La suspense in un romanzo si costruisce attraverso tre elementi chiave:
- gestione dell’informazione,
- ritmo narrativo
- e controllo della consapevolezza del lettore.
Un personaggio può avanzare nel buio mentre chi legge ha già intravisto la minaccia, oppure accade il contrario, e chi legge procede nel vuoto insieme a lui. Non basta un colpo di scena per tenere alta la tensione, serve un montaggio calibrato, fatto di rivelazioni ritardate, dettagli ambigui, domande lasciate aperte.
Creare suspense in un romanzo significa saper calibrare tensione, ritmo e anticipazione narrativa per spingere il lettore a proseguire pagina dopo pagina. La suspense non nasce da colpi di scena casuali, ma da una costruzione progressiva e coerente, fatta di piccoli segnali, situazioni critiche e tempi narrativi gestiti con consapevolezza.
Cos’è la suspense?
L’autore deve conoscere i propri personaggi, inserirli in contesti emotivi e psicologici che sollecitano empatia e paura, e rallentare strategicamente il racconto nei momenti chiave. La “corsa contro il tempo”, l’uso misurato di cliffhanger e digressioni, la gestione delle fobie o delle fragilità interne, diventano strumenti per alimentare quella tensione sottile che tiene agganciato il lettore. Non si tratta solo di stupire, ma di costruire una tensione credibile e sostenibile fino alla fine.
Suspense: è l’abilità dell’autore (che sia di un romanzo, un film o altro), di dare vita a situazioni – sospese – che appagheranno il pubblico solo andando avanti nella storia (es. continuando la visione o la lettura). Quindi è, semplificando, la capacità di incuriosire a tal punto da voler proseguire la lettura per sapere come andrà a finire.
La suspense è una figura retorica che troviamo già nell’antica Roma e si basava, allora come oggi, sulla sospensione del lettore. Si fonda su due elementi cardine:
- il tempo e
- la creazione di situazioni, accadimenti o fatti che spingono il lettore a continuare la storia.
Capita in molti testi che l’autore sia troppo frettoloso arrivando al punto cardine della storia (o scena), con eccessiva rapidità e non permettendo la creazione di aspettative da parte di chi legge.
Rallentare è un’arte, spesso l’autore non può rendersi conto dei giusti tempi, così non farà altro che scrivere tutto e subito. La suspense si crea proprio attraverso la giusta gestioni dei tempi narrativi che un buon editing può ottenere.
Ciò è possibile farlo utilizzando alcuni strumenti essenziali che ogni scrittore dovrebbe padroneggiare. Anzitutto dovrebbe essere anche un po’ psicologo, conoscere la mente delle persone è utile sia per rendere i personaggi più profondi, ma anche per essere “crudele” con il lettore.
Non dandogli tutto e subito, ma centellinando gli accadimenti per i quali si sentirà appagato spingendolo a continuare la lettura.
Tecniche per costruire suspense nel romanzo
Costruire suspense richiede una gestione precisa delle informazioni. L’autore decide cosa rivelare, a chi, in quale momento. Un personaggio può conoscere un dettaglio cruciale che il lettore ignora, oppure il lettore può assistere a un pericolo imminente senza che il protagonista se ne accorga.
In entrambi i casi si genera attesa. La suspense si nutre di squilibrio: tra sapere e non sapere, tra vedere e intuire. Serve ritmo, ma anche frizione, silenzi e ritardi. Una battuta di dialogo, una descrizione ben fatta possono accelerare la scoperta. La tensione non nasce dalla velocità, ma dall’incastro accurato tra tempo narrativo e consapevolezza del lettore.
L’importanza del tempo
Uno strumento semplice ma efficace per dare il giusto ritmo al romanzo è il “tempo”. Ti basterà inserire delle tempistiche entro le quali il personaggio dovrà fare una determinata cosa, e avrai la famosa “corsa contro il tempo”.
Alcuni esempi di corsa contro il tempo:
- la classica ricerca di un ordigno che ucciderà tante persone. Dan Brown lo usa in Angeli e Demoni, creando una storia che, di base, è anche abbastanza banale ma che diventa intrigante grazie al sapiente uso della suspense.
- Una corsa in ospedale perché una donna deve partorire.
