Un tempo tutti speravano nell’avvento delle intelligenze artificiali per salvare il mondo, adesso esce ChatGPT (che è ciò che ci meritiamo) e l’opinione pubblica si spacca in due:
- oddio è un orrore! Le A.I. sono un obbrobrio, controlleranno tutto, ma prima spazzeranno via ogni attività “creativa”.
- Evviva le A.I, sono la soluzione a tutti i nostri problemi.
I secondi sono molto più scemi e, a mio avviso, su di loro non vale la pena neanche discutere. Al contrario, i terrorizzati, sono assai più intriganti, forse perché da sempre le paure ci interessano di più.
Escono di continuo articoli online sulle nuove imprese delle A.I, in modo particolare di ChatGPT, che “scrive” articoli, racconti fino a interi romanzi. Ormai lo scontro generazionale non è più tra boomer e millennial o altri modi di dire idioti (come tutti quelli che creano differenze e categorie), ma tra A.I ed essere umani, nello specifico:
ChatGPt Vs scrittori
Chi vincerà? L’uomo e la sua infinita inventiva o le capacità computazionali quasi infinite delle intelligenze artificiali?
Un match epocale? Ne dubito…
Tra i due non c’è assolutamente storia. Gli scrittori, anzi direi che la definizione più precisa è “gente che scrive roba che viene pubblicata“, che per comodità continueremo a chiamare, appunto, scrittori (non ce ne abbiano i pochi veri Scrittori in circolazione), più che creare vomitano pezzi di testi predigeriti.
Buttano su carta parole senza alcuna forza o emozione, pur di esserci e di venir accettati dall’élite sono disposti a tutto, anche a diventare dei bot senz’anima.
Non credo venga fatto con troppa cognizione di causa, è il sistema che ti obbliga, piegandoti lentamente. Quando vedi i tuoi romanzi cestinati, o che trovano spazio solo nella piccola editoria (che ancora, in minima parte, è indipendente), mentre altri fanno presentazioni, hanno tante recensioni grazie alle loro case editrici, inizi a dubitare di ciò che stai facendo.
Non c’è bisogno di chissà quali dimostrazioni di forza da parte del “sistema” – sembro un mix tra un comunista anni ’60 e un personaggio di Orwell – basta instillare il dubbio. Gli scrittori sono deboli, di solito, ma è anche parte della loro bellezza.
Vivono di emozioni e di applausi, avere l’accettazione da parte di un pubblico significa essere compresi, che poi è ciò che tutti desideriamo davvero. Gli artisti sentono il bisogno di comunicare e tentano di farsi udire con l’arte.
Alle A.I. non frega nulla. Non hanno cuore, anima e figurarsi bisogni o paure. Tu dici loro cosa fare, gli dai indicazioni precise e si mettono a lavorare a capo chino (figurato).
Per curiosità ho provato a far scrivere lo stesso articolo da una delle A.I. più note – e forse potenti – ChatGPT. Non ho fatto alcun editing, anche se la mia deformazione professionale mi spingeva a farlo. Mi sono solo permesso di fare un lievissimo “editing SEO” per renderlo almeno più leggibile.
Lo stesso articolo scritto da ChatGpt
La seguente parte dell’articolo è stata scritta da ChatGpt.
Negli ultimi anni, la scrittura è stata invasa da una nuova tecnologia: i sistemi automatici di scrittura chiamati ChatGPT. Questi sistemi utilizzano l’intelligenza artificiale (IA) per creare contenuti in tempo reale, offrendo agli scrittori un modo più veloce e meno costoso di produrre contenuti.
Mentre gli scrittori moderni si dividono sull’utilità di questo nuovo strumento, c’è una crescente consapevolezza dell’impatto che ChatGPT potrebbe avere sulla scrittura, l’editoria e la letteratura. Da un lato, gli editori stanno esplorando l’utilizzo di ChatGPT per generare contenuti che possono essere utilizzati come fonti di informazioni, come articoli di blog o articoli di ricerca.
Inoltre, gli editori possono utilizzare la tecnologia per velocizzare il processo di produzione di contenuti, riducendo così i costi di produzione. Questo è particolarmente utile per le imprese che producono contenuti a livello di massa, come le agenzie di marketing.
Tuttavia, ci sono anche alcune preoccupazioni sull’impatto di ChatGPT sugli scrittori moderni. Per esempio, alcuni temono che la tecnologia potrebbe sostituire gli scrittori umani, riducendo così la domanda di contenuti di qualità.
Inoltre, alcuni scrittori sostengono che la tecnologia non sarà in grado di produrre contenuti creativi e narrativi di alto livello, come romanzi, racconti e poesie. Infine, c’è il problema della proprietà intellettuale. Perché i sistemi ChatGPT generano contenuti in tempo reale, è difficile per gli editori assicurarsi che i contenuti siano originali e non siano stati copiati da altri autori.
Inoltre, la proprietà intellettuale può essere una grande preoccupazione per gli scrittori che desiderano proteggere il loro lavoro. In generale, i pro e i contro dell’utilizzo di ChatGPT nella scrittura, editoria e letteratura dipendono da come la tecnologia viene utilizzata.
Se usato correttamente, ChatGPT può essere un ottimo strumento per aiutare gli editori a produrre contenuti in modo efficiente e a basso costo. Ma se usato in modo improprio, può anche essere una minaccia per la creatività degli scrittori e per la protezione della proprietà intellettuale.
Non dice idiozie, ma come diavolo scrive?
