Le presentazioni dei libri sono spesso considerate un passaggio fondamentale per promuovere un romanzo, ma nella realtà del mercato editoriale italiano, la loro efficacia è minima. I dati reali mostrano una media di 4 o 5 partecipanti per evento, esclusi amici e parenti dell’autore.
Le presentazioni dei libri servono a qualcosa?
Le spese affrontate, come:
- trasporto,
- stampa di materiali promozionali,
- vitto e alloggio,
- tempo investito,
raramente si traducono in un ritorno economico concreto. Le librerie fanno il minimo indispensabile, gli uffici stampa spesso non comunicano l’evento con efficacia, e gli autori finiscono per sostenere da soli il peso dell’organizzazione.
In un contesto dove si pubblicano 300 libri al giorno e la visibilità è bassa, le presentazioni non generano vendite, non attraggono lettori e non consolidano la reputazione dell’autore, a meno che non siano parte di una strategia strutturata. La vera domanda da porsi non è se fare una presentazione, ma perché farla, con quali mezzi, e soprattutto con quali contenuti.
Sono inutili, diciamolo da subito
Prima o poi avrei dovuto fare un articolo per provare a rispondere a una delle domande che mi viene fatta più spesso dagli autori: servono a qualcosa le presentazioni dei libri?
Di media sono inutili.
Per prima cosa sono economicamente disastrose per l’autore anche se, in pochi casi, generano qualche misera vendita. A parte i grandi (per vendite) scrittori, che muovono masse di persone, tutti gli altri autori si devono accontentare di presentazioni in cui sono presenti al massimo 15 persone.
La media è di 4-5 , più di sovente 0, se si escludono amici e parenti che sono stati costretti dal disperato autore a fare presenza per non trovarsi da solo in libreria con davanti una schiera di sedie vuote. Questi sono i numeri reali, nell’immaginario collettivo ci si aspetta la fila fuori dalla libreria di lettori che desiderano bearsi di fronte alla grande luminosità dello scrittore.
Riuscire a riempire una saletta di 4 metri quadri è un’impresa titanica.
Presentazioni dei libri: il vero impatto sul pubblico
Le presentazioni dei libri raramente attirano lettori nuovi. Nella maggior parte dei casi, il pubblico è composto da amici, parenti e conoscenti dell’autore, coinvolti più per affetto che per reale interesse. Questo limita l’efficacia dell’evento come strumento promozionale.
Le librerie offrono spazi ma non promuovono, gli uffici stampa svolgono un lavoro spesso superficiale e l’autore si ritrova da solo a gestire l’intera macchina organizzativa. Il risultato? Foto sui social, due copie vendute e nessun vero passo avanti nella carriera.
Per trasformare una presentazione in un’occasione utile, servono un libro valido, un pubblico target interessato e una comunicazione coordinata con editori e librai. Senza questi elementi, il rischio è di perdere tempo, risorse e credibilità.
Da cosa dipende la repulsione per le presentazioni?
La gente ormai le odio, sa che sono solo una perdita di tempo per dare la possibilità all’autore (di rado alla CE), di postare su qualche social foto dell’evento e poter dire:
Grazie, eravamo tantissimi!
Che poi per tantissimi si intendono al massimo 6 tizi, compresi madre, padre, sorella, fidanzato e miglior amico (il gatto non ne ha voluto sapere!).
Il problema delle presentazioni, a mio avviso, sono gli autori. Dobbiamo prenderla larga per capire il motivo per cui c’è questo odio viscerale. In Italia si pubblicano 200 – 300 libri al giorno. Sì, questi sono i dati degli ultimi anni. Un numero esorbitante di testi chiaramente di livello (medio) infimo scritti da sedicenti scrittori che leggono a loro volta 2 libri l’anno.
Quindi, il primo problema della catena delle presentazioni sono proprio i finti autori. Gente che si mette a scrivere perché “al liceo prendeva tutti 8”! Scrivere è un mestiere, come l’idraulico o il netturbino. Ci si deve allenare, sbagliare, farsi correggere da qualcuno che ne sa di più, e poi ricominciare.
Invece in Italia chiunque scrive un testo di 200 pagine e senza una revisione o un editing (fatto da un professionista), inonda le CE e le Agenzie Letterarie con il suo presunto capolavoro.
Cosa c’entra tutto questo con le presentazioni?
Ora ci arriviamo, serve conoscere la filiera per capire come mai il prodotto finale è una schifezza. In questo mare magnum di zozzerie pseudo-letterarie ci si perde e si pubblicano anche libri brutti, non curati, che sono uno spreco di inchiostro e carta.
Se poi non si rientra in questo meccanismo ci si butta nella editoria a pagamento (che poi non è altro che copisteria-per-tordi) o nel self-publishing.