- La ricerca dell’antidoto a un veleno, che sia il protagonista avvelenato e vuole salvarsi la vita, oppure una persona a lui molto cara.
- Nel film The Blues Brothers, i due fratelli devono rimediare 5.000$ entro pochi giorni o la “pinguina” perderà l’orfanotrofio dove sono cresciuti.
Questi sono solo alcuni esempi che ci mostrano come il tempo sia un elemento essenziale per creare delle ansie nei lettori. Metti una scadenza e avvicinatici lentamente, la suspense aumenterà.
Giunto il momento, cambia strada
Ma nel momento in cui si arriva alla scadenza, non dare al lettore ciò che si aspetta, ma confondilo e metti di fronte al protagonista un evento inaspettato. Per esempio, nel caso della donna incinta, proprio mentre stanno salendo in ascensore, salta la corrente a causa di un terremoto (si trovano in California o anche in Giappone), e adesso?
Un errore che viene spesso commesso dagli autori in erba è di esagerare, di buttare lì situazioni strampalate solo per creare l’effetto sorpresa. Ci deve essere coerenza narrativa.
Nell’esempio precedente il terremoto accade in una zona a forte rischio sismico, ma per rendere il tutto più credibile si dovrebbero inserire dei “segnali”, come scosse di assestamento descritte prima.
Si tratta di una semplificazione, ma che mostra come gli accadimenti, anche quelli più sorprendenti, debbano avere una attinenza con la realtà. Se l’ascensore si ferma senza ragione, il lettore capirà il tuo gioco.
Tecniche narrative per aumentare la suspense in un romanzo
Per aumentare la suspense in un romanzo è fondamentale imparare a rallentare il tempo narrativo e usare con intelligenza le digressioni e le descrizioni. Le anticipazioni funzionano solo se seguite da passaggi che intensificano l’attesa.
Inserire una riflessione del personaggio, un dettaglio ambientale o una pausa improvvisa può creare un’onda di tensione che spinge il lettore a voltare pagina. Anche le descrizioni devono servire la suspense: un oggetto, un suono, un odore possono diventare simboli di minaccia se inseriti al momento giusto.
L’obiettivo è costruire una “promessa narrativa” e ritardarne la risposta, giocando con le aspettative emotive del lettore. Un buon uso delle pause permette di creare ritmo e profondità senza spezzare il coinvolgimento.
Come si crea suspense in un romanzo
Molti romanzi ambiscono a “generare” suspense, ma solo quelli scritti con consapevolezza riescono davvero a tenere il lettore in tensione. Creare suspense significa inserire una struttura narrativa capace di dosare l’informazione, rallentare il ritmo nei punti giusti e aumentare la posta in gioco.
Il lettore deve sapere abbastanza da restare coinvolto, ma non troppo da rilassarsi. Un autore che padroneggia la suspense sa manipolare attese, indizi e false piste con precisione chirurgica.
Differenza tra suspense e tensione
Molti confondono suspense e tensione, ma in narrativa rappresentano meccanismi diversi. La suspense nasce quando il lettore sa qualcosa che il personaggio ignora, e resta in attesa del momento in cui la verità verrà scoperta.
La tensione, invece, si crea quando lettore e personaggio sono nella stessa situazione di pericolo o dubbio, condividendo il medesimo grado di incertezza. Un buon romanzo alterna queste due leve per mantenere viva l’attenzione e dare ritmo alla storia.
Immagina 100, scrivi 10
Quando si scrive un romanzo è necessario costruire un’impalcatura solida e completa. I personaggi dovranno avere una profondità tale da immaginare persino come parlano e mangiano, questo è possibile creando delle “schede” dove andrà raccontato – in modo schematico – chi è, cosa fa, le sue aspettative, progetti di vita, paure, caratteristiche fisiche e così via.
Più il personaggio è importante, più dettagliata dovrà esserne la scheda.
Stessa cosa per la creazione del mondo (world building), che per alcuni generi come il Fantasy è essenziale. Sarà fondamentale conoscere, ad esempio, le meccaniche geopolitiche, il clima o la geografia dell’ambiente in cui si sviluppa la storia.
