romanzo, non dovresti pagare per farlo leggere dagli agenti letterari! Invece è ciò che accade, la maggior parte si fanno remunerare per delle striminzite schede di valutazione che servono a poco.

Si tratta di strumenti “furbi” (nella maggior parte dei casi), con cui guadagnano anche 300-400 euro per dirti che il tuo testo ha del potenziale, che la storia è interessante ma che serve un editing pesante e ti sparano per 200 cartelle editoriali cifre dai 2.000 euro in su. 

Alla fine avrai speso, di media, 2.500-4.000 euro per avere tra le mani un testo che loro non prenderanno (le agenzie intendo) e tu non avrai imparato nulla.

Molti, nell’editoria, vedono gli autori come vacche da mungere. La difficoltà sta nel trovare agenti seri che non chiedono soldi per una banale lettura, ma che investano il loro tempo per fare, appunto, scouting.

So che molti penseranno che quanto sto per dire non valga per i loro testi, ma a una persona esperta possono bastare un paio di pagine per capire se un manoscritto merita di essere letto o meno. 

Ma la mia storia si sviluppa dopo, ci sono tanti colpi di scena e ottime idee.

Avranno pensato alcuni. Le due pagine servono per capire come uno scrive, non tanto la qualità di ciò che racconta. Purtroppo la maggior parte dei testi che ci arrivano sono scritti malissimo, e non parlo di refusi, errori di ortografia o grammatica. Mi riferisco alla tendenza di dire (il famoso Show don’t tell), farcendo pochi paragrafi di infodump come se non ci fosse un domani e dialoghi banali, noiosi e poco credibili.

Quindi è colpa degli autori?

No, o almeno non del tutto. Basterebbe informarsi per rendersi conto che l’editoria è ormai più simile al mercato del pesce che a un settore “culturale”. 

Il povero autore viene sballottato da un sito internet all’altro in cerca di qualcuno che dia una possibilità al suo testo. Legge sui social di tizi che pubblicano romanzi ogni sei mesi, pur farcendo i loro post di errori gravi, ringraziando perché alla presentazione erano “in tantissimi”.

Difendersi dall’assalto del sistema editoriale è quasi impossibile. Autori che hanno già pubblicato ed esordienti si ritrovano nella stessa identica situazione perché nessuno – a meno di elevati esborsi – se li fila.

Si mandano centinaia di email in cerca di qualcuno che legga il manoscritto, quando poi ci si accontenta che qualcuno risponda! La maleducazione di certe persone è impressionante, si difenderanno dicendo che non hanno tempo, o che sul sito era specificato che avrebbero risposto solo in caso positivo.

Mi sembra solo una scusa. Negli Stati Uniti, giusto per fare un esempio, se mandi il tuo testo anche a una importante casa editrice puoi star certo che ti ringrazieranno dell’invio. Dopo un tempo accettabile (una grande casa editrice nostrana mi ha scritto di essere interessata a un mio testo e che mi avrebbe fatto sapere dopo 1 anno!), di media pochi mesi, danno una risposta definitiva sul tuo romanzo.

In Italia, il povero autore, resta in attesa per tantissimi mesi in un silenzio assordante e malinconico. Se poi ha l’ardire di chiedere lumi all’editore (o all’agente di turno), rischia aspre risposte neanche gli avesse domandato di cofirmare il mutuo!

All’amico dell’amico dell’amico…

Dopo aver sbattuto contro il famigerato muro di travertino seguendo la strada classica dell’invio spontaneo, l’autore decide di provare altre strade (per ora mette da parte quella in cui paga). Cerca fra i suoi contatti qualcuno di settore per chiedere aiuto.

Inizia quindi il “data mining” sui vari social come Instagram e Facebook fino al più professionale Linkedin. E quindi partono mille mila messaggi più o meno umili e remissivi in cui si arriva quasi a supplicare l’editor di turno affinché legga il manoscritto!

Si contattano altri autori (o scrittori), con la speranza di essere presi in simpatia e di ricevere un aiuto. E qui che ci imbattiamo nell’ennesimo muro, duro e alto quanto i precedenti. Alcuni ti ignorano (loro diritto, sia chiaro), altri rispondono a malo modo oppure danno risposte evasive.

Perché si comportano così? Le ragioni sono molteplici:

  • preservare la loro sanità mentale e privacy;
  • non hanno nulla da guadagnarci;
  • il loro lavoro è di scrivere, non di leggere, non sono agenzie letterarie;
  • non vogliono altri competitor, visto che si legge poco e quindi si comprano pochi libri;
  • fanno parte del “branco” e l’ultima cosa di cui hanno bisogno è che altri ci entrino.

Voglio pubblicare, uffa!

Pubblicare è difficile, almeno farlo con editori seri che non chiedono nulla in cambio ma che anzi, pagano!

Il povero autore si trova di fronte a personaggi poco raccomandabili che gli chiedono soldi per qualsiasi cosa, addirittura so di agenzie letterarie che hanno inserito nell’offerta di rappresentanza anche “costi di (1)contrattualistica e (2)rappresentanza”.

