Virgolette, apici e caporali: quando usarle

Tutti ci siamo chiesti, scrivendo un romanzo ad esempio, se sia meglio utilizzare virgolette, apici o caporali. Molti autori, in fase di editing del romanzo, mi domandano quale sia lo strumento giusto da usare.

Ma diciamolo da subito: se accettano (o scartano) il tuo testo, raramente è per l’uso non preciso di questi “segni”. La discriminante è sempre la qualità del romanzo.

Per crescere come autore ti consiglio di:

  • leggere tanto,
  • scrivere moltissimo
  • e soprattutto di farti editare da un professionista serio.

Lavorando molti testi, troviamo spesso un uso errato e una certa confusione sull’uso di questi segni che, in fin dei conti, sono una parte della punteggiatura.

I 3 tipi di virgolette

Vediamo le basi. Questo secondo la Treccani:

  1. AlteAlte;
  2. Basse«Basse»;
  3. ApiciApici.

Solo per una maggiore visibilità e chiarezza sono inserite qui sopra in rosso e in grassetto.

Vanno sempre inserite in coppia (apertura e chiusura), proprio come le classiche parentesi tonde.

A cosa servono virgolette, apici e caporali

Questi tre tipi di punteggiatura hanno funzioni specifiche differenti all’interno di uno scritto. Servono, quindi a:

  1. indicare i dialoghi,
  2. indicare un titolo di un film, libro,
  3. mettere in evidenza un determinato vocabolo,
  4. spiegare un termine straniero (o anche tecnico o del parlato),
  5. per scrivere le note bibliografiche,
  6. per le citazioni.

Ora vedremo come e quando usare le differenti tipologie di virgolette all’interno di un testo.

1.Virgolette, apici e caporali per indicare i dialoghi

Uno dei problemi principali che ci pongono gli autori è su che tipo di virgolette utilizzare nei dialoghi dei loro romanzi.

Ti consiglio di leggere l’articolo: La punteggiatura nei dialoghi, dove troverai tutte le informazioni per scegliere il segno di punteggiatura adatto.

Per riassumere, potremmo dire che dipende dalle norme redazionali della casa editrice. Significa che ognuna sceglie, di base, quale simboli utilizzare per avere una coerenza in tutti i propri testi. Prima di inviare il tuo testo a un editore, è sempre opportuno studiarne il catalogo e le norme utilizzate.

2. Indicare il titolo di un film, libro

Se all’interno di uno scritto si deve menzionare il titolo di un’opera (che sia un film, serie tv, romanzo o altro), in questo caso si può scegliere tra 2 opzioni:

  1. Corsivo → Corsivo;
  2. Virgolette alte → alte.

Esempio:

  1. Ieri sera ho visto il film Il silenzio degli innocenti.
  2. Ieri sera ho visto il film Il silenzio degli innocenti.

Entrambe vanno bene ma è meglio non abusare dei corsivi perché possono infastidire, quando troppi, la lettura. Per questo, per indicare i dialoghi, è consigliato non usare le virgolette alte, così da poterle inserire per indicare i titoli.

3. Mettere in evidenza un vocabolo specifico

Quando ci sono alcune parole a cui si vuole dare più forza, o una sfumatura più marcata, si può ricorrere all’uso delle virgolette alte, oppure al corsivo.

Esempio:

  1. Hai ragione, lui è proprio un bravo ragazzo.
  2. Hai ragione, lui è proprio un bravo ragazzo.

In questa frase bravo ragazzo ha un significato particolare che l’autore vuole mettere in evidenza attraverso un cambio di tono del personaggio che parla in quel momento.

È un errore “grave” utilizzare entrambi i segni per dare ulteriore forza o importanza a una parola.

Es: Hai ragione, lui è proprio un bravo ragazzo.

4. Spiegare un termine straniero

Specialmente in un romanzo è essenziale fare attenzione e non fare il classico “spiegone” o “didascalia”, altrimenti si rischia di scadere nell’infodump:  informazioni non necessarie introdotte dall’autore con una tecnica narrativa noiosa e pedante.

Come nell’esempio appena visto, quando si usa un termine in una lingua straniera (infodump in questo caso), o anche parole gergali o tecniche, si utilizzano le virgolette alte.

5. Per le note bibliografiche

Anche in questo caso, come per i dialoghi, è opportuno seguire le norme redazionali della casa editrice (o eventualmente, se è una tesina, della facoltà).

Se non ci sono specifiche si può seguire questo schema molto semplice:

  • Nome e cognome dell’autore.
  • Titolo dell’articolo in corsivo.
  • Il nome della rivista, studio o periodico in cui si trova l’articolo «Periodico o Rivista» oppure Periodico o Rivista.
  • Numero, pagine e anno.

6. Per le citazioni

Se ci troviamo di fronte a una citazione si possono usare:

  1. Corsivo → Corsivo;
  2. Virgolette alte → alte.

Come detto meglio non abusare dei corsivi.

  1. La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla.
  2. La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla.

Conclusioni: virgolette, apici e caporali

Le regole per scegliere tra questi segni sono, in alcuni casi, molto precise e vanno seguite perché non farlo è considerato un vero e proprio errore di punteggiatura.

Negli altri casi è sempre meglio valutare le norme redazionali e attenersi a quelle. 

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