Se ad esempio si sta scrivendo uno storico, conoscere i termini usati nel periodo (es. scarsella al posto di borsa nel medioevo italiano) o i reali fatti storici, personaggi di spicco vissuti e loro relazioni interpersonali e così a continuare fino alla massima profondità possibile.
Fatto ciò non si deve cadere nell’errore di inserire tutto (il 100%), ma spesso è sufficiente, per dare realismo all’ambientazione, una minima parte (max. 10%).
Seguendo questo metodo si crea un “gap” tra autore e lettore. Chi scrive avrà a disposizione tutte le informazioni mentre l’altro al massimo il 10%. In questo modo lo scrittore lascerà “visibile” sono una parte del racconto, generando curiosità. Potrà fornire indizi, come fosse un giallo, e sarà il lettore a doverli interpretare.
Per creare suspense rallenta e descrivi
Rallentare la narrazione è un metodo all’apparenza facile per creare suspense in un romanzo, in realtà capita che spesso il testo sia di base già lento e quindi arriverebbe quasi a fermarsi del tutto!
La letteratura, specialmente quella di genere, è cambiata molto negli ultimi anni e chiede ritmo, un ottimo page turning, che spinga il lettore a divorare le pagine. Se il testo “gira”, allora si può utilizzare il rallentamento per creare la famosa “sospensione”.
Uno dei metodi più conosciuti, spesso abusati, è il Cliffhanger (consiglio di leggere l’articolo a riguardo) ma si deve fare attenzione perché si rischia di annoiare con l’utilizzo di questo strumento che diventa uno “schema” ripetitivo che non sorprende e non crea suspense.
Differenza tra digressioni e descrizioni
Quando si vuole creare suspense in un testo è essenziale dosare al meglio le parole, da qui l’uso intelligente di digressioni e descrizioni.
Digressioni: di solito vanno inserite dopo una anticipazione che, appunto, anticipa un determinato accadimento creando delle aspettative. Lo scrittore crudele inserirà un pensiero del personaggio, una suo dubbio morale o ricordo. Tale digressione allenterà il ritmo spingendo il lettore ad andare avanti per sapere cosa diavolo accadrà!
Si rallenta non tanto per farlo, ma è un momento in cui si dovrebbero dare informazioni importanti spacciandole per qualcosa di secondario. Nel proseguo del racconto tali informazioni dovranno venire fuori risultando essenziali.
Così il lettore sarà sorpreso, facendo diventare ciò che sembrava essenziale di poco conto e viceversa. Avremmo di nuovo mischiato le carte lasciandogli più dubbi che certezze di prima.
Descrizioni: quando si sta per arrivare al culmine della scena e si sta per rivelare qualcosa di importantissimo e tanto atteso (o si sta per verificare quel dato accadimento), uno scrittore che vuole creare suspense potrà rallentare il ritmo della narrazione inserendo delle descrizioni.
Non vanno inserite a caso, tanto per metterle, ma dovranno essere significative. Dovranno essere il riflesso delle emozioni o stati d’animo dei personaggi che parteciperanno proprio alla scena tanto attesa.
L’uso dei personaggi per aumentare la suspense
Anche i personaggi possono essere utilizzati per creare suspense e aspettative nel lettore. In modo particolare si può fare leva sulle fobie. Come detto prima, creare una scheda per ognuno è utile per dare profondità, tra le varie caratteristiche psicologiche devono esserci le sue paure.
Se la vostra eroina è impavida, sarà difficile empatizzare con lei e preoccuparsi. Datele la paura dei ragni e fatela strisciare in un tunnel pieno di ragnatele con solo la luce del cellulare con la batteria al 2%.
Meglio proseguire, potendo vedere i ragni – grandi un pugno e pelosi come un macellaio greco – per evitarli oppure andare alla cieca sperando che uno non si infili nella maglietta?
Come usare i personaggi
I personaggi sono uno strumento narrativo essenziale per generare suspense. Non bastano azioni spettacolari o colpi di scena: è la dimensione emotiva, quella che nasce dalle paure e dai desideri dei personaggi, a creare la vera tensione.
Ogni protagonista dovrebbe avere almeno una vulnerabilità (un fatal flow), qualcosa che possa renderlo fragile agli occhi del lettore. Far leva su una fobia, un conflitto narrativo interiore o su traumi passati consente di costruire scene in cui il rischio non è solo esterno, ma anche psicologico.