  • I primi dovrebbe pagarli l’agente, tu fai e proponi un contratto e io dovrei pagare l’avvocato che te lo ha redatto? È un “asset” che non mi appartiene, per quale ragione dovrei sobbarcarmene i costi?
  • I secondi sono la base del rapporto di rappresentanza in cui l’agente viene pagato con una percentuale dei ricavi (Royalty o anticipi).

Con questo metodo l’agente intasca del denaro senza fare nulla. A questo punto chi ci dice che non agisca allo stesso modo con tutti, potrebbe “rappresentare” 100 persone, non fare nulla per nessuna e guadagnare:

100 x 200 = 20.000 €

La dura vita dello scrittore è lastricata di fallimenti e piena di persone che vogliono solo guadagnare a scapito suo.

Cosa fare?

Non esiste un unico metodo per non farsi fregare e riuscire a trovare una pubblicazione seria. I problemi che riguardano l’editoria sono tanti, troppi. In generale un buon libro trova sempre una sua strada, anche se non è sempre quella che merita.

Ci è capitato di editare testi ottimi che, a nostro parere sia chiaro, potevano tranquillamente essere scelti dalle major, eppure non è accaduto. Che sia stato per incompetenza degli editor delle CE, sfortuna, congiunzioni astrali o nepotismo spinto a favore di autori meno capaci non lo sappiamo.

Un autore può solo scrivere il miglior romanzo possibile, trovare qualcuno che sia in grado di affinarlo (l’editing), non avere fretta e non essere presuntuoso. Tanti ci inviano le prime 20 pagine dei loro testi non per avere dei consigli e una valutazione di massima, ma solo ed esclusivamente perché sono certi di aver scritto un futuro best seller e che non li elogeremo e porteremo nelle grandi case editrici!

Quando poi mostriamo i problemi oggettivi dei loro manoscritti, o non rispondono più oppure si arrabbiano. Ecco l’atteggiamento che non porta da nessuna parte: l’ottusa convinzione di essere dei fenomeni solo perché amici e parenti (il gatto no, lui è furbo) dicono che si è bravissimi.

La dura vita dello scrittore: prima di tutto diventalo!

La strada che nessuno vuole percorrere (o almeno la maggior parte dei sedicenti scrittori), è quella lunga e tortuosa del fallimento e dei piccoli editori.

Tanti hanno la convinzione – sbagliata – che piccola editoria sia sinonimo di scarsa qualità quando, in realtà, l’incompetenza spinta è parte integrante di tutto il sistema dei libri. Significa che anche nelle realtà più importanti ci sono “pippe al sugo” che non ci capiscono nulla ma che stanno lì per fortuna/spintarelle.

Trovare un editore che creda in te e nel tuo progetto editoriale è la vera sfida. Ci sono editori che lavorano con passione e professionalità, grazie a loro potrai imparare moltissimo e iniziare a farti conoscere creandoti una carriera.

Ciò non significa che, dopo vari romanzi pubblicati, Sellerio o Einaudi ti daranno una risposta dopo appena una settimana riguardo al manoscritto che gli hai inviato! Le tempistiche saranno comunque bibliche ma puoi star certo che, finalmente, avrai un po’ di considerazione e verrai letto con un pizzico di attenzione in più.

L’editoria è un settore in crisi economica ma anche strutturale. Deve cambiare ed evolversi se vuole sopravvivere e deve aprirsi al nuovo per non perdere delle opportunità commerciali e di crescita importanti. A difesa del settore c’è l’infinita presunzione dei sedicenti autori che scrivono robaccia di quarta categoria convinti di essere i nuovi geni letterari.

Combattere con i mitomani

Noi ci siamo imbattuti in un gran numero di personaggi che non volevano imparare, ma pontificare il loro genio. Ci arrivano email di persone piene di sé che, in realtà, commettono nei loro testi errori banali.

Non parliamo di sintassi o grammatica, ma di “modo di scrivere”. Ci inviano manoscritti che sembrano usciti dal primo ‘800 e l’autore, sperticandosi in autoelogi, dice di cercare qualcuno che creda in lui perché tutti si sono dimostrati inetti.

Oppure sostengono di non venir presi in considerazione perché TUTTI gli editori pubblicano solo gente famosa e amici degli amici. L’editoria è piena di limiti e difetti, ci sono tanti incompetenti ma anche professionisti capaci che sono alla ricerca di romanzi belli.

Se il tuo viene rifiutato da ogni singolo editore o agenzia letteraria, non è che il motivo andrebbe ricercato nel testo che hai scritto?

Editor e agenti combattono ogni giorno con una marea di mitomani presuntuosi convinti di avere ragione per grazia ricevuta, spesso hanno reazioni poco educate perché esasperati da veri e propri mitomani. Non è una giustificazione, ma una spiegazione per aiutare a capire quanto il settore sia malato così da accettare critiche e rifiuti con più leggerezza.

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