A volte, molto di rado, ma proprio in pochissimi casi, ci scappa che il testo buono non venga valutato a dovere dalle CE editrici. Attenzione, perché ho il terrore che tutti quelli che sono stati rifiutati pensino di essere l’eccezione: no.
Tornando alle nostre adorate presentazioni: abbiamo 300 libri al giorno e di conseguenza lo stesso numero di disperati che tentano di pubblicizzare il loro “capolavoro”. E i poveri lettori, che ormai li protegge anche il WWF, vengono braccati nella vita reale e sui social per andare alle presentazioni.
E queste povere creature mitologiche, i lettori, ci andrebbero pure a sentire un illuminato personaggio che ha scritto un testo nuovo, profondo e interessante! Ma sanno, imparando dagli errori del passato, che sono estinti anche gli scrittori e quelli che si dicono tali sono per lo più millantatori che hanno scritto “qualcosa” a causa del loro ego ipertrofico!
A me non è “quasi” mai capitato di assistere a una presentazione interessante proprio perché chi presenta non lo è “quasi” mai, interessante. Gli scrittori dovrebbero avere dentro di loro un mondo potente, intrigante e affascinante. Ma a me che me ne frega di ascoltare un impiegato qualunque la cui vita è stata scuola-università-lavoro-matrimonio-figli-pensione e che ha sempre fatto parte del sistema culturale e morale vigente.
E non c’è nulla di male a essere una persona scuola-università-lavoro-matrimonio-figli-pensione, basta che non ci si spacci per rivoluzionari!
Non vado ad ascoltare la presentazione di un libro per sorbirmene la sinossi e l’esaltazione del testo. Voglio confrontarmi con un modo di pensare unico, o almeno non allineato a quello comune, preferisco un autore con idee rivoluzionarie che non condivido piuttosto che sorbirmi la solita minestra riscaldata.
Motivo numero 1 per cui le presentazioni non servono: sono noiose perché a farle sono persone noiose.
L’economia delle presentazioni
Ma poi le presentazioni dei libri non sono altro che della becera pubblicità, quindi il loro scopo è di aumentare le vendite e di conseguenza far guadagnare autori e CE.
Ipotizziamo che l’autore faccia la presentazione nella sua città, se abita in un grande centro altrimenti si dovrà comunque spostare. Mettiamo per eccesso che riesca a portare ben 6 persone (questa volta voglio essere buono escludendo parenti e affini).
Se vende a tutti i presenti a un prezzo medio di 15 euro il guadagno lordo è di 90 euro. A lui andrà una percentuale (le royalties), che nel migliori dei casi è dell’8%. Quindi si metterà in tasca (tasse escluse), 7,2 euro che riceverà dopo la rendicontazione (circa dopo un anno).
Un lauto guadagno per aver sprecato tante ore per organizzare la presentazione e il tempo necessario per farla fisicamente, circa 2-3 ore. A questo aggiungerei piccoli costi come benzina, parcheggio, un caffè o un panino. Alla fine il sedicente scrittore, una volta arrivato a casa stremato e soddisfatto, si accascerà sul divano consapevole di aver lavorato una giornata intera per mettere in tasca… quanto? Nulla.
Nel caso in cui si facciano tappe in giro per l’Italia, si avranno perdite di molte centinaia di euro.
Ma le CE non pagano le trasferte? Davvero pochissime lo fanno e solo per autori che garantiscono delle vendite buone, gli altri dovranno sborsare ogni euro ti tasca propria.
Motivo numero 2 per cui le presentazioni non servono: non portano guadagno all’autore.
Perché non funzionano: i tre errori più comuni
Molte presentazioni falliscono per tre motivi principali:
- Contenuti poco interessanti, sono eventi monotoni, dove l’autore si limita a riassumere la trama o a leggere pagine del romanzo.
- Scarsa promozione e l’inesistente lavoro di comunicazione da parte delle librerie e degli uffici stampa, che si affidano a un solo post mal scritto su Facebook.
- Totale assenza di un piano strategico: si organizza l’evento senza un pubblico definito e obiettivi chiari.
Se una presentazione non ha un tema, non offre valore e non stimola il dibattito, è meglio evitarla. Un evento funziona solo quando viene pensato come esperienza, non come obbligo editoriale.
Ma chi dovrebbe promuovere le presentazioni?
In teoria uffici stampa, librai e infine gli autori. Questi ultimi non contano nulla, suona brutto sentirlo dire ma è la realtà. I librai avrebbero molti strumenti che però, in tantissimi casi, non usano o non sanno neanche di avere.
