Empatia per i personaggi, il segreto per coinvolgere il lettore

Si sente parlare spesso di empatia per i personaggi, quando si tratta di un romanzo o una storia in generale, senza rendersi conto di cosa sia. È la capacità di immedesimarsi nello stato d’animo di qualcuno e di porsi nella situazione di un’altra persona comprendendone i processi psichici ed emotivi.

Significa mettersi nei panni dell’altro. Nell’arte è la capacità di coinvolgere lo spettatore (es. lettore) che è portato a immedesimarsi provando le medesime emozioni dei personaggi. Si può scrivere un romanzo perfetto dal punto di vista letterario e della struttura, però se non ce ne frega nulla del protagonista il testo perde la sua forza emozionale diventando un pessimo racconto.

Un ponte psicologico

Nel cuore di ogni romanzo che lascia il segno pulsa un ingrediente invisibile ma potente: l’empatia per i personaggi. Non si tratta soltanto di “fare sentire” le emozioni, ma di costruire un ponte psicologico che consente al lettore di sperimentare, dentro di sé:

Quando l’autore adotta l’“empatia cognitiva”,  mostrandoci inclinazioni, motivazioni e conflitti interiori, e allo stesso tempo scatena l’“empatia emotiva”, lasciando al lettore la sensazione di sentire insieme, nasce una partecipazione autentica: il lettore non si limita a osservare, ma diventa compagno di viaggio.

Questo processo è ben noto agli studiosi della narrative empathy, come Suzanne Keen, che col suo lavoro ha approfondito i meccanismi con cui il punto di vista narrativo induce il lettore a interiorizzare le emozioni dei personaggi.

Storie per esercitare l’empatia

Inoltre, la lettura è stata descritta come una sorta di “simulatore sociale” emotivo: come sostiene lo psicologo Keith Oatley, le storie consentono di esercitare la nostra capacità empatica attraverso esperienze indirette, facendoci sperimentare vite e scelte diverse senza uscirne illesi.

Empatia per i personaggiQuando il protagonista inciampa, soffre, rischia, il lettore, avendo già instaurato quel legame empatico, “proietta” parti di sé in quell’azione: è come se si giocasse una partita interna, tra desiderio di vittoria e paura di fallire.

Non basta che un personaggio sia tormentato da paure o ostacoli esterni: serve che tali elementi emergano in modo credibile, stratificato, mostrino retroscena e scelte. Anche gli antieroi o gli antagonisti apparentemente “difficili” possono evocare empatia, purché l’autore abbia cura di rivelarne le ragioni intime.

Il lettore percepisce non la perfezione, ma l’umanità. È questo tessuto interiore, mica le sole azioni esteriori, che alza l’ago della bilancia tra un romanzo tecnicamente corretto e uno capace di esser ricordato. Per quanto la tecnica sia importante, la capacità di far provare emozioni e sensazioni è figlia più delle volte della genuinità unità alla Show don’t tell.

Empatia per i personaggi: leggiamo per provare emozioni

Leggere ci permette di evadere, di imparare e di svagarci ma sopra ogni cosa, quando si acquista un romanzo, c’è il profondo bisogno di provare delle emozioni, senza di esse qualsiasi storia perde valore e risulta noiosa e poco coinvolgente.
Il lettore vuole affezionarsi ai personaggi, combattere, soffrire e vincere insieme a loro. Ma perché questo accada, non si possono inserire protagonisti invincibili senza limiti e paure, l’empatia per i personaggi affiora quando vengono messi in difficoltà, in situazioni difficili che, per certi versi, noi stessi abbiamo sperimentato.
Basti pensare a Cenerentola, una storia semplice che tutti conoscono e fa leva su emozioni chiare e dirette: la ragazza sfortunata e incompresa, le sorelle prepotenti, le ingiustizie della vita e una fata madrina che offre una possibilità. E poi il colpo di fulmine, quell’amore inaspettato che anche di fronte alla avversità trionfa.

