Quali sono i servizi che dovrebbe vendere un’agenzia letteraria per essere definita tale?
- scouting,
- valutazione inediti,
- gestione rapporti con case editrici,
- trattative,
- consulenza contrattuale,
- rappresentanza in Italia e all’estero degli autori.
Mi sembra tutto abbastanza chiaro. Ciò che vedo, però, è una commistione di comodo e poco seria da parte di molte agenzie che vendono anche altri servizi:
- Valutazione manoscritti con relativa scheda di valutazione a pagamento,
- editing leggero,
- editing pesante
- servizi editoriali vari non meglio definiti,
- ghostwriting,
- ufficio stampa,
- correzione di bozze
Le agenzie letterarie vivono con le attività che sarebbero ad appannaggio delle agenzie editoriali (come siamo noi di PennaRigata).
Non sarebbe un gran problema se non fosse che gli autori cercano, nella maggior parte dei casi (e a torto), solo chi li aiuti a pubblicare quando la realtà è che i loro testi non sono pronti. Le agenzie letterarie vendono, per esempio, una scheda di valutazione indicando a chiare lettere sul sito che una valutazione positiva non implica una rappresentanza.
E allora perché farla, visto che le schede non servono pressoché a nulla? L’impressione è che avere autori nella propria scuderia sia una sorta di esca per catturare clienti ai quali offrire servizi – a prezzi molto alti – che non hanno nulla a che vedere con il servizio d’agenzia.
Semplificando:
- L’agenzia editoriale offre servizi editoriali.
- L’agenzia letteraria cattura potenziali clienti con la promessa (mai esplicitamente detta) di una pubblicazione e poi propone servizi a costi fuori mercato.
Non parliamo per sentito dire, ma per esperienza personale e dei nostri autori che hanno ricevuto schede di poche paginette o pagato editing costosissimi senza poi venir rappresentati.
Il conflitto d’interesse è la chiave
Il problema non è nell’offrire servizi fuori dal proprio “core business”, ma di muoversi sul filo del conflitto di interesse. Come può editare un’agenzia che dovrebbe fare scouting se l’editing è a pagamento?
Diventa una promessa, o più che altro un gigantesco amo, per catturare le persone che non sono perfettamente consapevoli di come funziona il mondo editoriale e della reale qualità dei loro romanzi.
Esiste anche una sola agenzia letteraria che rischia e investe sugli autori?
Prima di provare a dare una risposta devo fare una premessa:
Ognuno è libero di sviluppare il proprio business come preferisce.
Allo stesso tempo:
Possiamo criticare qualsiasi modello di business.
Potrebbe sembrare, a prima vista, ovvio. Nell’editoria nostrana invece non si può criticare o dare il proprio parere personale quasi su nulla. Chi fa parte del sistema non solo non accetta le critiche, ma il più delle volte non le capisce oppure se la prende mettendoti al bando.
È anche colpa degli autori alle prime armi (e non solo loro)
Tutto ciò è anche per colpa degli autori convinti – nel 99% dei casi – di aver scritto un futuro best seller e che rapportarsi a una agenzia letteraria, che ha al suo interno autori noti, sia una vera e propria entrata per il mondo editoriale.
Noi valutiamo le prime 20 cartelle e, con la nostra valutazione, il cliente può decidere con qualche informazione in più su come muoversi. Non abbiamo la presunzione di possedere la verità, però non incensiamo un autore solo per poi vendergli un editing costoso come fanno alcuni…
A mio avviso, se vuoi fare l’editor, dovresti proporti come tale e non come una sorta di fatina delle fiabe che fa avverare i sogni!
La forza di PennaRigata sta nella nostra indipendenza, fino al limite massimo possibile. Dato che parliamo solo di accadimenti vissuti sulla nostra pelle, siamo certi che qualsiasi azione legale perderebbe forza obbligandoci però a investire energie che riteniamo siano più utili per fare altro.
Per ora abbiamo riscontrato capacità di analisi e coerenza solo in due soggetti che fanno parte del sistema editoriale:
- Nei promotori del Premio Arcimago,
- Negli organizzatori della Fiera editoriale Oblivion.
Solo questi? Chi mi legge sa che mi diverto molto a provocare a destra e sinistra con lo scopo, però, di mettere in mostra pregi e difetti delle:
- agenzie letterarie,
- case editrici
- e dei valutatori (per me i peggiori).
Soggetti che tendono a comportarsi in modo maleducato e irrispettoso solo perché “loro ti fanno pubblicare”. Basti pensare che neanche venti anni fa qualsiasi casa editrice rispondeva a tutti, scartati compresi.
Oggi siamo di fronte a un violento ghosting letterario che ha mostrato quanto la maggior parte di questi soggetti non sono altro che degli adolescenti mai cresciuti repressi che scaricano la loro frustrazione su chi vorrebbe – a diritto – provare a pubblicare.
