Il torneo IoScrittore è una occasione oppure solo una perdita di tempo?
Sono certo che già dal titolo si comprenda – facilmente – la mia valutazione finale su quello che i suoi inventori definiscono “Torneo”.
La Treccani:
“2. Nello sport, serie di gare con eliminatorie e graduatoria finale tra squadre o singoli atleti.”
Già da questa prima definizione qualcosa non collima bene con IoS, forse è solo una banale intuizione o molto più probabilmente, avendo partecipato quest’anno, mi sono reso conto della mancanza di qualità di giudizio (che vedremo in seguito).
IoScrittore: una buona idea di base
I libri devono vendere, per quanto sia poco romantico è la base affinché il mondo editoriale (Case Editrici, Agenzie Letterarie e scrittori) possano sopravvivere.
Quindi avere un torneo che premia i testi più appetibili al mercato è senza dubbio una buona idea.
Così quest’anno, con un testo che alcuni addetti ai lavori hanno definito buono (meritevole di pubblicazione da parte di una CE almeno media), ma non ancora del tutto editato, ho deciso di provare a vedere come andava.
Sono costretto a fare una premessa: pubblico per la Newton Compton Editori e a breve anche con un Editore di qualità che stimo da sempre. Stiamo parlando di due realtà importanti, molto ambite dagli aspiranti scrittori.
Con questo non voglio dire: io sono bravo, sono uno scrittore! Soltanto che la mia capacità di narrare storie dovrebbero essere (su questo credo possiamo essere d’accordo) per lo meno superiori alla media. Non sono io a dare questo giudizio, ma il sopracitato “mercato”, per quanto mi riguarda sono il primo a dire di dover migliorare molto.
Il meccanismo del Torneo
Siamo di fronte a qualcosa di “potenzialmente” interessante:
- Si carica il proprio incipit (seguendo una serie di regole).
- Tutto è fatto con pseudonimo, pena l’esclusione.
- Poi si ricevono circa 10 incipit di altri autori.
- Li si valuta attraverso una scheda “tecnica” e dei voti per quattro categorie (es. l’italiano, i personaggi…).
- Se non si valutano tutti i lavori si viene eliminati, in caso contrario si attende l’esito per entrare nei primi 300 finalisti (manco fosse Sparta!).
- Questi poi ripeteranno dal punto 1. questa volta, però, inserendo tutta l’opera.
- I primi 10 verranno valutati da una giuria competente (come a dire: prima abbiamo solo scherzato).
Da subito ci si rende conto che si tratta di una mole eccessiva di testi (credo circa 3.500) letti con poca attenzione – 10 incipit di 30 pagine sono una vera fatica, con annessi giudizi – così potrebbe capitare qualche persona corretta, o qualche pigro/troll che al massimo legge due libri all’anno.
Nel primo caso si è fortunati, e si può anche accettare un’eliminazione, in fondo non possiamo piacere a tutti. Se poi si è molto fortunati, si ricevono anche commenti utili, funzionali alla propria crescita artistica (raro).
I cecchini/troll
Il Mondo è pieno di stronzi. Non è Calvino né Hesse, solo una banale considerazione che credo tutti condivideranno. La fortuna di ogni persona è di incontrarne pochi, o il meno possibile.
Nel Torneo IoScrittore sembra che i troll siano più presenti di un racconto fantasy di Serie B. Sotto ogni ponte se ne trovano a decine che banchettano contenti su opere che avrebbero del potenziale.
Ho ottenuto molte informazioni, e letto aneddoti, segnandomi nel gruppo Ilcazzeggio di IoScrittore che si trova su Facebook. Lì ho incontrato e interagito con molti aspiranti scrittori (più un paio di “veri”) che mi hanno raccontato le loro vicissitudini.
C’era chi, gli anni precedenti, era arrivato nei 10 con un romanzo e invece, quest’anno, neanche nei 300 (con il medesimo testo).
Addirittura altri hanno affermato che, dopo essere stati eliminati nella prima fase anni fa, con lo stesso romanzo hanno trovato poco dopo un editore serio.
