Qualche tempo fa ho avuto la fortuna di intervistare il Maestro Valerio Massimo Manfredi, indiscusso re del romanzo storico. Ciò che mi ha colpito maggiormente sono la sua serenità e umiltà, al contrario di molti autorucoli che dopo un romanzo si sentono dei fenomeni.
Anche se non lo conoscevo di persona è stato come parlare con un vecchio amico. Le parole dei suoi romanzi sono state un ponte tra lui e me, tra lo scrittore e il lettore che, infine, si sono ritrovati per parlare di libri.
Conosciamo la dura vita dello scrittore esordiente, sappiamo quanta fatica costa provare a emergere, ma se si vuole avere una qualche minima possibilità di riuscirci c’è solo un modo, anzi due:
- leggere e
- scrivere.
Spesso sento autorelli che dicono di leggere poco, se va bene. Alcuni non superano un libro al mese e di solito sono testi di genere (uno solo), mentre sfuggono dagli altri neanche fossero una penitenza.
Valerio Massimo Manfredi legge, studia, si informa
Avrei voluto parlare con lui di tante cose, perché sapevo che mi avrebbe dato delle risposte profonde, innovative e soprattutto pensate. Nate da anni di studio sui libri, non sui social o internet. La sua non-presenza su questi strumenti è la dimostrazione di quanto, se presi all’eccesso s’intende, intorpidiscano la mente.
Il Maestro, perché tale è, in questa intervista, ha affrontato ogni argomento con leggerezza e un pizzico di ironia. Il tutto supportato da una mente brillante forgiata con lo studio e la lettura. Se pensi di poter diventare uno scrittore leggendo poco, scrivendo meno e postando tanta roba sui social, allora non sei sul sito giusto.
L’unico argomento di cui abbiamo parlato in “via privata” è sull’editing, essendo noi un’agenzia che fa proprio questo, e a mia grande sorpresa eravamo d’accordo su tutto: l’editor non deve essere presente nel testo, non deve imbrigliare la creatività dello scrittore ma aiutarla a venire fuori.
Intervista con Valerio Massimo Manfredi
Sono cresciuto leggendo i suoi testi, immergendomi nel meraviglioso mix di storia e mito che lo hanno reso famoso e letto in tutto il Mondo.
Consiglio ogni aspirante scrittore di leggere attentamente l’intervista e di meditare sulle sue parole, diventare un autore di romanzi è il sogno di molti ed è realizzabile solo mettendosi alla prova, imparando e studiando.
Il Maestro dopo decenni di successi si affida con fiducia al suo editor.
G.S. – Lei è il maestro di un genere particolare, oltre che autore di tanti romanzi di successo, che attrae numerosissimi lettori in Italia e in tutto il mondo: l’antichità classica, in particolare Roma, sono sempre al centro del nostro immaginario. Come considera la situazione del romanzo storico oggi, in un momento in cui molti prodotti editoriali sembrano condizionati, tra le varie cose, dai ritmi e linguaggi della serialità televisiva, che sembra saccheggiare lo “storico” con gran gusto e profitto? Pensiamo ai serial dedicati ai Borgia, o le declinazioni fantasy alla Trono di spade.
V.M.M. – Il fascino dell’antichità, di luoghi e ambienti sconosciuti, è ancora vivo. Roma sorprende perché ha le caratteristiche di uno Stato moderno di sei milioni di chilometri quadrati e 150 mila chilometri di strade. Aveva un esercito organizzato in maniera moderna, disciplinato e omogeneo nelle sue truppe e nelle tattiche militari. Un sistema giuridico moderno. Se leggi Seneca lo comprendi subito entrando in sintonia con quella mentalità. Potremmo conversare con lui, e capirci perfettamente: questo colpisce. La maggior parte della produzione è di tipo commerciale. Conosco persone che leggono qualunque cosa in costume, non gli interessano Seneca, Cicerone o Tito Livio. Io sono invece affascinato dalla letteratura, dall’architettura, dall’arte, dalle strutture sociali, militari e giuridiche.
Il ruolo dell’editor
G.S. – Ogni autore segue un suo personale processo professionale/creativo. Nel suo caso dove e come si colloca l’eventuale riscontro di un editor? Le è capitato di essere affiancato da un “occhio esterno” a una certa fase della scrittura, magari dopo la prima stesura?
V.M.M. – Non ho mai sperimentato una presenza pressante da parte di un editor. Se il cavallo vince, lasciamolo correre! Semmai sono stato io a sollecitarne l’intervento. Una volta il mio editor mi disse: «Il tuo personaggio è bellissimo, però non lo descrivi mai. Secondo me al tuo lettore piacerebbe un ritratto fisico del protagonista». Aveva ragione. Condensai in un paragrafo i tratti di questo personaggio, e mi piacque enormemente! Durante la stesura del mio ultimo romanzo che uscirà a settembre ho avuto con l’editor un rimpallo continuo: le sue osservazioni sono state un oggetto di riflessione importante.
Cambiare genere per non perdere entusiasmo
G.S. – A cosa sta lavorando attualmente?
