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Editor: tutti lo vogliono fare

L’editor è un compagno d’avventure, a volte cattivo altre molto cattivo. Secondo alcuni costa troppo essere editati oppure non serve a nulla perché , loro, sono dei geni incompresi che pubblicano a pagamento!

L’esperienza dell’editing è incredibilmente formativa e piacevole se si ha il giusto approccio mentale e ci si affida all’editor. Non significa dire di sì a ogni sua proposta, non è una maestrina che corregge, ma più un partner che suggerisce e offre spunti differenti.

Un romanzo può trasformarsi, passare dall’essere un’accozzaglia di infodump e frasi fatte, a un vero testo proponibile alle case editrici. A noi è capitato tante volte che manoscritti con molte criticità, dopo il nostro intervento, trovassero la strada della pubblicazione.

Come si svolge il lavoro dell’editor?

Ognuno ha un suo metodo, in linea di massima esistono 2 tecniche distinte:

  1. Si edita il manoscritto e poi lo si discute con l’autore,
  2. se ne edita una parte (20-30 pagine) e ci si confronta.

Il primo metodo, a nostro avviso, è asettico e poco utile. Non c’è dialogo e confronto, il ché porta a essere più rapidi editorma meno precisi.

Noi di PennaRigata preferiamo il secondo metodo, di solito inviamo all’autore una ventina di pagine, con le nostre indicazioni e, dopo che le ha viste, ci sentiamo telefonicamente.

Si tratta di lunghe chiacchierate in cui ci vengono domandate le ragioni delle correzioni o il perché di alcune proposte (es. inserire la reazione di un personaggio).

Si ha quindi un vero e proprio scambio che serve all’autore per capire i meccanismi della scrittura, ma anche all’editor per rendersi bene conto di cosa lo scrittore volesse davvero dire e qual è l’idea del testo.

A volte si può essere d’accordo, altre no. Solo attraverso un confronto si può migliorare il romanzo e capire, insieme, che direzione far prendere a una determinata scena. Chi lavora con noi trova questa parte, seppur impegnativa, la più bella di tutto il processo di editing del romanzo.

E lo è anche per noi editor perché è uno scambio professionale e umano che arricchisce entrambi.

Da Genius alla realtà

Dopo aver visto il film Genius  basato sulla biografia di Max Perkins (uno dei più grandi editor di sempre), molti amanti dei libri si sono innamorati di questa figura a metà tra lo scrittore, lo psicologo e il regista.

Ormai esistono centinaia di corsi, testi e manuali di vario genere per “imparare” questo mestiere, ma sono sufficienti?

Soprattutto, basta aver seguito qualche lezione per potersi cimentare nell’editing di un testo?

Dare una risposta univoca e certa è, per forza di cose, impossibile. Certo per valutare se affidarsi a un editor è utile sapere il suo cv, ma non solo. 

Un editor non è un “correttore”, ma un esperto della struttura, dei personaggi e delle dinamiche interne di un romanzo, nonché del genere specifico.

Deve avere tanta passione, ma non solo letteraria, ma anche di più ampio respiro perché ormai le arti come il cinema, ad esempio, e la letteratura, hanno sempre maggiori punti di contatto.

Un editor, a mio parere, deve avere una cultura a 360°, apertura mentale che gli permetta di apprezzare – e conoscere – elementi classici come quelli più pop.

I doveri “morali” di un editor

Chi edita i libri ha un dovere enorme nei confronti di 3 gruppi:

  • I lettori.
  • L’autore.
  • Gli stakeholders (termine economico che definisce tutti coloro che hanno qualche forma di interesse, in questo caso l’editore, gli azionisti o anche chi lavora nella CE).

Niente male davvero per chi, secondo alcuni, ha solo il compito di correggere refusi e frasi poco chiare. La realtà è ben diversa e, come dovrebbe fare anche l’agente letterario, il supporto vero da dare allo scrittore non è tanto tecnico, quanto umano.