Il TOP: un guascone del quale non ricordo il nome, ha usato come incipit quello di un noto testo – di un autore se non sbaglio sudamericano – da milioni di copie vendute: eliminato (o squalificato per aver violato il regolamento, ancora non si è capito) pure lui.
Il vero problema del torneo IoScrittore (secondo me)
L’idea di fare un torneo del genere, come detto, è ammirevole. Purtroppo è chiaramente uno strumento di marketing usato solo per far pubblicità alle CE e, in casi fortunati, rimediare un autore all’anno che venda (tutto questo al costo di un paio di stagisti).
Potrei anche accettare le logiche economiche delle CE, ma sarebbe il caso di fare almeno una “selezione all’entrata”. Mi spiego.
Ho avuto la (s)fortuna di ricevere 10 incipit che ho letto, analizzato e valutato con la massima attenzione, come se fossero testi da editare.
Mi volevo cavare gli occhi. Non solo erano scritti male (ho dato giudizi sull’italiano magnanimi, visto che anche il mio è mediocre e soprattutto perché credo che ciò che conti in un romanzo sia altro), ma non trasmettevano nulla.
Non raccontavano storie, erano pagine riempite a profusione di orpelli, aggettivi e noia. L’infodump era il re incontrastato insieme a dialoghi da rotocalco rosa, descrizioni barocche e noia.
Ma non solo: a mio giudizio (sia come autore che editor), non avevano collocazione sul mercato. Lo so che è sempre difficile capire se scrivere ciò che ci piace o ciò che vende, ma a tutto c’è un limite!
Se i tuoi incipit erano pessimi, significa che lo è anche il Torneo?
Si tratta di una domanda lecita, ma a mio parere manca di una precisazione: erano orribili. Quindi coloro che li hanno scritti, persone (magari simpatiche e intelligenti), che non hanno la minima idea di come si scriva un romanzo, avrebbero gli strumenti per valutarne professionalmente uno?
SE scrivi qual’è SEMPRE, come puoi valutare un romanzo? SE pensi che il “viaggio dell’eroe“, sia una gara campestre di avventurieri in armatura di piastre, come puoi analizzare la psicologica dei personaggi, la loro crescita, la loro voce?
Purtroppo i giudizi dati, si basano su un unico parametro: il gusto personale, scevro di competenze e tecnicismi necessari per capire il valore di un testo.
Parlando con altri concorrenti ho scoperto che molti abbassavano, di molto, i voti in base a errori di impaginazione, qualche refuso o elementi simili. Ecco, sempre a mio parere, l’ennesimo motivo per cui il torneo IoScrittore andrebbe rivisto.
Ogni CE ha sue norme redazionali, alcune vogliono per i dialoghi i:
- “…”,
- altri -…-
- oppure «…».
Il solo dubbio, se siano errori o meno, è indice dell’incompetenza di chi valuta!
Anche in questo caso devo fare una precisazione per evitare polemiche inutili: non sto dicendo che si debba proporre un testo non formattato bene, solo che giudicare in base al proprio personale gusto (“io preferisco le virgolette, io invece…”), penalizzando l’incipit, è un errore che nessuna casa editrice farebbe.
Il mio incipit su IoScrittore e le valutazioni dei lettori
Scrivendo soprattutto romanzi storici e di fantascienza ho deciso di proporre al torneo IoScrittore un thriller esoterico dalle tinte forti.
L’idea era quella di provocare un po’, esagerare, per capire l’effetto che avrebbe avuto sui potenziali giudici/lettori. Ribadisco che non era editato, e un buon editing può trasformare una storia in un vero romanzo.
Prima di caricarlo l’ho fatto leggere a uno scrittore che ormai è considerato uno dei migliori della nostra generazione: Fabrizio Patriarca (consiglio di leggere L’amore per nessuno). Lui è davvero uno SCRITTORE, osannato dalla critica propone una prosa eccellente con storie originali e innovative.