Al massimo postano la locandina sui loro social, usati male, e lì si fermano dicendo di aver fatto tutto il possibile quando si presenta una sola persona.
Gli uffici stampa conoscono il mondo social come io conosco la fisica delle particelle. Anche loro non li sanno utilizzare (o non vogliono farlo, vallo a capire), facendo al massimo il solito post “posticcio” e nulla di più. Alcuni scrivono addirittura delle email a giornalisti, blogger e influencer, in questo caso stiamo parlando di veri fuoriclasse.
Motivo numero 3 per cui le presentazioni non servono: non vengono comunicate.
A cosa servono queste benedette presentazioni dei libri?
Ognuno dei vari soggetti della filiera del libro ha un suo tornaconto.
Editori. Guadagnano dalle copie vendute, senza fare nulla. Al massimo, come detto, l’ufficio stampa (o il social media manager), investiranno 15 secondi per fare un post.
Librai. Anche a loro costa poco: il solito misero post sui social e circa 20 minuti per preparare sedie e tavolini.
Autori. Le presentazioni non comportano guadagni ma solo costi, però sono un toccasana per l’ego sgualcito di chi non sa scrivere e vende solo ad amici e parenti. In Italia il 90% dei romanzi pubblicati vende meno di 100 copie.
Se vuoi fare una presentazione mettiti in testa che ha senso se:
- non vengono parenti e amici,
- hai qualcosa di interessante da dire (oltre a parlare del tuo romanzo),
- non la fai per il tuo ego ma per promuovere il libro,
- lavori in sinergia con editore e libraio,
- non sei una persona noiosa (molti se la prenderanno per questa affermazione),
- hai in mente un piano strategico di vendita e promozione,
Soprattutto è giusto farle se hai scritto un bel romanzo. Purtroppo il 99% dei testi pubblicati non lo sono.
Ho letto con attenzione e anche divertimento per l’ironia di chi scrive! Complimenti! Totalmente d’accordo sull’editing e i 2 etti di prosciutto è quanto potrò forse permettermi di acquistare con la vendita dei miei libri!
Alle mie poche presentazioni non sono venuti solo parenti e amici, però..è vero..in linea di massima sono una seccatura!
Ma intanto le linee promozionali non sono facilmente perseguibili senza un investimento..e spariscono anche i due etti di prosciutto!
Vi seguo. Mi piace il blocco.
Grazie e complimenti.
Ha ragione, è difficile promuoversi (soprattutto è costoso). Grazie per i complimenti.
Buongiorno, ho una domanda inerente al tema, la presentazione del libro, in caso venisse pubblicato. Scrivo e leggo da sempre, mi diverte, è il mio passatempo preferito, lavoro molto sui racconti, sono un po ignorante e non sono scrittore. Scrivo per i miei figli, ma neanche loro li leggono. Me li auto pubblico, sarebbero in vendita alla Feltrinelli su richiesta, credo. Ma nessuno lo sa, neanche i miei fratelli. A me piace impaginarli, mettere le mie illustrazioni, (sono artista, pittore) e averli in formato libro. Fine. Mi capita che io faccia leggere dei manoscritti e capita che qualcuno voglia pubblicarlo, di solito bisogna pagare dunque evito. Ora, arrivo al punto, pare che ci sia una casa editrice che vorrebbe pubblicare un racconto, ma son poco collaborativo, sono terrorizzato in caso mi chiedesse di partecipare ad una eventuale presentazione e dunque parlare, ma io la rifiuterei, non è nelle mie corde, primo sono timido in pubblico, a causa delle pene passate nelle interrogazioni in classe in cui facevo scena muta, , secondo non saprei che dire dell’opera. La mia domanda è questa e scusate la mia ignoranza sull’argomento, è obbligatorio partecipare? E se usassi uno pseudonimo? Grazie,
Marco
Dipende dagli accordi presi con l’editore. A meno che non sia esplicitamente indicato lei non ha alcun dovere riguardo la promozione. Anche per quanto riguarda uno pseudonimo ci si accorda.
Marco Miceli sei simpaticissimo e mi hai fatto ridere.
Io mi chiamo Giovanna Di Salvatore in Bruni. Ho scritto la storia della mia vita che penso non sia stata noiosa.
Invierò, credo stasera, il mio manoscritto a qualche CE ma non ho speranze. Ho trascorso piacevolmente, scrivendo di me, parecchio tempo ed ho attraversato molte vicissitudini ed anche bellissimi momenti. Non mi pento di aver avuto questa idea anche se il mio libro finisse al centro dell’oceano Atlantico. Mi firmerò GBruni. Il titolo del mio Best Seller è:
NON PIANGERE, TU VINCERAI. come si titola il tuo capolavoro? Un caro saluto GBruni