Per esempio, per chi scrive e pubblica, uno dei momenti peggiori è l’attesa. Aspettare quella dannata risposta dall’editore – magari perché si fa affidamento sull’anticipo per pagare la rata del muto – è davvero snervante.

Così alcuni commettono l’errore di contattare la casa editrice, mettendo fretta a persone che sono sommerse da centinaia di manoscritti.

Le figure intorno allo scrittore servono anche da valvola di sfogo, utili per disinnescare comportamenti (come l’essere petulanti) che potrebbero precludere un buon contratto.

Cosa fa l’editor nella realtà

Non è semplice spiegare una figura professionale tanto complessa, ognuno ha metodi e modi propri per arrivare al risultato. Perkins, ad esempio, era molto amichevole tanto da portare letteralmente in casa gli scrittori che prendeva sotto la sua ala.

Il mondo è cambiato, e anche i rapporti interpersonali ne hanno risentito, rendendoci più schivi e malfidati (a ragione, direi), così trovare un editor che inviti nella sua dimora un aspirante scrittore (o anche affermato) è raro.

Il rapporto tra editor e scrittore si basa sulla fiducia, se manca è inutile affidarsi a un professionista, anche bravo, per farsi editare il proprio manoscritto. L’editor, dalla mia esperienza ormai di molti anni nel mondo editoriale, deve fare due cose:

  1. Migliorare il romanzo.
  2. Essere un fine psicologo.

Nessuna è più importante, lavorano in sinergia per aiutare l’autore e accompagnarlo in una migliore stesura del romanzo. Dovrà avere competenze tecniche e doti umane per “manipolarlo” anche un po’: perché lo scrittore è portatore sano di ego ipertrofico, come vedremo in seguito.

1. Migliorare il romanzo

Devo battere sempre lo stesso punto: ogni singolo dannato romanzo deve essere editato. Se pensi che non è così, che il tuo libro sia perfetto e hai paura che la mano di un’altra persona possa fargli perdere “la sua anima”, sei in errore.

Tutti gli scrittori famosi (alcuni famosi proprio grazie a editor eccezionali), hanno bisogno di un editing professionale che permetta al romanzo di esprimersi al meglio. 

Editare non è solo correggere gli errori di grammatica e sintassi, eliminare qualche refuso o giro di frase poco chiaro, anzi queste sono cose “quasi” secondarie. Perché se una storia è buona, e ha del potenziale, errori del genere li può mettere a posto chiunque.

Il difficile è creare un racconto ben strutturato, equilibrato, in cui tutti i personaggi abbiano la loro dimensione e la trama scorra alla perfezione. E il compito dell’editor è far si che accada. 

Egli vede quali sono i personaggi strutturati e profondi, e quelli invece che hanno bisogno di più cure. Potrebbe indicarne uno interessante che l’autore aveva poco considerato, relegandolo a comparsa, quando potrebbe essere un co-protagonista.

L’editor lavora sul “montaggio” della storia: indicando se, secondo lui, alcuni capitoli o paragrafi dovrebbero avere una collocazione differente nella storia rispetto a quella proposta dall’autore.

Mi capita di frequente che il primo capitolo sia poco incisivo, mentre il secondo più valido, modificare l’ordine dei due è spesso una soluzione (ovviamente se la storia non ne risente dal punto di vista logico).

Sempre il primo capitolo – il più importante e difficile – potrebbe andar riscritto. Lo scopo della sua prima stesura è di iniziare il romanzo, senza pensarci troppo su.

2. Essere un fine psicologo

Ora molti autori saranno saltati sulla sedia gridando il loro sdegno verso i tracotanti editor che si permettono di modificare il loro romanzo, per il quale hanno sudato e faticato mesi davanti al pc.

Non è una reazione poi così esagerata, è normale. Almeno la prima volta che ci si affida a un editor.

Lo scrittore ha paura che venga stravolto il suo lavoro, cambiato e modificato a tal punto da perdere l’identità, per non parlare del fatto che la scrittura è EGO.