Oltre a lui, lo hanno letto una Agenzia Letteraria e una editor/libraia di spessore che lavora nel settore editoriale da 20 anni! Dico ciò solo per capire le differenze di giudizio che ci sono state tra questi 3 esperti di settore, e 10 valutatori del torneo.
I giudizi dei 3 moschettieri
Buoni, molto. Tutti e tre innamorati del protagonista, del suo lato oscuro e soprattutto del fatto che i suoi comportamenti siano dovuti a motivazioni forti e realistiche. Stessa cosa per la co-protagonista femminile la cui oscurità si miscela bene con quella dell’altro.
Hanno anche apprezzato le descrizioni e l’ambientazione, trovando come limite alcuni dialoghi. Secondo loro la voce dei personaggi, in alcuni casi, è troppo simile quando invece avrei dovuto lavorare di più sulle differenze.
La trama è piaciuta.
Quindi è un romanzo da pubblicare subito?
Altro errore che si fa non conoscendo il mondo editoriale: non è detto che un testo con buone potenzialità meriti la pubblicazione, di sicuro è un romanzo che – a detta dei tre – meriterebbe una possibilità di lettura da qualche editor (non di pubblicazione certa!).
Non era un romanzo compiuto, lavorato ed editato. Un testo degno di chissà quale editore di qualità, però secondo loro meriterebbe una chance. Ha dei difetti che, un buon editor, saprebbe limare se non addirittura eliminare.
Le CE, in linea di principio, non cercano solo un buon libro, ma un autore che crei uno zoccolo duro di lettori.
E i giudizi di IoScrittore?
Devo dire che ben sette erano davvero positivi, affascinati dal nero protagonista e dalla storia originale, eppure erano inutili. Fa sempre piacere ricevere un apprezzamento, ma mi sarebbe stato più utile capire dove migliorare, i punti di debolezza e come, ad esempio, correggerli.
Ci sono anche piccole critiche, alcune sui dialoghi, altri sulla trama, altri ancora sull’italiano e così a continuare. Ciò mi fa riflettere: è possibile che non ci sia una minima uniformità di giudizio?
Se per alcuni le descrizioni sono “fasulle” e per altri “stupende” come può un testo venir valutato correttamente e in modo equo (considerando che sono 3.500 in totale!).
Giudici di questo tipo sono persone che hanno speso il loro tempo per leggermi, e li ringrazio, però credo sia palese che non siano in grado di aiutare un aspirante scrittore nella sua personale crescita professionale.
Due sono stati meravigliosi nella loro ignoranza, dicendo che avevo detto troppo nella sinossi.
Ma sanno cos’è una sinossi? Forse è il caso di leggere l’articolo appena linkato, se poi pretendi una quarta di copertina per evitare spoiler, allora non puoi fare il giudice in un torneo letterario!
E gli altri partecipanti?
Per completezza, grazie al gruppo di Facebook, ho letto le centinaia di post che i “cazzeggiatori” elargivano a profusione sui giudizi ricevuti.
Non posso valutarne la qualità, né il valore, però tutti quanti (o quasi) lamentavano non tanto il giudizio di per sé, ma la loro inutilità. E lo affermavano anche molti dei 300 finalisti.
L’idea di IoScrittore, per gli aspiranti autori, dovrebbe essere quella di avere una chance di pubblicazione e soprattutto dei giudizi neutri da persone capaci, lettori assidui che provano ad aiutare a crescere.
Non ci si può limitare a dire “non mi piace”, ma si dovrebbe elaborate una scheda nella quale si spiegano le ragioni per cui un testo no funziona. Fare esempi su frasi che necessitano una lavorazione, dialoghi poco credibili e su come andrebbero, invece, riscritti.
Conclusioni sul torneo IoScrittore
Se vuoi imparare a scrivere, magari per farlo diventare una vera professione, è giusto provare tutte le possibili strade.
IoScrittore è un’operazione di marketing, è vero, ma anche una possibilità per farsi notare (a volte può bastare un po’ di fortuna).