Paura: l’emozione più facile

Le nostre esistenze sono caratterizzate da una serie di sfide e difficoltà e il nostro peggior nemico è la paura. Che sia di fallire queste sfide, di non essere abbastanza o di non riuscire a raggiungere i propri sogni.
Tutti abbiamo paure e in vari modi incidono sulle scelte che prendiamo, ci limitano e ci obbligano ad affrontarle per andare avanti o almeno trovare un modo per convincerci.
Un protagonista senza paure risulta noioso, irreale e antipatico. Diventa impossibile provare alcuna empatia nei suoi confronti perché troppo distante da noi. Quando si inserisce un personaggio in un romanzo, è essenziale sapere quelli sono le sue di paure ed elaborarle più in profondità che si riesce.
Comprenderne la genesi, i momenti in cui la paura ha inciso sulla vita del protagonista oppure quando è riuscito – magari per amore – a superarla.
Se in un testo si vuole generare “paura”, non si dovrebbe mostrare ogni cosa, ma lasciarla intendere perché essa è generata più dall’ignoto che da ciò che si conosce. Di pari passo si aumenterà la suspense, magari per giungere a un cliffhanger lasciando il lettore con il fiato sospeso.
Immagina di tornare a casa a tarda notte, non è il luogo o il momento spaventoso, ma il non sapere chi o cosa c’è dietro l’angolo. Può bastare un rumore improvviso e strisciante per farci fare mille congetture, tutte negative. Il terrore provato è generato e alimentato dal nostro inconscio.
Se inserisci il protagonista in questo contesto il lettore, che avrà vissuto una esperienza simile, andrà a “ripescare” la paura nel suo trascorso e la proietterà sul personaggio, provandola egli stesso!

…e tutte le altre

Il metodo utilizzato per far provare al lettore la paura è lo stesso che puoi applicare per le altre emozioni. La paura è ancestrale, rapida e immediata e quindi per certi versi facile. Più complessi sono altri sentimenti, come l’amore o l’odio, che nascono e muoiono in ogni persona seguendo strade differenti e spesso inaspettate e tortuose.
Fai in modo, per i personaggi della tua storia, di ricalcare – specialmente all’inizio della tua avventura come scrittore – le tue esperienze personali. Parte del lavoro di un autore è anche di vivere con maggior intensità ciò che gli accade per poterlo trasporre sulla pagina (o in un film).
Osservare gli altri, empatizzare con loro, è un ottimo esercizio per rendersi conto di come le persone vivono sentimenti ed emozioni. Studia e impara i loro gesti, modi di dire o di fare per prendere le distanze o proteggersi.
Lo scrittore, prima di ogni cosa, osserva il mondo.

Empatia per i personaggi: tifare!

La paura nasce dal non sapere cosa accadrà, essa provoca nel lettore un avvicinamento verso i personaggi perché lui stesso non sa, e per sapere è costretto a continuare la lettura (insieme a quello specifico personaggio).
Faranno un percorso insieme che li avvicinerà, portando il lettore a tifare per lui sperando che riesca a superare le difficoltà (e paure). Ecco il punto:
  • difficoltà,
  • paure, 
  • conflitto.

Inserire questi elementi, ovviamente all’interno di una storia ben congeniata, farà nascere l’empatia per i personaggi perché, lo stesso lettore, avrà vissuto esperienze in qualche modo simili. Si dovrebbe evitare di rendere l’eroe perfetto, che sa fare tutto e non ha alcuna paura. Dov’è la sfida? E il conflitto? Che paure può avere un personaggio di questo tipo?

Spesso i personaggi più amati (o anche odiati), sono proprio i cattivi perché in essi l’autore si sente più libero di inserire elementi oscuri che ne danno profondità e quella umanità necessaria. In tutti noi c’è un lato oscuro che ci attira e ci spaventa allo stesso modo. 

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