Come scrivere il finale di un romanzo

Il finale di un romanzo è un punto essenziale che spesso viene sottovalutato dagli autori. Si tende, di solito, a seguire una linea che sembra la più logica ma che, spesso, non è la migliore dal punto di vista drammaturgico.

In pratica si scrive ciò che si vorrebbe leggere, senza però valutare 3 aspetti che invece dovrebbero esserci alla conclusione di ogni storia. Il finale dovrebbe essere:

  1. convincente, 
  2. ineluttabile ma, allo stesso tempo,
  3. sorprendente.

Il punto 1. è il più semplice da realizzare. Il vero problema riguarda il 2. e il 3. che sembrano, apparentemente, agli antipodi.  A nostro avviso si tende, nella letteratura moderna (anche di genere), a scrivere finali che siano legati al genere del romanzo.

Invece il finale dovrebbe essere una sorta di “conseguenza” della storia e non fossilizzarsi sul genere. Ci sono Romance che finiscono con il lieto fine, altri con una pioggia di lacrime.

Fantasy con finali epici ed altri quasi banali, su tutti quello de “Il Signore degli Anelli”, il:

Sono tornato.

Pronunciato da Sam che non ha nulla di avventuroso o epico, mostra invece il “dopo” le avventure, il bisogno di casa e serenità in seguito a battaglie, sofferenze e fatiche indicibili.

Cosa si intende per un finale “inevitabile che sorprenda”?

Dovrai scrivere qualcosa che il lettore si possa aspettare (perché tutti gli indizi e strade conducono a quel momento. Es: Lo scontro finale), ma senza sconvolgerlo a tutti i costi.  Il colpo di scena lo si crea prima di tutto grazie a una progettazione attenta che porti la suspense al suo apice. Solo in seguito vi è la “rivelazione”. Stravolgere il testo durante le ultime pagine è un errore che interrompe la sospensione dell’incredulità.

È come dire al lettore:

Era tutta una farsa.

Creare un rapporto di fiducia con il lettore è essenziale e per farlo:

  • si deve siglare un patto (non ha nulla a che vedere con riti occulti!),
  • avere empatia, non solo verso chi legge ma anche nei confronti dei propri personaggi,
  • dare al testo un cuore del romanzo così palpabile che ci si sporcano le dita di sangue mentre si scrive.

Per un buon finale di un romanzo serve un contadino

Non siamo impazziti, o forse sì. Il concetto della semina è essenziale per qualsiasi genere di racconto. Che sia un Thriller o un Fantasy, per arrivare a un finale di qualità dovrai iniziare a seminare indizi, elementi, situazioni e personaggi fin dal prologo.

Come scrivere il finale di un romanzoCome un contadino li “seminerai” durante la storia, imparando con il tempo a raccoglierne i frutti proprio durante lo svolgimento della trama. Il “centro” del racconto, di solito introdotto nei primi capitoli, andrà affrontato proprio nel finale. Ma una storia è fatta di tanti personaggi, antagonisti e intrecci che si snodano (come piantine crescono), fino a dare dei frutti.

A quel punto, l’autore esperto, li coglierà. Questo meccanismo serve per dare, di volta in volta, una soddisfazione al lettore che vedrà le sue aspettative sulla narrazione soddisfatte. In un Romance, per esempio, potremmo dividere i momenti della narrazione in:

  1. incontro tra loro due, in cui si genera un conflitto primario,
  2. si conoscono,
  3. interagiscono e litigano,
  4. si avvicinano emotivamente e poi fisicamente,
  5. risoluzione del conflitto primario (nel finale).

All’interno di questa storia ci potrebbero essere delle sotto trame che hanno uno schema simile ma che, questo è il punto essenziale, si snodano tra i punti 2. e 4. della traccia principale. Inizio e finale del romanzo dovrebbero riguardare i protagonisti/antagonisti e il conflitto primario.

Perché il finale deve essere seminato dall’inizio

Nel momento in cui si scrive un romanzo, la costruzione del finale dovrebbe iniziare dalle prime pagine. L’autore capace dissemina nella narrazione tracce, elementi e relazioni che daranno frutto solo nelle ultime battute.

Vale per ogni genere, dal fantasy al thriller. Un finale ben riuscito, infatti, non si improvvisa mai, ma nasce da una progressione logica e coerente che ha preso forma nel corso dell’intera storia:

  • personaggi secondario,
  • svolte apparenti,
  • scelte in apparenza marginale.

Chi padroneggia la scrittura non solo crea un finale inevitabile, ma riesce anche a sorprendere. Il lettore avrà la sensazione che non poteva andare diversamente, pur non avendolo previsto.