Se il lettore conosce le paure del personaggio e lo vede affrontare una situazione che le mette alla prova, si attiva un coinvolgimento emotivo profondo. La suspense nasce anche dal confronto tra ciò che il lettore sa e ciò che il personaggio ignora, innescando un gioco di attese e sorprese che rende ogni pagina più intensa.
In bilico sopra la follia…
Per costruire una suspense efficace in un romanzo è fondamentale conoscere e dosare tre elementi:
- ciò che il lettore sa,
- che il personaggio sa
- e ciò che accade nella scena.
Se il lettore è in vantaggio sul personaggio, si genera attesa; se il personaggio è in vantaggio, si genera inquietudine; se entrambi ignorano, si crea mistero.
Ogni scelta narrativa che riguarda punto di vista, ritmo, ellissi e montaggio degli eventi contribuisce a modulare la suspense. Non è una formula, ma un lavoro artigianale, scena per scena.
Salve,
ho scoperto per caso il Vostro Sito e mi sono messo a leggere vari articoli in esso contenuti con Molto Interesse.
Da neofita della scrittura che si è rimesso in gioco, a far data dal 2018, dopo molti anni dalla stesura della tesi di laurea nel 2006, alla ricerca di tutto quanto possa essere d’aiuto per una mia continua crescita ed un costante miglioramento nell’arte dello scrivere, a proposito di suspense si è progressivamente fatta sempre più largo nella mia mente una questione inerente il corretto utilizzo dei tre puntini di sospensione, dei quali mi ha sempre incuriosito imparare le regole del loro corretto utilizzo senza rischiare di incorrere in un abuso o un errato utilizzo degli stessi.
Una volta mi capitò di utilizzarli alla fine di un mini raccontino per cui avevo ipotizzato l’eventualità di scrivere un seguito (cosa poi, in effetti, avvenuta).
In quel caso alcuni lettori a cui avevo sottoposto lo stesso in lettura e che non sapevano di questa mia intenzione, mi fecero notare che la chiusa lasciava, secondo loro, aperta la possibilità di un seguito.
Ciò che volevo domandare era questo: i tre puntini di sospensione alla fine di un racconto di narrativa,, oltre che all’idea di un seguito, possono correttamente ingenerare una semplice idea di detto e non detto alla fine dell’elaborato, tale da lasciare il lettore, per l’appunto, con un’aria di detto e non detto o di compiacimento per una sorta di storia infinita anche se, in cuor suo, percepisce che un seguito, in effetti, potrebbe anche non esserci?
E un romanzo per cui potrebbe esserci un seguito, o essere il primo di una trilogia o quadrilogia che dir si voglia, avrebbe senso terminarlo con i tre maledetti puntini di sospensione, o è meglio, data la lunghezza dell’elaborato, terminarlo comunque con un punto per non ingenerare false speranze nell’eventuale lettore, qualora non si procedesse, poi, con il seguito della storia e limitarsi a scrivere un finale che potrebbe lasciare aperte entrambe le alternative,, sia di sequel che di chiusura, detto fatto, della storia con il primo volume?
Nello scusarmi anticipatamente per il caso in cui il post fosse risultato pesante, colgo l’occasione per Ringraziare Sentitamente per il tempo dedicatomi.
In Fede,
Marco Polli
Gran bella domanda. Dei tre puntini di sospensione ormai si abusa, quindi meglio farne un utilizzo parsimonioso. Se vengono usati per tutti i dialoghi dei personaggi la caratterizzazione che dovrebbero fornire viene meno. Li userei, alla fine di un racconto, se questo è autoconclusivo, ma se si vuole evocare un senso di continuità o di mistero. Oppure se si desidera lasciare al lettore spazio per interpretare o immaginare il prosieguo. Per quanto riguarda il finale di un romanzo, che fa parte di una trilogia, la risposta è simile con la differenza che i tre puntini sarebbero, per così dire, ovvi. Se il lettore è consapevole di un seguito, a che serve farglielo notare una seconda volta con i “…”? Personalmente li eviterei sempre alla fine di un romanzo, sanno di “effetti speciali” mal riusciti.