Torniamo sempre al solito discoro che le aziende possono fare come vogliono, ed è sacrosanto, ma le persone hanno anche il diritto di critica nel momento in cui un’azienda sceglie una specifica linea di condotta.
Prima di andare alla ricerca dell’agenzia letteraria perfetta…
Datemi qualche minuto per parlare velocemente di case editrici e valutatori. Delle prime dobbiamo fare la distinzione tra:
- editori grandi,
- medio/piccoli e
- infine EAP (editoria a pagamento).
I primi sono difficili da contattare, anche perché sono sommersi da decine di migliaia di romanzi all’anno. Sono davvero troppi e si fa fatica a valutarli. Di solito a rispondere a chi invia il testo, nel 99,999% dei casi con feedback negative sono solo:
- Einaudi,
- Sellerio,
- Giunti,
- Marsilio,
- Sperling&Kupfer.
Sono pochi, lo so. Magari mandano una email striminzita dopo un anno e mezzo, ma almeno la inviano investendoci qualche secondo.
Il problema endemico dell’editoria è che è si legge sempre di meno. Risolvere la situazione è complesso e dovrei affrontare elementi di natura aziendalistica e macroeconomica, ma alla fine il problema, semplificando, è che non lavorano in sinergia per aumentare il mercato dei libri, ma si fanno una guerra silenziosa per avere una percentuale maggiore di un mercato in stasi.
Qualcosa non torna, probabilmente il fatto che troppi non-manager (es. editor o scrittori), si inventano manager senza avere alcuna preparazione diventando capitani d’impresa che portano al massacro i loro eserciti.
E chi sono i poveretti in prima linea? Libri ed editor. I romanzi che escono sono sempre peggiori e sempre più guidati dall’unico driver che conoscono: i soldi. I libri non sono solo dei prodotti, sono veicoli che dovrebbero far arrivare negli angoli più bui del nostro Paese cultura e bellezza.
Nelle case editrici ci sono sempre meno editor preparati e formati perché costano troppo. Mettere una persona nel ruolo di valutatore di prima linea comporta il doverlo pagare il giusto poiché si tratta di un professionista specializzato che si carica sulle spalle molti rischi (quante volte si sente di autori rifiutati che poi hanno venduto benissimo).
Medio/piccoli ed EAP
Gli editori di piccole dimensioni sono i soldati di confine in una guerra di trincea. Combattono ogni giorno e tentano di sopravvivere vendendo i libri che ritengono migliori e più meritevoli.
Spesso anche loro sbagliano, anzi molto spesso, però provano a comportarsi come dovrebbe fare un vero editore. Molti falliscono dopo pochi anni e quelli che sono rimasti in vita grazie a delle buone strategie di mercato sono sempre più a rischio a causa della grande editoria (che dovrebbe, come detto, aumentare il mercato) e delle agenzie letterarie.
Per la EAP impiego solo poche parole: sono delle stamperie che fanno leva sull’ego degli autori, non c’è altro da dire.
I valutatori sono il più delle volte dei “professionisti” che vantano delle pubblicazioni e contatti con i grandi editori. Quindi secondo la loro logica chi sa scrivere sa anche valutare un testo che venderà decine di migliaia di copie. Sembra una forzatura di comodo per prendersi una fetta di mercato, nulla di più.
Peggiore è il secondo punto che grida con rabbia disumana un concetto che tutti sanno: si deve essere raccomandati per avere qualche possibilità di pubblicazione. E come si ottiene tale raccomandazione? Pagando un professionista che ti valuta.
Un meccanismo autoesplicativo.
L’agenzia letteraria che ti porta pure le camice in tintoria
Di fronte a un panorama desolante come quello appena mostrato può venire voglia di cancellare il file del romanzo e andare a fare qualcosa di più edificante come mettere in ordine la mensola delle spezie.
Sono anni che lavoriamo nell’editoria e abbiamo parlato, contattato e sentito le storie dei nostri autori su quasi ogni singola agenzia letteraria italiana scoprendo che, per ora ma siamo fiduciosi, nessuna si mette davvero in gioco e investe sugli autori.
La maggior parte, a oggi, non accettano altri manoscritti però continuano a fare le schede di valutazione, che per me sono strumenti inutili (o quasi), guadagnando una media di 400 euro per poche paginette striminzite.
Anche in questo caso c’è un cortocircuito: agenzie che non fanno agenzia. Potrebbero difendersi dicendo che lavorano con i loro autori per far sì che guadagnino di più. Ma se il mercato editoriale è fermo, com’è possibile farlo visto che al massimo l’editoria riesce ad aumentare le vendite di pochissimi punti percentuale a fronte di un incremento costante dei costi?
Ogni tanto ho qualche rigurgito di economia aziendale, che poi non è altro che buonsenso.
Agenzia letteraria o fuffa legalizzata?
