L’editing di un romanzo può mai essere un problema?
Esistono varie tipologie di persone che sono convinte al 100% che l’editing non vada fatto, al massimo una correzione di bozze. Ecco, a grandi linee, come sono divisi:
- A sentire molti “autori” che vivono sui social, l’editing del romanzo non serve a nulla. Secondo costoro è inutile poiché i loro meravigliosi testi sono perfetti e metterci mano significherebbe snaturarli, farli diventare ciò che non sono.
- Alcuni, invece, sostengono di essere così bravi, di conoscere la grammatica e l’ortografia alla perfezione da non aver bisogno di alcun supporto esterno per rendere migliore quanto scritto.
- Gli ultimi hanno il terrore che la mano dell’editor si senta troppo, che segua regole e schemi così rigidi da rendere il tutto “diverso” da quanto concepito all’inizio.
Dobbiamo fare una considerazione importante: tutti i grandi scrittori si sono fatti – e si fanno – editare. Questa non è una teoria, un punto di vista o un giudizio, ma un dato di fatto incontrovertibile che dovrebbe spazzare via ogni dubbio, dovrebbe…
Chi ha ragione?
I primi sostengono che non serve a nulla l’editing poiché loro sono bravi e non hanno ancora pubblicato con un grande editore perché il sistema è marcio. Su questo possiamo dargli ragione: il sistema editoriale ha tanti, troppi problemi, tra cui un nepotismo spinto che neanche nelle università italiane!
Un buon testo trova sempre una strada, se il loro non la trova, non può dipendere solo dalla mancanza di agganci o dalla incapacità degli editori. La maggior parte possiamo definirli ed-idioti, ma qualcuno con due grammi di cervello o fiuto degli affari – almeno statisticamente – ci dovrà pur essere.
Qualcosa non torna: gli autori del punto 1. sono delle mezze pippe al sugo che non sanno scrivere e sono farcite di presunzione come un panino dallo zozzone a San Giovanni!
Quelli del punto 2. sono convinti, erroneamente, che un editor non sia altro che una sorta di maestrina che corregge gli errori, che mette in ordine:
- ripetizioni,
- refusi,
- errori di grammatica,
- di ortografia,
- o di sintassi.
In pratica è un pazzo scappato da un manicomio criminale dopo aver insegnato per tanti anni in un politecnico di recupero in Nord Africa.
L’editing è un problema se…
Forse gli “autori” dei primi due punti sono confusi e con una elevato livello di presunzione. Si pensa che scrivere sia una dono del cielo, la maggior parte di chi ci contatta è convinto di averlo ricevuto e che questo talento non debba essere intaccato dalle sporche mani di chi non lo ha: gli editor, appunto.
Ma scrivere non è solo talento, è studio, lavoro e fallimenti. Con il tempo si impara un mestiere e, se si hanno doti importanti, ciò che si crea potrebbe avere un grande valore, potrebbe! Perché scrivere è una forma d’arte e, come tale, non soggiace ad alcuna regola assoluta.
Ma di media, come ci insegna la storia dell’arte, per dominarla e padroneggiarla, qualsiasi forma d’arte, deve prima di tutto essere imparata.
…l’editor è pessimo!
L’editing è un problema se l’editor è scarso. Sembra un concetto ovvio ma si pensa troppo spesso che, questi professionisti, siano tutti uguali. Per esperienza personale la maggior parte, almeno in Italia, sono degli scappati di casa che si sono inventati un mestiere.
Lo so che suona male, forse un po’ aggressivo nei confronti della nostra stessa categoria, ma quasi tutti gli autori con cui abbiamo lavorato, venivano da esperienze con editor davvero scarsi.
Ma avevano studiato nelle famigerate scuole di scrittura. Se da una parte potrebbe sembrare motivo di vanto e di sicurezza sulle doti dell’editor, dall’altro viene fuori il vero problema: l’omologazione della scrittura e dei contenuti.
Quelli del punto 3. l’editing é un problema?!
In parte sì. Ciò che sta accadendo negli ultimi anni è una omologazione del modo di editare i testi. Si tende a seguire uno schema per offrire ai lettori testi predigeriti, facili da leggere e che non facciano incazzare.
Si evitano termini come:
- negro,
- frocio,
- ciccione,
- mezzasega,
- puttana,
- …e altri ancora!
Per non parlare di alcuni argomenti che devono essere ignorati a tutti i costi, o si rischia di scuotere le coscienze dei poveri lettori trattati come bimbi rincoglioniti.
Altri argomenti sono così di moda, come il buonismo imperante di questi tempi, che gli ed-idioti fanno a gara per accaparrarsi testi che sono tutti uguali. Si parla ormai solo di inclusione, parità di genere, violenza sulle donne e fantasy da dodicenni.
Se scrivi una storia che rompe gli schemi, l’editor omologato la distorcerà al punto da farla diventare un’altra cosa. Non per pura incompetenza, ma più che altro per abitudine perché lo hanno educato così, anzi, ammaestrato.