Una volta finito di scrivere un libro, ci si domanda su quale punteggiatura usare nei dialoghi, che tipo di impaginazione o quale carattere.
Sono dubbi leciti, ma spesso secondari rispetto alla qualità del testo. Se riesci a inviare un romanzo con delle cartelle editoriali standard, e il manoscritto è buono, tutto il resto passerà in secondo piano.
Ciò non toglie che, per avere qualche minima possibilità in più di essere letti, si debba fare il possibile per attirare l’attenzione dell’editor della casa editrice. Infatti, ognuna ha delle proprie regole di formattazione che puoi anche seguire, ma senza impazzirti troppo.
La Mondadori, in base alla collana, usa differenti tipologie di punteggiatura per i dialoghi. Se hai scritto qualcosa che sia perfetto per la specifica collana di una CE, allora seguine le regole di formattazione.
La coerenza come segno di professionalità
Dopo aver scritto un romanzo, molti autori si perdono nei dettagli tecnici: il tipo di virgolette, il font, l’impaginazione. Ma ciò che davvero distingue un manoscritto maturo è la coerenza. La punteggiatura nei dialoghi, più che una questione di regole, è una scelta di stile:
- definisce il tono,
- il respiro
- e persino la musicalità della narrazione.
Le caporali «…» donano eleganza e classicità; le virgolette alte “…” rendono la lettura più fluida; i trattini -…- conferiscono ritmo e immediatezza. Ciò che conta è non cambiare strada a metà percorso. Un romanzo coerente nella forma dà fiducia a chi lo legge, perché comunica cura, consapevolezza e padronanza del linguaggio.
Non sono trucchi per pubblicare con Mondadori, ma strumenti utili per dimostrare professionalità agli editor che ti leggeranno nelle case editrici o nelle agenzie letterarie.
I tre “simboli” della punteggiatura nei dialoghi
Esistono tre segni di punteggiatura nei dialoghi che si possono utilizzare all’interno di un romanzo. Non ce n’è uno giusto o migliore, spesso dipende solo dal gusto personale. Ad esempio, Einaudi, utilizza i trattini “- … -“.
- Caporali «…»,
- Virgolette alte “…”,
- Trattini lunghi -…-.
Se decidi di usarne un tipo, dovrà essere per tutto il romanzo. Noi di PennaRigata preferiamo le caporali perché, all’interno di un dialogo, sarà possibile indicare le citazioni con le virgolette alte.
Attenzione: le caporali sono «…» e non <…> e neanche <<…>>.
Caporali e virgolette alte
In generale, questi due segni di punteggiatura dei dialoghi sono molto simili come regole di utilizzo. Li puoi trovare nel tuo programma di scrittura sotto “caratteri speciali”.
Ti consiglio di creare dei nuovi tasti rapidi per usarli oppure, se non riesci, di scriverli su un secondo file in word da cui fare copia/incolla ogni volta. Si tratta di un metodo lento e complicato, ma meglio perdere un po’ di tempo per scrivere, ad esempio, “È” piuttosto che “E’” o “«Aiuto»” invece di “<Aiuto>“.
Periodo composto dal solo discorso diretto
In questo caso la punteggiatura va inserita all’interno delle caporali (o virgolette).
Esempio:
- «Ho bisogno di bere.»
- «Ho bisogno di bere?»
- «Ho bisogno di bere!»
- «Ho bisogno di bere…»
Se invece il dialogo è preceduto da un dialog tag, allora il punto va all’esterno.
- Quando lo incontrai, mi confidò: «Ho bisogno di bere».
Invece se il dialogo finisce con “!”, “?” e “…” il “punto” scompare.
- Quando lo incontrai, mi domandò: «Hai bisogno di bere?»
Per quanto riguarda la virgola va inserita dopo un dialogo quando il personaggio esegue un’altra azione.
- Quando lo incontrai, mi confidò: «Ho bisogno di bere», poi si versò un drink.
Se, nello stesso esempio, si trova alla fine del dialogo uno tra “!”, “?” e “…”, allora la “virgola” non ci andrà.
- Quando lo incontrai, mi domandò: «Hai bisogno di bere?» poi prese una bottiglia di vodka.
Cosa fare se il dialogo è spezzato da un inciso?
Nel caso in cui un personaggio stia parlando, prende una pausa o fa qualcosa, allora le regole da seguire sono:
- «Ho bisogno», smise di parlare e si avvicinò al frigo, «di bere.»
Se però, dopo il primo dialogo c’è uno tra “!”, “?” e “…” non ci va alla fine alcun segno di punteggiatura.
- «Ne ho bisogno!» smise di parlare e si avvicinò al frigo. «Devo bere.»
- «Se ne ho bisogno?» smise di parlare e si avvicinò al frigo. «Devo bere.»
- «Ne ho bisogno…» smise di parlare e si avvicinò al frigo. «Devo bere.»
Per la seconda parte del dialogo, valgono le regole viste fin qui.
Punteggiatura nei dialoghi: i trattini lunghi
Sono regole abbastanza semplici.
Il dialogo deve essere aperto con un singolo trattino e senza trattino alla fine.
- – Ho fame.
Nel caso in cui ci fosse un dialog tag alla fine, allora il trattino andrà inserito.
- – Ho fame, – disse.
Infine, se c’è un inciso, la punteggiatura va messa dopo il trattino di chiusura.
- – Ho fame, – disse, – vado a mangiare qualcosa -. Si alzò e andò via.
Ora puoi scegliere la punteggiatura che preferisci. Ribadiamo che è sempre meglio andare incontro alle esigenze delle case editrici, ma se devi investire del tempo sul tuo romanzo, forse è meglio pensare a un editing serio per evitare errori molto più gravi.
Quale usare e come applicarla correttamente
Scegliere la giusta punteggiatura nei dialoghi di un romanzo è una decisione importante per ogni scrittore. Come abbiamo visto esistono tre sistemi principali:
- le caporali («…»),
- le virgolette alte (“…”) e
- i trattini lunghi (— … —).
Non esiste una regola assoluta: ogni casa editrice adotta il proprio stile, ma ciò che non deve mancare è la coerenza. Il consiglio è scegliere un segno e mantenerlo per tutto il testo, curando spazi, incisi e punteggiatura interna.
Una buona gestione dei dialoghi non solo rende la lettura più chiara e piacevole, ma mostra la professionalità dell’autore e aumenta le possibilità di catturare l’attenzione di un editor o di una casa editrice.