V.M.M. – Ho terminato di recente un romanzo ambientato in Congo tra il 1960 e il 1964, dopo la concessione dell’indipendenza. È la storia di un missionario saveriano bergamasco che in quei quattro anni, dopo essere rimasto scioccato per avere assistito a un massacro da parte dei ribelli, alla testa di un commando di cinquantadue mercenari riuscì a liberare 1484 ostaggi. Una cosa incredibile, di una violenza non comune, ma anche di grande forza e umanità. All’editor è piaciuto molto, vedremo cosa dirà il pubblico. Il libro era pronto a Natale, ma uscirà in settembre. Non ho mai ho tenuto un manoscritto sul mio tavolo per così tanto tempo. Mi è costato molta fatica perché esplorava un territorio da me poco conosciuto, e anche l’ambientazione, all’interno di un ordine religioso, mi dava preoccupazione: avrebbe potuto risultare poco attraente, noioso… Poi mi sono accorto che in realtà un simile materiale offriva di tutto. Quei religiosi erano personaggi incredibili: uomini di trincea, non protetti nelle retrovie come cardinali e vescovi. Sono al fronte e si battono come leoni, in ogni momento. Questa, almeno, è la mia impressione. Ho avuto in casa, in carne e ossa, il protagonista. Un’esperienza bellissima ma molto faticosa, carica di dubbi e perplessità.
G.S. – Qual è il romanzo al quale è più affezionato?
V.M.M. – Quello che ho più a cuore è L’Oracolo, una storia ambientata nella
Grecia dei colonnelli ma dominata da un personaggio misterioso che cambia identità in continuazione. È imprendibile e imprevedibile. Al momento sono in corso le trattative per la cessione dei diritti cinematografici a un produttore americano. Mi hanno riferito che uno dei più grandi sceneggiatori di Hollywood ha detto di non aver mai letto un romanzo come quello: il problema sarà trarne un buon film.
Consigli di scrittura
G.S. – Di recente ha partecipato al progetto Maestro.it, un’idea innovativa, con i grandi maestri che si raccontano, spiegano, rivelano i segreti di una crescita artistica importante. Per molti, scrivere è un’esigenza naturale. Per lei quanto conta avere un buon maestro.
V.M.M. – A un giovane direi di scrivere. Io mi sono seduto davanti a una tastiera e ho iniziato. Assicurati, prima d’ogni altra cosa, di possedere tutti i ferri del mestiere: leggi, studia, non puoi improvvisare. Segui le tue passioni, l’istinto, le emozioni. Uno dei miei segreti è scrivere con la musica, mi permette di immergermi nell’atmosfera.
L’importanza della formazione accademica
G.S. – Un archeologo come lei, che per forza di cose ha un approccio “scientifico” alla materia, riesce con grande naturalezza e spontaneità a passare dalla scienza all’elaborazione narrativa. La sua formazione professionale non le ha mai creato delle difficoltà in tal senso?
V.M.M. – Facevo ricerca in ambito accademico e non pensavo certo di mettermi scrivere fiction. Una editor mi disse che era in corso la produzione di una collana di originali:
«Dato che sei un antichista», mi disse, «perché non scrivi una storia ambientata nell’antichità?». Lì per lì non diedi una risposta definitiva, ma la cosa mi intrigava. Sfilai un volume dalla libreria che ho qui davanti a me, lo aprii alla pagina alla quale lo avevo aperto l’ultima volta, un capitolo dedicato alla battaglia delle Termopoli. Insieme a un collega americano, che purtroppo non c’è più, avevamo progettato di compiere un giorno una ricognizione dell’area per ricostruirla topograficamente. Non tutti i trecento erano morti; due si erano salvati perché inviati da re Leonida a Sparta con un messaggio misterioso di cui ignoriamo il contenuto. Un dettaglio che mi colpì molto, e iniziai a scrivere di quello. Mi fermarono a pagina 150 perché il pubblico di quella collana non ne avrebbe sopportate di più, così fui costretto a chiudere. Recuperai quel materiale due anni dopo. Nel frattempo avevo già pubblicato con Mondadori e lo proposi all’editor, che all’inizio non ne era molto convinto. Per fortuna siamo andati avanti ugualmente: Lo scudo di Thalos, a due mesi dalla pubblicazione, raggiungerà il milione di copie vendute.
Intervista a Valerio Massimo Manfredi o corso per amanti della scrittura?
Confrontarsi con Valerio Massimo Manfredi è stata davvero un’esperienza da ricordare. Ci ha spiegato l’importanza di seguire le proprie attitudini e i propri sogni, ma di farlo avendo a disposizione i mezzi necessari.
E il Maestro mi ha ripetuto più di una volta:
devi studiare, imparare, leggere e scrivere tanto, più che puoi.
Una volta che si hanno tutti gli strumenti, allora si può pensare di scrivere il nostro miglior romanzo. Queste armi (in tema con i suoi lavori), sono essenziali per poi avere la possibilità di fare ciò che si desidera. Se hai n’idea nuova, originale e quindi spesso anche difficile da far digerire alle agenzie letterarie o alle case editrici, è essenziale che sia “perfetta”.
Quindi segui i consigli del Maestro, in fondo se ti piace così tanto scrivere, non ti costeranno tanta fatica…