Il mio consiglio è di partecipare, sapendo che si potrebbe essere giudicati da persone brave e a modo (magari pure preparate), o da qualche cretino che non dovrebbe scrivere neanche la lista della spesa.
Essere valutati negativamente è doloroso, di rifiuti da varie CE ne ho presi tanti senza mai arrendermi. Serve tanto giudizio critico verso se stessi, ma anche verso chi ci legge.
Il giusto mix di sfacciataggine, autostima e umiltà che permette a un aspirante autore di mettersi in gioco, crescere e migliorare fino al massimo del proprio potenziale.
Sul Torneo “Io Scrittore ” molto si è detto e se ne sono dette molte.
Articolato in due fasi – incipit e opera integrale – nel doppio ruolo di autore e giudice altrui , ha pregi e difetti.
L’incipit e l’opera vengono letti?
La risposta è semplice: l’incipit si, l’opera certamente no.
Ed è naturale: chi può affermare che dieci opere, mediamente 2.000 pagine, vengono lette e in modo da formulare giudizi sensati? Nessuno.
E tant’è. È sufficiente vedere fino a che pagina dell’opera arrivano i giudizi specifici. Non si va oltre la metà (e
l’inevitabile finale).
L’incipit e l’opera vengono giudicati – positivamente o meno, non è questo il punto – in modo sensato ?
In questo caso la risposta è duplice: affermativa per l’incipit, sostanzialmente negativa per l’opera.
I giudici-autori (e viceversa) sono Editor?
Questa è l’illusione di molti giudici-autori . Non lo sono per estrazione, formazione e finalità. Quasi inevitabilmente finiscono per dare pareri privi di fondamento, spesso opposti sullo stesso aspetto. Il che non è in sé strano se non fossero basati, anche dichiaratamente, sulla preferenza o meno per il genere di appartenenza dell’opera.
Il clima della prima fase si replica nella seconda?
No. Se nella prima fase emerge uno spirito costruttivo, nella seconda è evidente la finalità di criticare pur di escludere un’opera, forse nell’idea che altri non lo facciano con la propria.
Esistono romanzi che per loro natura non si prestano a questa separazione di giudizio incipit – opera?
Senz’altro si. Ad esempio i romanzi in medias res (si pensi a un thriller in cui il movente viene costruito con il progredire del testo), romanzi a struttura alternata capitolo – personaggio (si pensi a “L’eroe discreto” di Vargas Llosa) o in cui più trame parallele si intrecciano per divenire un unicum.
Insomma, dove vi è complessità di struttura non c’è spazio per IoScrittore.
Quindi IoScrittore è inutile?
No, questo sarebbe ingiusto.
Merita un tale investimento in sforzi e tempo?
No, non ne vale la pena.
Infine la domanda delle domande: quale è la qualità media delle opere concorrenti?
La risposta richiede l’enunciazione del criterio: il corretto uso della lingua italiana scritta. Il minimo che si può pretendere da un autore.
L’esperienza ha insegnato che se GEMS utilizzasse un software di analisi di testi oltre la metà degli incipit non avrebbero la “sufficienza”. Peggio ancora nel caso delle opere.
Un suggerimento per un autore?
IoScrittore non è una via per pubblicare, ma un modo per avere opinioni sul proprio modo di scrivere. Quindi – se la struttura dell’opera lo consente – può essere utile partecipare solo alla prima fase, con un incipit rappresentativo dell’opera per stile, ritmo, dialoghi, approfondimento dei personaggi e quant’altro di rilevante dal punto di vista tecnico – narrativo.
E fermarsi nella speranza di ricevere giudizi che, per quanto possano essere critici o poco graditi, colgano nel segno, diano spunti per lavorare sull’opera.
Magari scaricando prima un analizzatore di testi per vedere se è il caso di partecipare.
Analisi molto precisa e condivisibile, che avvalora l’ipotesi che, probabilmente, il concorso non è la strada migliore per farsi pubblicare.
