Creare una storia coinvolgente è il Santo Graal della scrittura e molti che lo cercano periscono tra corsi di scrittura, concorsi, fiere (vedi PLPL) e agenzie letterarie che il più delle volte sono i cattivi della storia pur ponendosi come i buoni.
Cosa fare per creare una storia coinvolgente, ecco i punti salienti:
- Costruire personaggi tridimensionali: la solita ragazzina che si toglie gli occhiali e diventa la super ammaliatrice del bad boy della scuola, il barbaro armato di ascia bipenne o l’assassino che uccide i bambini sono banalità da discount che devi evitare.
- Creare tensione narrativa: ci deve essere il page-turning, ossia il desiderio di andare avanti nella lettura. Ciò accade se hai costruito personaggi coinvolgenti e se dai al lettore delle “soddisfazioni”.
- Usare i sensi: la scrittura immersiva è un’arma a doppio taglio. Fai sentire al lettore il profumo della torta, il freddo dell’inverno o il suono di un ramo che si spezza. Ma se ne abusi rischi di cucinare un polpettone fatto di avanzi e scatolette per il gatto.
- Stabilire un conflitto chiaro: leggiamo romanzi che hanno un “grado di sfida per il protagonista”, se è tutto troppo facile (o al contrario difficile), il lettore si annoierà a morte. Immagina un libro fatto solo di margherite, unicorni, mammine pancine, manine, pappine e trottolini amorosi tutututatata. Io vomito.
- Il protagonista deve essere problematico: in fondo non siamo complicati, incompresi e incompiuti? Il protagonista ha bisogno di avere difetti.
- Curare l’incipit: come il resto, d’altronde. Ma l’inizio di un romanzo è un po’ come una prima impressione che aiuta nel conoscersi. Evita l’incipit meteorologico, ti prego.
- Applica lo Show don’t tell: se tendi a spiegare e fare lunghi pistolotti, sei passibile di crimini contro i lettori. Non c’è niente di più noioso e autocelebrativo di un autore che spiega per pagine e pagine il suo punto di vista sugli accadimenti e che, il più delle volte, lo porta a fare la morale neanche fosse un predicatore del 1200 in giro per l’Europa.
Cosa non fare per creare una storia coinvolgente:
- Inserire dialoghi artificiali: la maggior parte dei testi degli aspiranti autori hanno, come primo problema, dei dialoghi irreali che suonano stonati e senza alcuna logica. La tendenza al botta e risposta andando subito al punto è tipico di chi non legge.
- Trascurare i dettagli: senza esagerare o si rischia di appesantire la narrazione, se il personaggio vive in un castello non è detto che abbia il fossato! Descrivi bene solo ciò che il lettore non può sapere.
- Essere prevedibili: quando si scrive si ha l’assoluta certezza che la storia narrata sia unica e sorprendente. Notizia dell’ultim’ora: non è così.
- Allungare inutilmente la trama: è un errore che si fa soprattutto per mancanza di obiettiva e sicurezza. Si ripete quando si crede che il messaggio non arrivi al lettore.
- Ignorare le emozioni: un conto è dire che un personaggio è felice, triste innamorato… altro è far percepire le emozioni attraverso “pennellate”, linguaggio del corpo e scene che evocano una sensazione.
Se non litigano non è un romanzo
Senza conflitto narrativo non c’è storia, sembra ovvio ma molti autori non se ne rendono conto. Prima di ogni cosa devi sapere quale conflitto si snoda nella storia, tra chi e in che modo intendi risolverlo.
Perfino in molti romance che mi arrivano per la valutazione manca qualcosa, la violenza emotiva che porta i personaggi a scontrarsi per…
Proprio il “per” è il fulcro del testo. Il romance, in Italia, si sta dimostrando più avanti degli altri generi perché le autrici hanno compreso, o solo sentono istintivamente, che il bello di un romanzo è vedere il realizzarsi di qualcosa attraverso le sfide.
Che sia un amore o altro poco importa, il conflitto può essere anche solo personale ma, per evitare di essere didascalici, è opportuno tenere a mente proprio lo “show don’t tell“. Non è un dogma da seguire senza piegarlo alle esigenze narrative, ma meglio un testo molto mostrato che uno troppo raccontato.
I personaggi per creare una storia coinvolgente
I personaggi sono il motivo per cui il lettore resta. Se sono piatti o irritanti, chiuderà il libro e non tornerà più. Di conseguenza è essenziale, prima di metterti a scrivere, di costruirli con maniacale attenzione:
- Racconta il loro passato, non con un maledetto spiegone introspettivo stile sfigato che non ha nulla da fare il sabato pomeriggio! Con calma introduci degli elementi che sommandosi, nel corso della narrazione, daranno vita a figure complesse con un trascorso (bello, brutto, complicato…).
- Mostra le loro contraddizioni. Il tuo eroe è sempre perfetto? Noioso. Se sceglie sempre la cosa giusta da fare, per esempio, o quella sbagliata o autolesionistica, il lettore potrà prevederne le mosse. Attenzione: non deve fare cose a caso, non sono tutti sociopatici!
- Chiamala crescita, viaggio dell’eroe o calci nel sedere poco importa, ciò che conta è che tra il personaggio all’inizio e alla fine del testo ci dovrà essere uno spartiacque che il lettore non si renderà conto di aver superato.
- Ti prego, dagli una voce. Ogni persona ha modi di parlare, pause o modi di dire, allora perché nei romanzi tutti parlano allo stesso modo?
L’ambientazione come strumento narrativo
Un’ambientazione fatta bene è come un personaggio in più. Deve avere personalità. Pensa alla brughiera di Cime tempestose: selvaggia, oscura, romantica. Non è solo uno sfondo.
Il Worldbuilding è l’ambientazione a un livello più alto, direi macro. Poi ci sono le singole scene con i rispettivi setting. Ed è qui che l’autore medio parte con il meteo. Se è un fantasy abbiamo la nebbia. In un thriller la notte fredda. In un romance la primavera o l’autunno.
Mostra ciò che il lettore non conosce ma con gli occhi del personaggio. Se il protagonista entra in una farmacia, senza che quel setting specifico abbia la minima utilità narrativa, allora non serve descriverla!
Se un ragazzino che proviene dal passato entra nella farmacia, dovrai descriverla ma, come detto, attraverso i suoi occhi e non i tuoi.
Creare una storia coinvolgente o almeno provaci
Si devono tenere a mente una miriadi di elementi quando si scrive un romanzo. Non si tratta di “ispirazione”, ma più di metodo, voglia di mettersi in gioco e apertura mentale per accettare le critiche da chi ne sa di più.
Ma non basta. Nei vari corsi ti fanno credere – senza mai davvero dirlo – che con 12 lezioni da casa che puoi seguire mentre cucini scriverai meglio di Bret Easton Ellis (e diverrai pure più bello).
Purtroppo, o per fortuna ancora devo capirlo, c’è il talento a fare da spartiacque.
Attenzione: non significa che se hai talento venderai milioni di copie, di solito è il contrario, ma se lo hai insieme all’amore per la scrittura (e lettura, sia chiaro), potrai scrivere libri belli.