Nessuna agenzia accetta di leggere testi a meno di pagamenti iperbolici ingiustificati. Poi ci sono le agenzie che hanno comportamenti che sono definibili solo come truffe.
- Ho visto le schede inviate a due autori – a distanza di un anno una dall’altra – che erano identiche. Cambiava solo il nome del romanzo e i dati personali.
- Mi hanno mostrato schede in cui facevano solo la sinossi del libro con l’aggiunta di qualche paragrafo copiato da libri di scrittura creativa.
- Ho parlato con agenti che candidamente sostenevano che i libri valutati a pagamento non avevano neanche una possibilità di essere proposti ai grandi editori e che le valutazioni erano fatte da stagisti.
- Un’altra agenzia è riuscita a dire che un determinato testo fantasy era ben scritto, la storia funzionava ma che non sapeva a chi proporlo. Ma se non hai contatti nel fantasy italiano, allora perché vendi la “scheda”? Indica sul tuo dannato sito che non accetti fantasy.
- Altra agenzia ha fatto firmare un contratto senza chiedere nulla in cambio, ma poi è scomparsa negandosi all’autore. Forse sperava di ottenere un obolo.
- Un noto agente ha chiesto di essere pagato prima (ad alcuni 500, ad altri 1.000 euro), perché lui ha dei costi d’impresa. Facci capire: l’autore paga il proprio rischio d’impresa e anche quello dell’agenzia? Così è facile fare l’imprenditore.
- Un’altra agenzia letteraria ha messo le mani avanti dicendo che ci vogliono anni per pubblicare, quindi di non chiedergli conto delle sue azioni e di non mettergli fretta (guarda sti autori che pagano e pretendono professionalità).
- Ho saputo di agenti che chiedevano determinate cifre per costi legali e amministrativi non ben definiti. Come se uno viene assunto da una multinazionale che gli domanda, prima dell’assunzione, di pagare gli avvocati che hanno redatto il contratto!
- E poi ci sono quelli rispondono “Non ci interessa”. Nel desolante panorama potrebbe sembrare già sufficiente, ma dove stanno l’educazione e il rispetto?
- Abbiamo già detto, ma è meglio ripeterlo, che la maggior parte delle agenzie fanno agenzia ma non accettano di rappresentare nuovi autori.
- Per non parlare di chi legge gratuitamente solo ai primi e più veloci che inviano il romanzo da un determinato momento. Mi sembra logico! Se hai la connessione più rapida o sei più abituato a usare il computer allora sei anche più meritevole di una valutazione gratuita.
- Poi ci sono le differenziazioni di prodotto: se paghi poco leggo poche pagine (se mi piacciono leggo il romanzo), se paghi bene leggo da subito il romanzo per intero. So di agenzie che, dopo aver letto le prime pagine e fatto una chiamata all’autore promettendogli una valutazione completa, anche loro sono scomparse.
- Infine ci sono i buonisti, quelli che pontificano e sbandierano la qualità del loro lavoro sui social. Dicono che è sempre colpa degli autori che pretendono troppo, e i soliti follower smidollati gli danno ragione sperando di ottenere qualcosa per i loro meravigliosi (è ironico) romanzi.
- Ci sono perfino delle agenzie che si atteggiano a grandi aziende quando tra i loro clienti hanno solo una misera manciata di autori.
Ogni singola agenzia letteraria preferisce leggere (a pagamento), cento romanzi brutti, che potrà rifiutare senza troppi problemi, che uno davvero buono (se lo capiscono), perché li obbligherebbe a fare davvero rappresentanza.
Ma noi dobbiamo pur guadagnare!
Risposta di ogni singola agenzia letteraria o valutatore su piazza, che sarebbe anche giusta se non fosse che ciò che fa sopravvivere le agenzie letterarie non è il lavoro di rappresentanza degli autori, ma la valutazione di romanzi scadenti.
Risolvere la questione non è semplice, perché i grandi editori dovrebbero cooperare con strategie mirate che portino il mercato a espandersi per guadagnare di più e spingere le agenzie alla ricerca di autori validi così da ottenere i loro ricavi da royalties più alte.
Dovrebbero formare – o pagare persone già formate – che sappiano scegliere i testi in modo più professionale, rapido e puntuale per poi venderli agli editori. Insomma, basterebbe che si leggesse di più. Mi rendo conto che sopravvivere con i libri non sia facile, basta vedere quanto guadagna uno scrittore, però non può essere la scusa per comportarsi in modo, nella migliore delle ipotesi, irrispettoso.
Cosa può fare un autore? Leggere di più (tanti non lo fanno), migliorare il proprio romanzo e capirne il valore (tutti sono convinti di meritare Mondadori) e costruirsi una carriera da scrittore con umiltà e lungimiranza.
NB: non siamo un’agenzia letteraria (ma editoriale), se ne troveremo una seria, efficiente e rispettosa lo indicheremo su questo articolo.