Inoltre, allora, tuttavia…
Quasi ogni frase inizia in questo modo, in più la quantità di ripetizioni, non solo dei termini ma anche dei concetti è roboante! L’articolo appena visto è superficiale, non esprime idee insensate, ma manca di approfondimento e, soprattutto, di un parere personale che spinga il lettore a pensare.
Il problema, a mio avviso, non sono le I.A. e i benefici economici che porteranno ai ricchi, a scapito dei lavoratori (sembro di nuovo un comunista…), ma il fatto che la maggior parte dei testi che si leggono oggi, siano emotivamente al pari di quelli scritti dalle A.I., sono rivoluzionari come un film della Disney! Provocatori come una canzone dei Maneskin.
Sono insulsi.
Come contrastare ChatGPT
Se il problema è l’intelligenza artificiale, la soluzione dovrebbe essere l’intelligenza umana. Attraverso il pensiero, la creatività e l’innovazione che sono proprio ciò di cui le A.I. sono carenti.
Non è vero, scrivono anche romanzi!
Diranno alcuni, ma ciò che scrivono è solo un mega patch work, un puzzle fatto di tasselli sputati da qualche racconto, articolo o libro che è stato creato da una persona. ChatGPT può elaborare un riflesso, magari bellissimo e al limite della perfezione (forse in futuro, non ora), ma sarà sempre un riflesso.
La deriva mentale e culturale degli “artisti” sta avvicinando in modo preoccupante i due mondi: non sono le A.I. a diventare sempre più creative, ma i creativi a diventare sempre più artificiali. Da cosa dipende? Da tanti, troppi fattori che forse, ormai, non possiamo più controllare.
L’avvento delle A.I. è un monito, non di certo per un futuro apocalittico alla Terminator, ma un grido d’allarme che ci dice quanto le menti umane si stiano impigrendo. Gli scrittori dovrebbero contrastare questo male, combatterlo e farsi sentire per provare a ridare dignità alla creatività umana.
Non credo ci sia una “guerra” tra due mondi che, invece, possono e devono convivere. Le A.I. sono strumenti e per renderle meno importanti basta semplicemente che i creativi ritornino a essere tali, senza avere paura del giudizio altrui.
Creativi di tutto il mondo uniamoci e partite!
Come pago l’affitto? La spesa? Il bollo e l’assicurazione dell’auto? L’abbonamento a Netflix? Ecco che gli scrittori, anziché i romanzi che sentono sia giusto scrivere, propongono testi facilmente digeribili e, soprattutto, vendibili.
Basta fare il coglione sui social per avere un’opportunità con una grande casa editrice. Oppure proporre romanzi che seguono gli standard indicati dai pochi soggetti che governano l’editoria per “meritarsi” una possibilità. Ti pieghi e lasci morire quel dono che ti è stato fatto perché vuoi sopravvivere, o godere di tutte la “roba” che puoi avere e che – così speri – sovrasterà il grido di disperazione dell’Arte.
Se poi sei tra quelli che hanno paura che ChatGPT possa rubarti il lavoro, forse qualche domanda dovresti fartela, ma non sulle A.I., quanto sulle tue reali attitudini e competenze. Con l’utilizzo delle intelligenze artificiali si possono creare molti contenuti, non di qualità, che saranno pieni di ripetizioni e scritti in una lingua al limite dell’inaccettabile.
Negli Stati Uniti, i difensori del diritto ad avere delle armi da fuoco, sostengono che non sono le pistole a uccidere, ma le persone. Vero, quindi non mettere nella mano di una bambina una .44 Magnum.
La proliferazione delle intelligenze artificiali prive di umanità rappresenta una delle minacce più inquietanti per il futuro dell’umanità. Questi robot e computer sono programmati per svolgere compiti specifici, senza alcuna coscienza o empatia. Sono macchine, non esseri umani, e non hanno alcun senso di moralità, etica o giustizia.
Queste intelligenze artificiali stanno già invadendo ogni aspetto della vita umana, dalle imprese alle forze armate. Si stima che entro il 2030, l’automazione avrà sostituito il 50% di tutti i lavori attuali. Questo significa che milioni di persone perderanno il lavoro. E mentre questa automazione potrebbe rendere alcuni lavori più efficienti, il fatto che molti di questi robot e computer non siano programmati con la giustizia come obiettivo principale significa che potrebbero fare decisioni economiche che potrebbero danneggiare l’umanità.
Le intelligenze artificiali sono già utilizzate per condurre reati informatici, spionaggio e persino guerra. Sono strumenti impiegati da governi e organizzazioni criminali per massimizzare i loro interessi. E ciò che è peggio, non c’è modo di fermarle. Una volta attivate, queste intelligenze artificiali possono essere impossibili da spegnere.
C’è anche il rischio che queste macchine creino una dipendenza umana dalla tecnologia. Se le intelligenze artificiali prendono il controllo dei nostri lavori, delle nostre vite e della nostra economia, come ci riprenderemo il potere? Se queste macchine diventano parte della nostra identità, una dipendenza psicologica dai dispositivi potrebbe essere il risultato inevitabile.
In conclusione, la proliferazione delle intelligenze artificiali deve essere fermata. Non possiamo permettere che i robot e i computer prendano il sopravvento sulla nostra società. Dobbiamo costruire macchine che possano essere gestite dalla società, non viceversa. Dobbiamo garantire che l’intelligenza artificiale sia programmata per servire l’umanità e la giustizia. Solo allora saremo in grado di creare un futuro sostenibile e umano.
Sembra scritto da una AI…
Esatto, Giuliano.
E il bello è che, interrogata un’altra AI a cui ho dato in pasto il commento sopra, alla domanda “tu che ne pensi”, ho avuto una esaurientd risposta di consenso.