Editor di romanzi o fisica delle particelle?

L’editor di romanzi è uno dei lavori più interessanti che abbia mai fatto. Si dovrebbe avere una cultura ampia e variegata o, detto da letterato che non sono, uno zibaldone di:

  • studi letterari,
  • pensieri,
  • nozioni,
  • notizie,
  • idee e
  • cultura (non solo accademica).

Se una persona desidera essere un buon editor di romanzi, a mio personalissimo avviso, dovrebbe uscire di casa e fare molte esperienze perché da esse è possibile trarre spunti solidi e realistici per editare un testo. Tale idea vale, forse anche di più, per gli autori che ormai vedono il mondo attraverso degli schermi e non più con i loro occhi.

L’editor di romanzi non è un avventuriero!

Non sostengo che un editor debba andare in Madagascar e affrontare pericoli e ribelli armati di AK-47 per poter fare bene il suo lavoro. Basta uscire di casa, osservare ciò che ci accade intorno per trasformarlo in spunti letterari interessanti.

Lo studio accademico è essenziale, negarlo sarebbe un errore gravissimo come, allo stesso tempo, pensare che sia tutto. Personalmente ho svolto decine di lavori, dal cameriere al maestro di tiro con l’arco nei villaggi vacanze, dall’imprenditore nel settore petrolifero al muratore in Inghilterra. 

Quindi per fare l’editor di romanzi si dovrebbe essere dei viaggiatori e fare lavori diversi ignorando lo studio? No. O meglio, la conoscenza della lingua italiana e delle tecniche di editing è la base, ci mancherebbe, però vedo troppi editor giovanissimi buttarsi nel mercato come kamikaze certi che il loro 110 e lode in Lettere sia la chiave del successo.

Come scegliere un editor di romanzi?

È complicato, perché i giovani con meno esperienza hanno di solito più entusiasmo e conoscono meglio il mondo delle nuove tecnologie (es: Wattpad) e le dinamiche tra ragazzi che una persona oltre i trentacinque ignora del tutto.

Di contro, la maggior parte dei neoeditor, hanno studiato tutta la vita senza fare molto altro e quindi hanno un background lavorativo e umano per forza meno ricco. Ci sono editor attempati che hanno vissuto la loro esistenza all’insegna dello studio e non hanno mai avuto “avventure” vere e proprie.

Come scegliere?

Non saprei dare una risposta, a mio avviso la prima cosa da guardare – indipendentemente dai risultati e dalle referenze – è umano. Ecco perché ci si dovrebbe sentire a voce il prima possibile per rendersi conto se c’è feeling, altrimenti si perde solo tempo.

Quando decido di editare un romanzo è perché mi trovo bene a parlare con l’autore. Tempo fa una signora, quando le paventai di inserire nel suo testo un triangolo con elementi gay, si lasciò scappare un: “queste schifezze non le scrivo”.

Ancora prima di entrare nel merito tecnico della sua risposta, ho valutato l’aspetto umano, e ho dovuto rifiutare il lavoro perché avevamo valori inconciliabili, ma va bene così. Ecco perché serve sempre la massima sincerità, altrimenti si rischia di scontrarsi quando il testo approfondirà tematiche importanti.

Un editor non può e non deve comportarsi da censore e maestrina che insegna l’autore a vivere, ma non può neanche accettare di lavorare con una persona che ha una morale che lui/lei ritiene sbagliata e offensiva.

Qualsiasi cosa scrivo verrà strumentalizzata

Com’è l’editor di romanzi perfetto? Difficile a dirsi, proviamo a fare una lista delle competenze/abilità/conoscenze che sono necessarie (non sono inserite in ordine di importanza):

  1. conosce bene l’italiano (ovvio, ma senza eccessi o ci si perde nel lavoro del correttore di bozze),
  2. c’è feeling con l’autore,
  3. è paziente (e tanto, gli autori a volte sono un po’ pressanti),
  4. bastardo il giusto, altrimenti ti dirà sempre che è tutto bello. Se pensa che il tuo romanzo è una schifezza, dovrebbe dirtelo,
  5. ha una discreta esperienza di vita e della psicologia umana,
  6. legge e ha letto tanto (ogni genere, se possibile),
  7. sa analizzare un manoscritto e capire cosa volevi raccontare (spesso ciò che è chiaro per chi scrive non lo è per chi legge),
  8. conosce il target del romanzo per rendere la scrittura più precisa e i contenuti adatti. Se scrivi un libro per bambini e racconti una storia di sesso estremo, forse qualcosa non funziona,
  9. sa cucinare (no, scherzo),
  10. vive il mondo editoriale, mettendoti a conoscenza dei rischi che si incappano nel provare a pubblicare un romanzo o di come scegliere tra le agenzie letterarie
  11. conosce le basi della contrattualistica (per il dopo editing, è più un bonus),
  12. è curioso, convinto delle proprie idee con la capacità di cambiarle,
  13. capisce quando il romanzo ha bisogno di aggiunte o tagli e li propone accettando senza problemi che l’autore possa avere un’idea diversa,
  14. ti ascolta come farebbe un innamorato al primo appuntamento,
  15. spiega i passaggi oscuri permettendoti non solo di migliorare il testo, ma di imparare affinché tu non commetta più determinati errori.
  16. Non ti giudica, lo spazio dell’editing è un luogo sicuro dove si è liberi di dire e pensare ciò che si vuole. 
  17. C’è fiducia reciproca.

Non è necessario che l’editor (di romanzi) abbia ogni singola qualità appena elencata, sta all’autore, prima di andare in cerca di un professionista, ragionare bene su ciò che cerca e come vuole che si sviluppi il rapporto umano e di conseguenza il lavoro sul romanzo.

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