Capire cosa sia davvero una prefazione, quando usarla e come scriverla bene è una delle domande che si pongono spesso autori alle prime armi e appassionati di editoria. In questo articolo trovi una spiegazione pratica e completa che risponde a chi cerca informazioni aggiornate sull’uso moderno della prefazione all’interno di un libro, con esempi e consigli su come strutturarla in modo efficace.
Se stai scrivendo un romanzo, un saggio o un testo ibrido, nelle righe che seguono troverai una guida utile per decidere come impostare l’apertura del tuo libro con uno strumento che può sembrare superfluo ma che, se usato bene, cambia l’impatto dell’opera.
Cos’è la prefazione
La prefazione è una introduzione al testo in cui l’autore (di rado), o un curatore (più comune), presenta il contenuto del testo attraverso poche pagina, di solito 2-3. Viene inserita all’inizio del libro e si trova maggiormente nei saggi piuttosto che nei romanzi.
A livello di marketing può essere uno strumento utile se a scriverla è qualcuno noto o con una grande reputazione rispetto alle tematiche trattate. Essendo anche la prima cosa che si legge dovrebbe essere diretta, chiara e assolutamente senza errori o refusi.
Ormai si usa poco scriverle e, in caso, dovrebbe essere breve. Se è fatta dall’autore si sconsiglia di iniziarla come fosse una letterina (no a “caro lettore” o simili), meglio invece utilizzarla per presentare il testo e ringraziare chi ha acquistato il libro.
Quando un libro inizia con una buona prefazione, il lettore si orienta meglio e decide con più convinzione se proseguire o meno nella lettura. Non serve esagerare con lo stile, basta sapere cosa dire e come farlo. Il compito principale di una prefazione è creare una soglia d’ingresso efficace, capace di raccontare il testo in modo sintetico, affidabile e senza spoiler.
Molti autori non sanno come impostarla e si affidano a modelli scolastici, iniziano a parlare del proprio amore per la scrittura o si dilungano in ringraziamenti fuori luogo. La prefazione, se scritta con intelligenza, mostra subito il valore del contenuto, mette in evidenza il tema centrale e crea un rapporto diretto con chi legge. Per questo è utile non solo nei saggi ma anche nei romanzi, soprattutto se scritti da esordienti.
Le 3 tipologie di prefazione
Ne esistono 3 tipi e sono:
- allografa: scritta da terzi (la più utilizzata),
- autoriale: scritta invece dall’autore,
- attoriale: scritta da uno dei personaggi del romanzo.
Di solito si utilizza quella allografica, magari da un personaggio di spicco che conosce bene il genere del testo. Per esempio, in un saggio sulla pittura, la prefazione potrebbe essere scritta da un noto critico o da un pittore.
In questo caso per dare autorevolezza al testo. Serve anche per illustrare a lettore ciò che sta per leggere presentando sia le tematiche affrontate che lo stesso autore. Chiaramente, chi la scrive, dovrà aver letto il libro!
Possiamo definirla come una mappa del testo con cui è possibile farsi un’idea di massima di ciò che si trova all’interno dell’opera. A scriverla potrebbero essere:
- altri autori,
- esperti di settore,
- professori,
- personaggi noti o famosi,
- bookblogger o bookstagrammer.
Autoriale e attoriale
Un altro aspetto da considerare è che la prefazione non deve necessariamente essere lunga. Le migliori riescono a dire molto in poco spazio, mantenendo ritmo e chiarezza. Il consiglio, per chi scrive narrativa, è di usarla per introdurre il mondo del libro e preparare il lettore all’esperienza che lo aspetta.
Se invece si tratta di un saggio, conviene affidarla a una persona autorevole, capace di confermare il valore del testo. È essenziale evitare toni celebrativi o autoindulgenti. Una buona prefazione non si nota per il suo stile, ma per la capacità che ha di rendere più forte l’intero libro.
La prefazione autoriale è scritta, ovviamente, dallo stesso autore. Sarai quindi tu a elaborarla per presentare a grandi linee il tuo lavoro, se si tratta di un romanzo evitando spoiler di qualsiasi genere ma introducendo il lettore e aiutandolo, in caso, a capire l’ambientazione.
Per esempio, in un Fantasy, si può presentare il mondo creato e dare tutte quelle informazioni che sono essenziali per muoversi da subito con una certa agilità.
La prefazione di tipo attoriale è la meno diffusa, anche se di recente si inizia a riutilizzarla. A scriverla è sempre l’autore che si mette nei panni di un personaggio e narra una parte della vicenda, senza spoiler anche in questo caso, agevolando la comprensione del romanzo.
Può essere uno strumento accattivante e divertente ma è molto pericoloso, specialmente se non si è così esperti da riuscire a far parlare un personaggio senza “sporcare” il testo con il proprio ego.