Più libri più liberi 2024, sbattono una John Lennon de noantri in copertina e poi fottono chi lavora nel settore editoriale.
La sagra della porchetta di Ariccia ha molta più dignità intellettuale di un carrozzone pseudoculturale in cui perfino chi ne fa parte deve pagare per poter entrare. Ci sta che gli editori sborsino cifre importanti, forse eccessive, ma che persino una bookblogger o un giornalista (anzi no quelli no naturalmente!) debba buttare 20 euro, sembra solo un modo schifoso per ravanargli nelle tasche.
Sono loro che veicolano il messaggio delle Fiera e sono loro che raccontano Più libri più liberi attraverso strumenti che sti dannati sinistroidi e destrini neanche sanno come usare (vedi: Instagram, TikTok, Twitch ecc).
Al massimo fanno post sul datato Facebook usato da single in cerca di moglie/marito/scopata e finti attivisti di questa o quella corrente di (non)pensiero.
Giustamente, il fenomeno della penna (o dell’editing, boh) Chiara Valerio ha deciso con lungimiranza e democrazia che, oltre alle suddette categorie, anche i fottutissimi scrittori/autori dovessero PAGARE per entrare alla LORO fiera del libro.
Più libri più liberi non è la fiera della Valerio, una “grande scrittrice” (notare l’altrettanto GRANDE ironia), ma dei “piccoli” e maltrattati autori che magari potrebbero avere la possibilità di relazionarsi con lettori e case editrici senza dover pagare i famosi venti euro (prezzo, per altro, di una fellatio).
“Pecunia non olet” batte due a zero la cultura
Le case editrici, che già pagano parecchio per un dannato angolino alla fiera, non hanno più la possibilità di fare l’accredito ai loro autori che, quindi, saranno costretti a pagare. Come detto, ciò vale anche per appassionati di settore e blogger che sono il motore pulsante dell’editoria.
Mi dà l’impressione che il desiderio dei “fenomeni della cultura” che gestiscono eventi tanto importanti, si focalizzi solo sul bottino e non sul vero scopo delle fiere: rivitalizzare un settore che loro stessi hanno disintegrato a suon di romanzi scritti:
- dagli influencer (il 99% cazzari di un’ignoranza cosmica),
- da nani, veline e ballerine (grazie Silvio!),
- da amichetti loro a cui “regalano” anticipi fuori mercato mentre ai veri scrittori elargiscono du’ spicci.
- oppure da politici e affini solo per perpetrare il pensiero che serve ai loro “padroni” al momento (es. il woke),
- da autorelli incapaci che però fanno girare il gigantesco circo delle indulgenze plenarie.
Per non parlare delle agenzie letterarie che si fanno pagare per una valutazione (cancro che esiste solo in Italia, sia chiaro) o delle case editrici che mettono a dirigere delle collane scappati/e di casa solo perché così possono imporgli una linea editoriale melensa e predigerita.
Siamo nell’era dell’inclusione, ma in realtà non si tollera il diverso, chi la pensa in modo differente dal sistema non viene aggredito (almeno si creerebbe uno scontro), ma allontanato gentilmente fuori della porta. Nel 2024 a Più libri più liberi lo hanno fatto mettendo una barriera all’entrata che, in realtà, è un messaggio: voi non contate un cazzo.
Di chi è la colpa?
Se Più libri più liberi 2024 è una “casa chiusa” aperta al pubblico è colpa tua. Mia? Ma non ho fatto nulla. Appunto, non hai fatto nulla. Tu che leggi libri, si spera, dovresti protestare e non partecipare alla fiera.
Se si ha un minimo di morale o integrità si evita di buttare soldi per un carrozzone figlio malformato di un sistema cancerogeno come l’eternit.
Come al solito si è persa l’occasione di rivitalizzare la cultura partendo dalle piccole realtà e dando la possibilità a scrittori e case editrici meno note di far sentire la loro voce per provare a veicolare un messaggio che vada oltre l’utile d’esercizio o la fantapolitica.
In questo blog ho sempre detto ciò che penso del sistema clientelare e malato dell’editoria italiana che premia chi ha amici, non il talento. E oggi, come ogni volta, me ne frego del sistema e vado contro, sperando che qualcuno mi ascolti, ragioni e agisca di conseguenza.
Un autore, che viene dalla Toscana per esempio, deve alzarsi molto presto, prendere i mezzi per arrivare alla stazione (pagare taxi, parcheggio o altro), spendere per il biglietto del treno, riprendere la metro da Termini, pagare il biglietto per Più libri più liberi 2024, spendere per pranzo, caffè e simili e poi tornare facendo il percorso inverso.
Spesa totale? Dipende, ma di media 150 euro più un giorno lavorativo perso senza la possibilità di alcun rimborso, dato che i piccoli editori non rimborsano NULLA (e anche qui la polemica sarebbe lunga). L’unica cosa che potevano fare era, appunto, l’accredito/invito per far risparmiare all’autore qualche euro.
Conclusioni su Più libri più liberi 2024
Non andate a Più libri più liberi 2024. Che siate un’agenzia editoriale, letteraria, autori o semplici appassionati. Il risparmio che avrete nell’acquistare a qualche centesimo in meno i romanzi, lo state levando proprio alle persone che dite sempre di voler proteggere.
Grazie alla sinistra (e alla destra, tanto sono alleate), per aver distrutto la fiera dei meno ricchi. Anziché obbligare i grandi a pagare di più, come il governo della tipa là, come si chiama? vabbè avete capito, che non tassa le banche ma i poveracci.
Cultura e sinistra sono un binomio perfetto come grandi aziende e destra: mondi paralleli in cui le azioni sembrano diverse ma in realtà sono identiche.
Boicottate Più libri più liberi 2024
Avete rotto il cazzo, tutti.
Pienamente d’accordo!
Liberiamo la cultura!