Sono d’accordo.Certo, sono d’accordo.
Concordo con una analisi che se diversa avrebbe dato sospetto a una insana malafede. E’ vero, Ioscrittore è un insulto all’intelligenza – glielo detto a quei signori, chiaro e tendo – di chiunque non sia al disotto della mediocrità intelletiva prima ancora che intellettuale; ma, amico Scavuzzo, non è il caso di fare di tante erbe un fascio, perché posso assicurarti che, invece, vincendo un corcorso (magari modesto ma serio) si può arrivare a una buona (per un esordiente) pubblicazione (600 copie iniziali senza contributo!) di quel romanzo che per ben 3 volte Ioscrittore (tramite i suoi troller e incompetenti) aveva completamente schifato. Con lo stesso romanzo sputacchiato da Ioscrittore, avevo deciso, nel 2020, di presentarmi ad altri concorsi, facendomi questa volta forza e coraggio a pagare le quote di partecipazione. In uno mi sono classificato addirittura primo – finalmente i meritati applausi! -, in un altro il terzo posto, ma con menzione speciale, e nell’altro niente… ma chissenefrega. Finalmente adocchiato dall’editore giusto è arrivata la serissima proposta di pubblicazione già sotto contratto. Al prossimo aprile. Morale: se hai stima del tuo lavoro, non farti fregare, ma persevera. La sfiga, come la fortuna, va e viene. Domenico Mari
Prima cosa non sono suo “amico”, e secondo vorrei capire quando avrei fatto “di tante erbe un fascio”, anche perché si dice “fare di tutta l’erba un fascio”?
Perché impegnare un anno della propria vita a leggere cose altrui per forse, magari, può darsi, putacaso, alla fine riesci a pubblicare un ebook, quando in un quarto d’ora puoi pubblicare lo stesso libro, aggratis, presso un editore internazionale? (Non è scientifico che se sei fra i dieci vincitori finali venderai centomila copie, e quindi non vale proprio la pena sprecare il proprio tempo)
Il succo del discorso è che le CE hanno scoperto come fare marketing con poca spesa, risparmiando sugli editor che dovrebbero leggersi qualche migliaio di inediti che arrivano loro. Nessun cane muove la coda per niente. Google ti regala tutto lo scibile mondiale, in cambio ti frega i tuoi dati e li vende. Io Scrittore ti regala la partecipazione al concorso, pardon torneo, e forse, magari, può darsi, putacaso, potresti vederti pubblicato un ebook, troll permettendo. In cambio ti chiede un giudizio (gratis) su migliaia di manoscritti che dovrebbero sorbirsi i loro editor.
Sperare è stata una bella esperienza. A pensarci bene, ora, per fortuna non sono tra i 400 finalisti. Peccato che ti senti un po’ preso per il culo.
Io non posso che trovarmi d’accordo con te. Prima volta nel 2020, ero tra i trecento finalisti, e scrivevo ancora piuttosto male, anche se colmavo le mie lacune con l’originalità della trama. Seconda volta, quest’anno, dopo manuali di scrittura, letture, maturazione personale (anche questa influenza il modo di scrivere): non ho superato il primo turno. Il perché è semplice: la trama risultava noiosa e piatta, a detta di alcuni. Peccato che il dramma e i veri colpi di scena iniziavano dopo il quarto capitolo, l’ultimo dell’incipit. I giudizi erano, almeno in parte, inattendibili. Qualcosa di vero c’era per quanto riguarda refusi ed orrori grammaticali, e la caratterizzazione di alcuni personaggi. Ma per il resto, giudizi completamente inutili. Uno di questi era “hai messo il romanzo sotto la categoria fantasy, ma allora com’è possibile che il personaggio ha uno smartphone?” Con questo, direi che non devo aggiungere altro.
Mi sa che non aveva mai sentito parlare dell’urban fantasy, ad esempio. Purtroppo trovo che sia un premio che genera tanta confusione, è in teoria una buona idea, ma strutturato così non credo sia indicatore della qualità di un testo.