Il patto narrativo è una promessa.
Molti lo identificano come una sorta di accordo, quasi un contratto, stipulato tra scrittore e lettore. Credo invece che sia l’autore, lui soltanto, a dare la parola che quanto verrà letto, sarà realistico, veritiero e che seguirà precise regole che lui stesso non andrà a infrangere per tutto il testo.
Il lettore vuole lasciarsi andare, affidarsi alla bravura di chi scrive per immergersi in una storia e viverla. Per questo un bravo autore usa tecniche precise come:
- lo show don’t tell,
- dialoghi realistici,
- non infila Deus ex machina a caso per risolvere situazioni da cui non riesce a uscire,
- world building solido,
- personaggi coerenti e ben strutturati,
- la presenza di un antagonista,
- un conflitto narrativo primario,
- il fatal flow.
- un finale coerente, soddisfacente e chiaro,
- l’empatia.
Senza questi elementi essenziali siamo di fronte solo a un’accozzaglia di situazioni, scene e dialoghi che non hanno nulla in comune. Tali strumenti servono proprio per cucire la storia rendendola realistica permettendo al lettore di immergersi.
Il patto narrativo: far immergere il lettore nel tuo mondo
Ecco la promessa:
Ti farò immergere nel mondo che ho creato per te.
Si scrive per sé stessi, ma anche e soprattutto per gli altri. Per essere letti, compresi e capiti, per comunicare qualcosa o semplicemente per il piacere di intrattenere. Ecco che l’ego – ipertrofico nel 99% degli autori – deve essere, se non eliminato, almeno messo da parte.
Significa che il tuo sforzo non è per te, ma per far sì che il lettore si immerga nella tua storia, la comprenda e provi emozioni. Per riuscirci, e avere delle possibilità con le agenzie letterarie o le case editrici, è essenziale l’editing del romanzo il tutoring, così da avere il supporto di un editor che ha il vantaggio di una prospettiva esterna.
In questi casi l’editor è il punto di contatto tra due mondi: quello che vuoi mostrare e quello che vivranno i lettori.
Quando si infrange questa promessa?
Se il lettore, mentre prova a immergersi nella tua storia, si ritrova spesso “respinto” dalle tue parole, allora il patto è infranto.
Per esempio capita se arriva a domandarsi cose del tipo:
Perché il personaggio agisce in modo così illogico per la sua natura?
Ma tre pagine prima l’autore non aveva scritto una cosa, e ora la smentisce?
Per quale ragione il protagonista resta sempre uguale dopo mille peripezie?
Ma questo cattivo agisce senza alcuna coerenza con il suo passato?
E questa dinamica, che senso?
E così a continuare. In pratica, per comodo, pigrizia, incapacità o disattenzione il testo mostra una serie di lacune gravi. Potrai aver scritto un romanzo in un buon italiano, ma se il lettore si pone anche uno solo di questi dubbi, hai fallito.
Cosa fare per non infrangere il patto narrativo: 4 regole di base
La prima regola è “non si parla del patto narrativo”, un po’ alla Fight Club! Se il lettore si accorge che l’autore gli sta parlando – tipica è la noiosa e arcaica voce fuori campo – e subito viene catapultato fuori dall’atmosfera.
Ciò accade spesso nel prologo che viene scritto come un gigantesco infodump: ti dico tutto ora così poi non dovrò faticare a inserire in modo “naturale e fluido” determinate informazioni.
Il patto narrativo è un accordo segreto, oscuro di cui non si può o deve parlare.
La seconda regola è di creare delle regole e di seguirle. Le eccezioni non sono ammesse, se la protagonista è una ragazza timida, non può comportarsi da femme fatale da un giorno all’altro senza una ragione o un motivo coerenti. Ci deve essere un cambiamento scaturito da una serie di eventi.
Spesso nei fantasy si fa un po’ quello che si vuole: tanto c’è la magia! Prima di elabortare un testo di questo genere è essenziale “dare vita alla magia” e dargli regole precise che non posso essere infrante. Se una maledizione, una volta lanciata, non potrà più essere spezzata e questo viene ribadito cento volte, non è coerente spezzarla per avere il lieto fine!
Non infrangere mai il patto narrativo!
La terza regola riguarda tutti i personaggi. Consigliamo sempre di creare delle schede per avere sempre sott’occhio chi fa cosa e perché, quali gusti ha e come potrebbe comportarsi in determinate situazioni.
Se il cattivo è davvero tale, una creatura spregevole e crudele e per tutto il racconto non ha mostrato neanche un barlume di bontà, come può a un certo punto compiere un gesto di magnanimità? Il lettore rimarrà spiazzato e il patto narrativo verrà spazzato via.
Quarta regola: coerenza e logica. Questa è forse la più difficile da seguire perché si è talmente presi nello scrivere che si fatica a vedere dall’esterno il proprio lavoro, direi che è quasi impossibile. Si entra in un mondo molto, troppo personale, in cui alcuni elementi per l’autore possono essere lineari, ma non lo sono per chi legge.
Nei casi meno gravi c’è mancanza di coerenza sull’aspetto fisico di un personaggio, tante volte ci capita nei testi che lavoriamo di vedere il colore dei capelli o degli occhi mutare dopo cento pagine!
Studia, informati e non avere fretta
Infrangere il patto narrativo è più facile di quanto si possa credere. Per evitare di commetterlo è senza dubbio utile seguire le quattro regole di base appena viste.
Personalmente, quando scrivo, mi affido molto al mio editor e ai mie beta reader perché da solo non riuscirei a tenere d’occhio ogni elemento del testo.
Ciò che può fare un autore è studiare molto e informarsi senza avere la presunzione di conoscere ogni cosa. Se hai anche il minimo dubbio, vai su Google e cerca la parola chiave che ti interessa e leggi più fonti. Fermarsi al prima risultato della ricerca è pigrizia pura.
Studia con attenzione, che sia per avere la certezza di qual è la catena di comando dell’Arma dei Carabinieri, quale arma usavano nel 1200 contro i cavalieri o che tipo di propellente si utilizza per le navi spaziali!
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