Puoi dire a chiunque che non sa guidare bene (ad esempio), e potrai ricevere varie risposte ma in generale pacate. Se invece dici a qualcuno che non sa scrivere, o anche solo gli indichi una via migliore per esprimere un pensiero, rischi di scatenare la sua furia omicida.

Mi sono capitati autori che, dalle prime indicazioni, si inalberavano pensando di essere già arrivati, che era solo questione di tempo per vedere il romanzo nelle vetrine delle grandi librerie.

Sognare è bello, si deve sognare. Ma i sogni si realizzano mettendo da parte l’ego e lavorando duro, anche accettando le critiche fatte da chi, per esperienza e studi, ne sa di più.

Una domanda che viene fatta agli editor è perché loro stessi non scrivono?

Semplice: scrivere ed editare sono due mestieri differenti. Saper fare uno, non implica saper fare l’altro. 

Uno scrittore crea Mondi! Ha il dono della fantasia, di raccontare storie, di avere cose da dire ed emozioni da trasmettere (anche se spesso ha grosse lacune tecniche che l’editor colma!).

Il punto è che uno scrittore intelligente si rende conto di avere dei limiti, e si fa aiutare da chi ne sa di più.

Perché l’editor deve essere anche uno psicologo? 

Per spingere lo scrittore ad apportare dei cambiamenti che lui non vuole. Capire dove si può lavorare e dove l’autore, al contrario, proprio non ne vuole sapere. 

L’editor non corregge: offre consigli e mostra una via. Se poi è bravo sa convincere.

Mostrare la strada che lui reputa migliore, spiegandone le ragioni per provare a far cambiare idea all’autore.

La scrittura è EGO. Un editor esperto lo sa e subito leva il proprio dall’equazione, lo fa proponendo idee che lui ritiene valide ma suggerendole, in modo che lo scrittore arrivi quasi a pensare che in realtà sono sue.

Una sorta di brainstorming letterario in cui si propone una variazione, la si discute e si valutano pro e contro.

L’editor ascolta, e cerca il modo migliore per rendere più chiaro ciò che l’autore vuole dire e trasmettere. Egli dovrebbe facilitare la veicolazione del messaggio e i contenuti del testo evitando di stravolgerlo.

Quali sono le competenze di un editor di successo

Sono molte, sicuramente ne dimenticherò alcune, è un po’ come descrivere l’allenatore perfetto, colui che può trasformare un atleta in un campione.

Ritengo che le principiali possano essere riassunte nella seguente lista (con eventuali declinazioni):

  • Conoscere la lingua. Mi sembra ovvio, la grammatica è la base.
  • Aver studiato le tecniche di scrittura e di creazione delle storie. Un romanzo noir avrà codici e regole differenti da un fantasy.
  • Dono della sintesi, forse quello che preferisco. Ogni scrittore inonda la pagina di una marea di parole e frasi superflue, vanno tagliate.
  • Cultura e curiosità. Dove non arriva l’una deve giungere la seconda che spinge l’editor a dubitare di tutto, studiare e quindi documentarsi. Non c’è niente di peggio di un romanzo storico con palesi inesattezze, ad esempio.
  • Empatia, capire non solo lo scrittore e le sue ragioni per poterle rendere più chiare al lettore, ma anche verso il testo. Chi scrive sa che un romanzo non è solo carta e inchiostro, dovrebbe essere permeato di emozioni che a volte non giungono chiare al lettore, o almeno non come dovrebbero.
  • Capacità dialettica per dire le cose, all’autore, nel modo giusto per lui. Non si deve offendere, eppure gli si deve far capire con decisione che sono consigli che sarebbe meglio seguire.

Se pensi di avere queste capacità, una grande passione per la scrittura e la voglia di sopportare gli scrittori, allora quello dell’editor potrebbe essere il tuo mestiere.

Ti consiglio sempre di leggere molto, studiare ed eventualmente seguire un corso, attenzione perché è pieno diagenzie letterarieche li propongono solo per fare cassa.

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