Alcune tipologie di finale di un romanzo

Di seguito una lista sommaria di vari tipi di finali per delle storie:

  • Circolare. Il lettore, dopo un lungo viaggio, viene riportato al punto di partenza. Non è detto dal punto di vista geografico. Potrebbe essere fatto attraverso l’uso di una parola. Nella Divina Commedia, Dante conclude ognuna delle tre cantiche, con un riferimento alle “Stelle”. La narrazione viene conclusa, ad esempio con un flashback o attraverso qualcosa che riporti il lettore all’incipit.
  • Chiuso. Spesso usato nei Thriller, si chiudono tutti gli archi narrativi con delle “spiegazioni” da parte dei personaggi. Finale a più alto rischio infodump.
  • Aperto. Non si chiude il romanzo, si lascia invece spazio alla fantasia del lettore per “unire i punti” e, in base a quanto letto, farsi lui un’idea personale. Ovviamente viene usato per saghe o simili di cui si prevedono altri libri.
  • In medias res. Un metodo molto utilizzato di recente, in cui il racconto finisce quando la storia non è, in effetti, ancora finita. Serve per lasciare una sorta di sospensione che potrebbe lasciar intendere una prosecuzione del romanzo che al lettore non è dato sapere.

Il finale di un romanzo, lo ribadiamo, dovrebbe seguire il flusso della narrazione e non essere scelto a tavolino solo per ragioni di opportunità. Capita che in molti romanzi moderni si tenda a spiegare la storia, una sorta di riassunto nelle puntate precedenti che ritengo sia un insulto per chi legge.

Tipi di finale e struttura narrativa: quale scegliere per il tuo romanzo

Scegliere il finale più adatto al proprio romanzo dipende dalla struttura della storia e dal tipo di esperienza che si vuole lasciare al lettore. Un finale circolare può chiudere con eleganza un arco narrativo profondo, mentre una conclusione aperta funziona meglio in presenza di sottotrame complesse o per avviare una saga.

I finali in medias res creano attesa e stimolano la riflessione, ma vanno dosati con equilibrio. Il finale chiuso, spesso usato nei thriller, richiede una precisione chirurgica nella gestione degli indizi. In tutti i casi, però, la vera scelta efficace nasce dall’aver costruito il giusto conflitto e averlo portato al suo compimento naturale, senza forzature né scorciatoie.

Finali a rischio: gli errori che rovinano un buon romanzo

Molti scrittori rischiano di compromettere l’efficacia di un intero romanzo proprio sul finale. Gli errori più gravi si annidano nell’eccesso di dramma, nel bisogno di stupire a ogni costo o nel desiderio di spiegare tutto fino all’ultima virgola.

Un buon finale ha poche funzioni che devono essere chiare:

  • risolvere il conflitto narrativo,
  • dare un senso alle premesse,
  • accompagnare il lettore con coerenza e misura.
  • mostrare gli ultimi accadimenti senza fare spiegoni (Show don’t tell).

È l’esito naturale di una narrazione ben costruita, non un colpo di scena gettato a caso. La chiusura deve rispettare il patto narrativo stabilito con il lettore, romperlo significherebbe distruggere la fiducia costruita in centinaia di pagine.

Nel finale non può mai mancare il cuore del romanzo. Leggi l’articolo perché molti non lo inseriscono mai oppure, a un certo punto, se ne dimenticano.

Errori da evitare

Quando si scrive il finale di un romanzo si tende a commettere alcuni “sbagli” che rischiano di rovinare l’intero libro.

  1. Tradire il patto con il lettore. Quando si decide di leggere un romanzo, si accettano (dell’autore) le regole e si decide di credergli fino in fondo. Non farlo significa infrangere tale patto e scontentarlo.
  2. Non chiudere tutte le sotto trame.
  3. Allungare il testo oltre il necessario. Il finale dovrebbe essere equilibrato, dare le risposte attese, accompagnare il lettore e dargli il tempo di salutare i vari personaggi.
  4. Il più grave è senza dubbio il non risolvere il grande conflitto scatenante (o il quesito). Sarebbe come, in un Giallo, non far scoprire l’assassino al detective!
  5. Esagerare. Si tende a fare “spremute di cuore” (cit. Ferradini) o a calcare la mano per scrivere un finale epico, che lasci senza fiato il lettore. E di solito, al contrario, viene fuori una scena grottesca. 

Di solito si arriva alla conclusione della storia con una certa naturalezza, ma solo se sono ben chiari i personaggi, il conflitto, le motivazioni e aspettative che trainano la trama verso il giusto finale. 

Se si è in difficoltà nello scriverlo, forse il problema non nel finale stesso, ma nella costruzione della storia che ha determinate lacune. 

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