Quanto contano i refusi? Posso rifiutare un manoscritto a causa di troppi refusi?
Mettiamo che invii il tuo bel romanzo non-editato a una casa editrice, anzi a tutte (perché alla fine il 99,99% degli autori fa così) e ti rilassi sulla tua sedia stile gamer che hai acquistato proprio per stare più comodo durante la stesura del romanzo.
Hai davanti il file del libro, lo scorri per il piacere di vedere la tua “creatura” e un misto di soddisfazione e paura ti assalgono, per quale ragione? Ti fermi un attimo e avvicini il volto allo schermo, alzi gli occhiali (se li porti) e scopri qualcosa di brutto.
Hai di fronte proprio un refuso gastroesofageo (detto così perché neanche un tir di Maloxx potrebbe fermare il fiume di bile e succhi gastrici che inondano il tuo stomaco neanche avessi fatto colazione con impepata di cozze seguita da pizza con l’ananas).
Quanto contano i refusi per la scelta di un romanzo
Trovi appena una manciata di refusi che, però, ti mettono addosso tanta ansia perché hai il terrore che saranno la causa di un rifiuto.
Per tua fortuna non è così, quindi rilassati, beviti una tisana allo zenzero e ascolta bene: i refusi non sono “quasi mai” (vedremo dopo in quali casi), motivo di rifiuto da parte di un editore e ancor meno da una delle varie agenzie letterarie.
La qualità di un manoscritto dipende soprattutto dalla trama e dallo stile, non intendo dire che siano sufficienti per pubblicare, nell’editoria moderna contano molto di più il genere (che dovrebbe essere ultra specifico) e il numero di follower che hai sui social (è la verità che nessuno vuole ammettere).
Chi per professione legge e valuta romanzi, sa che i refusi sono un elemento endemico e ineluttabile perché l’autore conosce (o dovrebbe) a memoria il proprio testo e a volte più che leggerlo arriva a ripeterlo parola per parola.
Qualche refuso è accettabile.
Quanti refusi sono accettabili?
Non ne ho idea, non è l’esame per la patente che se fai 5 errori sei fuori neanche fosse una puntata di Masterchef (oggi penso solo al cibo…), diciamo che uno ogni mezza dozzina di cartelle editoriali, per un romanzo da valutare, potrebbero andare bene, ma dipende anche dal tipo.
Se sono errori che denotano una profonda ignoranza si rischia, nessuno vuole un autore che scrive qual’è o non azzecca mai la d eufonica o scrive sempre un pò.
Consigliamo, se si vuole inviare un testo, di rivolgersi prima a un editor o, se proprio si ha la malsana convinzione di essere ottimi scrittori, almeno a un correttore di bozze per rendere il manoscritto il più pulito possibile.
Chi legge per professione non ha la giornata di 76 ore neanche fosse su Giove! Ha poco tempo e deve ottimizzare i molti compiti, così legge le prime pagine. Un professionista è capace comprende se è il caso di andare avanti o se invece è meglio lasciar perdere.
Uno dei fattori che fanno propendere per la seconda ipotesi è proprio una manciata di refusi nell’incipit. Se proprio devi mandare un romanzo per sperare in una pubblicazione, fai che almeno le prime 20 pagine siano perfette.